Pensiero del giorno 11 aprile 2025

 

Don Mario

11 aprile 2025 Venerdì della V Settimana di Quaresima

Tema del giorno: “La Misericordia che libera: la pietra scartata dai costruttori”

Letture del giorno: Ger 20, 10-13; Sal.17; Gv 10, 31-42.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».

Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

Le Scritture di oggi ci invitano a riflettere in profondità sul comandamento supremo dell’amore, il fulcro del Vangelo, che ci chiama a una conversione totale. In Marco 12,28-34, Gesù ci presenta il fondamento della vita: amare Dio con tutto il nostro essere e il nostro prossimo come noi stessi. Questa esortazione non è un mero enunciato etico, ma il nucleo del messaggio redentore che trasforma ogni aspetto della nostra esistenza.

Nella liturgia di oggi vediamo come la misericordia di Dio si scontri con il rifiuto dell’uomo. Il profeta Geremia (Ger 20,10-13) ci racconta il dramma della persecuzione, mentre il Vangelo (Gv 10,31-42) ci mostra l’incomprensione e l’ostilità che Gesù affronta. Entrambi ci insegnano che il giusto perseguitato è sostenuto da Dio, e la misericordia che libera si manifesta anche nella prova.

 

1. La prova del giusto: Geremia perseguitato (Ger 20,10-13)

Geremia è un profeta incompreso e rifiutato. Viene accusato dai suoi stessi amici, che attendono la sua caduta per sopraffarlo. Il dolore del profeta è profondo:

«Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta… Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso».

• Il giusto non è esente dalla sofferenza, anzi, è spesso vittima di calunnie e ingiustizie. Ma la vera forza non è nelle mani degli uomini, bensì nella fedeltà di Dio.

• La preghiera diventa rifugio e sicurezza: Geremia, pur nell’angoscia, canta la fedeltà del Signore e affida la sua causa a Lui.

Questa esperienza profetica prefigura quella di Cristo: anche Gesù sarà accusato ingiustamente, rifiutato dai suoi, eppure non smetterà mai di manifestare la misericordia che libera.

2. Il rifiuto della misericordia: la reazione dei Giudei (Gv 10,31-42)

Gesù si presenta come il Figlio di Dio, ma i suoi avversari non lo accolgono. Essi prendono pietre per lapidarlo, non perché abbia compiuto un’opera malvagia, ma perché “si fa Dio”.

Gesù risponde con calma, richiamandosi alla Scrittura: se Dio stesso aveva chiamato “dèi” coloro che ricevono la sua parola, perché mai accusarlo di bestemmia se dice di essere il Figlio di Dio?

• Il cuore chiuso non accetta la misericordia di Dio, perché essa smaschera l’orgoglio umano e la falsa sicurezza delle proprie convinzioni religiose.

• Le opere parlano più delle parole: Gesù invita i suoi oppositori a guardare le opere compiute dal Padre attraverso di Lui. Ma invece di ascoltarlo, essi tentano di catturarlo.

Il contrasto è evidente: da una parte la luce della verità e della misericordia, dall’altra il rifiuto e l’ostilità. La stessa dinamica si ripete oggi, ogni volta che chiudiamo il cuore alla voce di Dio.

3. La Pietra Scartata: il Rifiuto che Diventa Salvezza

Il rifiuto di Cristo da parte de

i suoi non è la fine, ma l’inizio della redenzione. La Scrittura dirà:

“La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata testata d’angolo” (Sal 118,22).

• La misericordia di Dio non si ferma davanti al rifiuto: anche quando gli uomini respingono il suo amore, Lui continua ad offrire salvezza.

• La prova del giusto diventa strumento di redenzione: proprio attraverso il rifiuto, la croce e la passione, Gesù donerà al mondo la libertà definitiva dal peccato.

Chi crede in Cristo, anche nelle difficoltà, non sarà mai abbandonato.

4. Vivere la Misericordia che Libera: suggerimenti e azioni

• Accogliere la verità senza paura: come i Giudei del Vangelo, possiamo avere resistenze ad accettare ciò che Dio vuole mostrarci. Preghiamo per un cuore aperto alla sua luce.

• Non cedere alla paura della prova: come Geremia e Gesù, chi è fedele a Dio può incontrare ostilità e incomprensioni. Ricordiamoci che il Signore è nostro scudo e nostra roccia.

• Saper perdonare chi ci rifiuta: la misericordia di Dio ci chiede di non rispondere al male con il male, ma di offrire il perdono e la pazienza, testimoniando così la libertà dei figli di Dio.

Oggi la liturgia ci pone di fronte alla grande sfida della fede: accogliere o rifiutare Cristo?

La misericordia che libera non è un’idea astratta, ma una realtà concreta che può trasformare il nostro cuore. Possiamo essere come Geremia, che si affida a Dio nella prova, oppure come i Giudei del Vangelo, che rifiutano la luce. La scelta è nostra.

Chiediamo al Signore di non lasciarci trascinare dalla paura e dal giudizio, ma di rimanere saldi nella sua verità, affinché la pietra scartata diventi anche per noi il fondamento di una vita nuova, libera e piena della sua misericordia.

Omelia

Fratelli e sorelle amati nel Sangue di Cristo, oggi la Parola ci pone dinanzi alla realtà della misericordia rifiutata, di quell’amore divino che si scontra con la durezza del cuore umano. Il Signore ci mostra come la pietra scartata dai costruttori, il Cristo rifiutato, diventi il fondamento della nostra salvezza. Questa è la logica della misericordia che libera: non imporsi con la forza, ma trasformare il rifiuto in occasione di redenzione, il dolore in via di salvezza, la croce in vittoria.

Il profeta Geremia sperimenta l’amarezza della persecuzione. Egli annuncia la verità e per questo viene calunniato, tradito, circondato da chi trama contro di lui. “Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta” dice con dolore, ma subito aggiunge una dichiarazione di fede incrollabile: “Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso”. Anche nella prova più dura, Geremia non cede alla disperazione, perché sa che la fedeltà di Dio è più forte dell’inganno degli uomini. Quante volte, anche nella nostra vita, ci sentiamo soli o incompresi a causa della nostra fede! Eppure, la misericordia che libera ci ricorda che Dio non abbandona chi si affida a Lui, ma lo sostiene e lo custodisce nel suo amore.

Nel Vangelo, vediamo un’altra scena di rifiuto. Gesù si trova di fronte ai Giudei che vogliono lapidarlo. Essi non contestano le sue opere – che sono segni di bene e di guarigione – ma il fatto che Egli si proclami Figlio di Dio. Il loro cuore si indurisce, rifiutano di credere, nonostante le evidenze. Ma Gesù non si difende con la forza, non si impone, continua semplicemente a indicare il Padre: “Se non credete a me, credete almeno alle opere”. Egli mostra che la vera libertà non è imposta, ma accolta. E chi accoglie la misericordia, accoglie la verità che libera e salva.

Fratelli e sorelle, questo stesso mistero tocca la nostra vita. Anche noi possiamo trovarci di fronte alla tentazione di rifiutare l’amore di Dio, di chiudere il cuore alla sua parola perché non corrisponde ai nostri schemi, alle nostre sicurezze. Il rischio è quello di diventare come i Giudei del Vangelo, che pur avendo visto le opere di Dio, rifiutano di credere. Oppure possiamo essere come Geremia, come coloro che, pur nella prova, scelgono di affidarsi a Dio, sapendo che la sua misericordia non viene meno.

Ma c’è un aspetto ancora più profondo che oggi sia

 

mo chiamati a contemplare: la pietra scartata, il Cristo rifiutato, è la pietra d’angolo su cui tutto si fonda. E questa pietra è bagnata dal Sangue prezioso che Egli ha versato per noi. Quel Sangue, segno supremo della misericordia che libera, continua a gridare al nostro cuore: “Non temere, io sono con te!”. È il Sangue della Nuova Alleanza, quello che ci ha redenti, quello che ci ha aperto la via della salvezza. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, tocchiamo questa realtà: il Sangue di Cristo, scartato dagli uomini, diventa la nostra vita, la nostra speranza, il nostro rifugio.

Oggi, di fronte a questa Parola, siamo chiamati a scegliere. Vogliamo rimanere chiusi nelle nostre paure, nelle nostre resistenze, o vogliamo accogliere la misericordia che libera? Vogliamo continuare a cercare sicurezze umane o lasciarci fondare sulla pietra viva che è Cristo? Egli non si impone, attende il nostro sì, attende che lo riconosciamo come Signore e Salvatore. Fratelli e sorelle, non lasciamo che il nostro cuore si indurisca! Accogliamo oggi la verità che ci rende liberi, lasciamo che il Sangue di Cristo ci purifichi e ci rinnovi, perché possiamo vivere non più nella paura, ma nella gioia della misericordia che salva. Amen.