Pensiero del Giorno 22 dicembre

Novena del Santo Natale

Settimo Giorno

Meditazioni di Don  Dolindo Ruotolo

Gesù è Principe di pace e viene a portare la pace nei cuori e fra gli uomini. 

 

I fini che ebbe il nostro amabilissimo Salvatore nell’incarnarsi e, quindi, nel nascere, non potevano essere meglio delineati da quella moltitudine della milizia Celeste che fece echeggiare dei suoi canti la sacra notte del Natale: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Tali fini sono la glorificazione di Dio e la redenzione dell’uomo e, con la redenzione e la pace, Dio diffonde sempre su di noi la sua bontà e la glorificazione di Dio porta con sé il bene del prossimo, il bene dell’uomo: pace in terra agli uomini di buona volontà. Guardate alla culla di Gesù, sentite il canto degli Angeli. Che altro viene Egli a fare nel mondo, se non a donarci la pace?

Per dare agli uomini quella pace che il mondo non può dare, quella pace vera, sentita, che nessuno può togliere, Egli comincia col distruggere i nemici della pace, cioè il peccato e le contraddizioni esterne, ossia le lotte che si hanno con gli altri. Il peccato è il più grande nemico della vera pace, poiché disturba l’equilibrio delle creature con Dio. Quale pace potranno mai avere i peccatori? Essi si slanceranno nel mondo, essi vorranno bere sino alla feccia il calice dei piaceri mondani, ma non c’è pace per i malvagi (Is 48,22): essi non fanno che dar di leva al peso che li travolge nell’abisso.

Il peccato: ecco la tignola che rode nel nostro cuore questo elemento che ne forma la vita, ecco il serpente schifoso che lo avvince.

Gesù: ecco il Bambino valoroso che lo strozza fin dalla sua culla, ecco l’Agnello che toglie i peccati del mondo. Voi vi meraviglierete che io parli già di distruzione di peccato, perché sapete che Gesù lo distrusse sulla Croce; eppure riflettete che la Croce dipende dalla culla di Betlemme. Col solo offrirsi al Padre, col solo assumere l’umana carne Egli consumò quel sacrificio che durò, in conclusione, tutta la vita. Dio sentì il dolce profumo della giustizia e quindi della pace e, come aveva predetto, lo fece annunziare dagli angeli: Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace(Sal72,7).

Non basta, però: un altro elemento della pace è l’unione con i propri fratelli, ossia la tranquillità esterna, l’esenzione dalle lotte. Come riesce a far questo, Gesù benedetto? Istillando nel cuore la carità fraterna. È la prima parola che il Bambinello dice della sua culla: “Amatevi, come Io vi ho amati (Gv 15,17), fino a ridurmi in questo stato per voi”. E questo invito, eloquentissimo perché pratico, fu compreso, e fu compreso persino da un mondo egoista anziché caritatevole.

In questo mondo viene il Principe della pace e comincia a dare l’esempio dell’amore più disinteressato e più generoso: Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito(Gv3,16). Egli è là nella culla, tutto tremante dal freddo, ma per chi trema?  Trema per me, trema per il ricco, trema per il povero, trema per lo schiavo. Quale soffio potente di carità, quale calore capace di fondere insieme gli elementi più contrari! Si, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori (Rm 5,5), e con l’amore la pace. Nella persona più abietta della società, prima io non vedevo che una cosa quasi inanimata; ora che il Dio del cielo e della terra si è reso come uno di loro, perché da ricco che era si è fatto povero per voi (2 Cor 8,9), io in essa imparo a rispettare Lui stesso. Dal rispetto viene fuori la concordia, dalla concordia, naturalmente, la pace: pace in terra agli uomini di buona volontà.

Preghiera della Novena

O caro mio Bambino, tu piangi e ben hai ragione di piangere nel vederti così perseguitato dagli uomini che tu tanto ami. Perdonami, Gesù mio, e permettimi che ti porti con me, nel mio cuore in tutto il viaggio della vita che mi resta da fare, per entrare insieme con te nell’ eternità. lo tante volte ti ho scacciato dall’anima mia con l’offenderti, ma ora ti amo sopra ogni cosa e mi pento con tutto il cuore d’averti offeso.
Amato mio Signore, io non voglio lasciarti più, ma tu dammi forza di resistere alle tentazioni; non permettere che mi separi più da te, fammi prima morire, piuttosto che io abbia a perdere un’ altra volta la tua grazia.
O Maria speranza mia, fammi vivere sempre e morire amando Dio.

3 Gloria al Padre…
Gesù Bambino, abbi pietà di noi.