Pensiero del giorno 18 aprile 2024
Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me. Rischiara i miei occhi affinché io possa trovare la via che porta a te. Rinforza i miei passi affinché io non mi allontani dalla via. Apri le mie labbra affinché io parli di te. Tu vuoi che io ami il prossimo. Fa’ che io lo aiuti, in modo che esso possa trovare la salvezza e raggiunga la tua gloria. Amen.
IL VANGELO DI OGGI
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alle folle: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: ”E tutti saranno ammaestrati da Dio”. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
UNA RIFLESSIONE PER TE
Oggi la questione che occupa ancora il discorso di Gesù è quella della fede e della incredulità a proposito della sua persona. Siamo ormai abituati allo stile di Giovanni di ritornare su temi già trattati, sempre approfondendoli. Si entra nella fede, che è un “venire a me” dice Gesù, per una attrazione interiore, esercitata dal Padre in concomitanza con l’ascolto interiore di una parola che pure viene da lui. Non si tratta di un rapporto immediato con Dio, come anche Gesù subito precisa, ma a tale realtà ci si arriva un po’ alla volta, ispirandosi alla Sacra Scrittura. Quando avremo capito che in Gesù, Dio medesimo ci parla, e ci saremo fatti alunni attenti e docili “tutti saremo ammaestrati da Dio”. Colui che viene da Dio ed ha visto il Padre è in grado di dirne le parole, non più riservate a un popolo particolare, ma rivolte a tutti gli uomini. Il dono della vita ora è legato, non solo al fatto di venire a Gesù e credere in lui, ma al mangiare del pane. Ed è così, perché lui solo realizza pienamente l’idea, e la realtà implicita in essa, del pane di Dio che è disceso dal cielo. Lui solo – non la manna di Mosè – è il pane vivo che è disceso dal cielo e ha la virtù di comunicare la vita eterna. Splendida promessa fatta apposta per risvegliare il cuore degli ascoltatori, perché la risurrezione, ossia la vittoria definitiva sulla morte, è il desiderio radicale che l’uomo porta nel suo intimo e che non riesce mai a soddisfare. Questo pane invece è sceso dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. In questo modo il Signore rivela che l’uomo ha un solo destino, immergersi nel Dio che lo ha creato e che lo attende dopo l’esodo dalla vita terrena.
UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!
Carissima amica ed amico, buongiorno. La sete, la nostalgia di Dio è iscritta in ogni cuore. Si tratta di un’attrazione motivata dall’amore e quindi rispettosa della libertà. Dio previene, ma resta all’uomo il compito di accettare o rifiutare, entrare in un dialogo di amore o chiudersi in uno sterile monologo. Ciò su cui Gesù sta richiamando l’attenzione è il fatto, di fondamentale importanza, che la fede è principalmente e primariamente dono. Come tale va accolto e custodito con riconoscente amore. Questa mattina ti invito a domandarti, per meditare: riconosco nella fede che professo un dono inestimabile? Ne ringrazio il Signore? Come la sto custodendo? Nella preghiera ringrazia il Signore: “Ti ringrazio, Signore, di avermi prevenuto con la tua grazia e aver deposto nel mio cuore il seme della fede. Un piccolo seme, turgido di vita, che è mio compito custodire e coltivare perché germogli e fruttifichi il cento per uno. Con il tuo aiuto, porterà in me i frutti che esso promette. Amen”.