Pensiero del giorno 12 aprile 2025

 

Don Mario

12 aprile 2025 Sabato della V Settimana di Quaresima

Tema del giorno: “La Misericordia che libera: l’unità che nasce dalla croce”

Letture del giorno: Ez 37, 21-28; Sal.Ger 31; Gv 11, 45-56.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.

Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».

Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.

Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

la Parola di oggi ci conduce verso il compimento della missione di Gesù. La misericordia di Dio non è solo un gesto personale di perdono, ma è il grande progetto di redenzione che riunisce ciò che era disperso, che fa dei popoli divisi un unico corpo, che riconcilia in sé ogni frammento della storia umana. Il Signore raduna il suo popolo, e lo fa attraverso la croce, perché è solo lì che si manifesta la potenza dell’amore capace di unire ciò che il peccato ha diviso.

1. Dio raduna il suo popolo disperso (Ez 37,21-28)

Il profeta Ezechiele annuncia una promessa di unità:

«Farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d’Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli».

Il popolo d’Israele, diviso e disperso a causa dell’esilio e dell’infedeltà, verrà riunito da Dio sotto un unico pastore. Questo pastore sarà il “servo Davide”, figura profetica di Cristo.

• Dio è il Signore della storia: anche quando il suo popolo si allontana, Egli continua a operare per radunarlo, per purificarlo, per renderlo una cosa sola con Lui.

• L’alleanza è per sempre: Dio non abbandona il suo popolo, ma ristabilisce con lui un vincolo di pace, una comunione che sarà eterna.

• La presenza di Dio è la vera unità: “Metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre”. L’unità del popolo non si basa su strategie umane, ma sulla presenza viva di Dio in mezzo a loro.

Questa profezia si compie pienamente in Cristo: Egli è il vero Pastore, il nuovo Davide, colui che fa del suo Sangue il vincolo eterno che tiene unita la famiglia di Dio.

2. Gesù muore per riunire i figli di Dio dispersi (Gv 11,45-56)

Dopo la risurrezione di Lazzaro, i capi del popolo vedono in Gesù una minaccia. Temono che il suo crescente seguito possa provocare l’intervento dei Romani, mettendo a rischio la stabilità politica e religiosa. Decidono allora di ucciderlo.

Ma è proprio qui che la Parola di Dio si compie in modo inatteso. Il sommo sacerdote Caifa pronuncia una profezia involontaria:

«È conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera».

• Gesù accetta la morte per dare vita a un nuovo popolo, non più legato solo all’appartenenza etnica, ma un popolo nato dall’amore del Padre.

• La croce non è una sconfitta, ma il compimento della volontà del Padre: attraverso il sacrificio del Figlio, Dio raduna tutti i suoi figli dispersi, creando una nuova famiglia spirituale che si estende su tutta la terra.

• La paura dei capi religiosi è il simbolo della resistenza umana alla misericordia di Dio: vogliono mantenere il potere, temono il cambiamento, non vedono che proprio attraverso la croce si realizza il vero Regno di Dio.

3. La croce, fonte di unità

Gesù è il centro della storia, colui che riunisce ciò che era diviso. Il suo Sangue, versato per noi, è il prezzo dell’unità. Ma questa unità non è solo un dato teologico: essa ci interpella concretamente.

• Quante divisioni ci sono ancora tra noi? Nella Chiesa, nelle famiglie, nelle comunità?

• Quanto spesso costruiamo muri invece di abbatterli? Muri di giudizio, di indifferenza, di rancore?

• Quanto siamo disponibili a rinunciare a noi stessi per costruire la pace?

Cristo è morto per abbattere ogni barriera: tra l’uomo e Dio, tra gli uomini, tra il cielo e la terra. Se vogliamo essere suoi discepoli, dobbiamo imparare la logica della croce, che non è la logica del potere e del controllo, ma del dono e della riconciliazione.

4. Accogliere la Misericordia che Libera: passi concreti

• Fare memoria della nostra chiamata all’unità: la Chiesa è il popolo di Dio radunato nel Sangue di Cristo. Viviamo davvero come fratelli?

• Offrire il perdono e superare i conflitti: l’unità non è uniformità, ma una comunione che accoglie le differenze nell’amore. Siamo chiamati a costruire ponti, non a difendere confini.

• Essere strumenti di riconciliazione: in famiglia, nella comunità, nel mondo. Se Cristo è morto per unire, non possiamo essere coloro che dividono.

• Accettare la logica della croce: significa accettare il sacrificio per il bene degli altri, anche quando costa.

La Quaresima è il tempo in cui siamo chiamati a lasciarci radunare da Dio. Se il peccato ci ha dispersi, la croce di Cristo ci riunisce. Se l’orgoglio ci ha separati, la misericordia ci riconcilia. Se le nostre paure ci tengono lontani, il Sangue di Cristo ci avvicina.

Chiediamo al Signore di non essere mai strumenti di divisione, ma testimoni del suo amore, perché il suo sogno si realizzi: un solo popolo, un solo pastore, una sola fede, un solo amore che abbraccia tutti.

Omelia

Fratelli e sorelle amati nel Sangue di Cristo, oggi la Parola ci conduce verso il compimento della missione di Gesù. La misericordia di Dio non è solo un gesto personale di perdono, ma è il grande progetto di redenzione che riunisce ciò che era disperso, che fa dei popoli divisi un unico corpo, che riconcilia in sé ogni frammento della storia umana. Il Signore raduna il suo popolo, e lo fa attraverso la croce, perché è solo lì che si manifesta la potenza dell’amore capace di unire ciò che il peccato ha diviso.

Il profeta Ezechiele annuncia una promessa di unità: “Farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d’Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli”. Il popolo d’Israele, diviso e disperso a causa dell’esilio e dell’infedeltà, verrà riunito da Dio sotto un unico pastore. Questo pastore sarà il “servo Davide”, figura profetica di Cristo. Dio è il Signore della storia: anche quando il suo popolo si allontana, Egli continua a operare per radunarlo, per purificarlo, per renderlo una cosa sola con Lui. L’alleanza è per sempre: Dio non abbandona il suo popolo, ma ristabilisce con lui un vincolo di pace, una comunione che sarà eterna. La presenza di Dio è la vera unità: “Metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre”. L’unità del popolo non si basa su strategie umane, ma sulla presenza viva di Dio in mezzo a loro. Questa profezia si compie pienamente in Cristo: Egli è il vero Pastore, il nuovo Davide, colui che fa del suo Sangue il vincolo eterno che tiene unita la famiglia di Dio.

Dopo la risurrezione di Lazzaro, i capi del popolo vedono in Gesù una minaccia. Temono che il suo crescente seguito possa provocare l’intervento dei Romani, mettendo a rischio la stabilità politica e religiosa. Decidono allora di ucciderlo. Ma è proprio qui che la Parola di Dio si compie in modo inatteso. Il sommo sacerdote Caifa pronuncia una profezia involontaria: “È conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera”. Gesù accetta la morte per dare vita a un nuovo popolo, non più legato solo all’appartenenza etnica, ma un popolo nato dall’amore del Padre. La croce non è una sconfitta, ma il compimento della volontà del Padre: attraverso il sacrificio del Figlio, Dio raduna tutti i suoi figli dispersi, creando una nuova famiglia spirituale che si estende su tutta la terra. La paura dei capi religiosi è il simbolo della resistenza umana alla misericordia di Dio: vogliono mantenere il potere, temono il cambiamento, non vedono che proprio attraverso la croce si realizza il vero Regno di Dio.

Gesù è il centro della storia, colui che riunisce ciò che era diviso. Il suo Sangue, versato per noi, è il prezzo dell’unità. Ma questa unità non è solo un dato teologico: essa ci interpella concretamente. Quante divisioni ci sono ancora tra noi? Nella Chiesa, nelle famiglie, nelle comunità? Quanto spesso costruiamo muri invece di abbatterli? Muri di giudizio, di indifferenza, di rancore? Quanto siamo disponibili a rinunciare a noi stessi per costruire la pace? Cristo è morto per abbattere ogni barriera: tra l’uomo e Dio, tra gli uomini, tra il cielo e la terra. Se vogliamo essere suoi discepoli, dobbiamo imparare la logica della croce, che non è la logica del potere e del controllo, ma del dono e della riconciliazione.

La Quaresima è il tempo in cui siamo chiamati a lasciarci radunare da Dio. Se il peccato ci ha dispersi, la croce di Cristo ci riunisce. Se l’orgoglio ci ha separati, la misericordia ci riconcilia. Se le nostre paure ci tengono lontani, il Sangue di Cristo ci avvicina. Chiediamo al Signore di non essere mai strumenti di divisione, ma testimoni del suo amore, perché il suo sogno si realizzi: un solo popolo, un solo pastore, una sola fede, un solo amore che abbraccia tutti. Amen.