Pensiero del giorno 28 giugno 2024
Venerdì della XII ^ settimana del tempo ordinario, 2024
«Lo voglio, sìi mondato! »
Il Signore Gesù ha appena concluso il suo lungo, affascinante ed esigente sermone, e sta scendendo dal monte con i discepoli e numerosa folla. Ed ecco che si fa avanti un lebbroso, un malato inguaribile, senza speranza se non quella di un intervento divino.
Le malattie, oltre a limitare più o meno le normali attività dell’uomo, possono comportare anche conseguenze negative per la sua psiche: tristezza, solitudine, insofferenza ed anche depressione. La lebbra, che oggi è guaribile – se presa in tempo e con i giusti rimedi – era in quel tempo una malattia devastante: determinava la morte sociale del lebbroso, che doveva “vivere” lontano dal consorzio civile, avendo come unico aiuto l’eventuale solidarietà con altri lebbrosi, in attesa della morte fisica. O …
di un intervento di Colui che solo, essendo il Creatore, può ricreare e ridare la salute lì dove è la malattia. Ed è per l’appunto ciò che accade: grazie alla misericordia del Signore Gesù e alla fede semplice e forte del lebbroso stesso.
Ora andiamo oltre e saliamo dal piano naturale /corporale a quello sovrannaturale /spirituale:
cosa fa il peccato, se non ferire profondamente l’uomo, rovinandone la bellezza nella quale fu creato? Rompere la sua comunione con Dio e con il Corpo mistico di Cristo?
(sì, concordo con l’obiezione che tanto male è causato dal peccato mortale e non da quello veniale; tuttavia attenzione a trascurare la lotta con il peccato veniale! La sua “direzione” è la stessa di quello mortale ed è anch’esso un’offesa alla santità divina).
Insomma, il peccato può ben dirsi la lebbra dell’anima.
Ma ecco la buona novella del Vangelo di oggi! Il Signore Gesù viene a cercarci e si fa trovare per toccarci il cuore tanto devastato; viene per prendere su di Sé il nostro peccato e rivelarci il suo potere e la sua volontà di ricreare la nostra bellezza originaria; viene per ricostituire la nostra unità con Lui e con il Padre, nell’unico Santo Spirito.
Quando ci confessiamo, umilmente e sinceramente pentiti perché consci dell’offesa fatta a Dio e del danno fatto a noi stessi e agli altri, siamo ai piedi di Gesù:
è Lui che ci tocca con la sua mano sacerdotale;
è Lui che pronunzia le parole sacre: “Io ti assolvo dai tuoi peccati”.
Pace e bene
Don Marco
SANTA GIORNATA!