Novena alla Madonna di Fatima 2025

 

Inquadramento generale della consacrazione a Maria e linee storiche di sviluppo.

Cos’è la consacrazione a Maria?

La consacrazione alla Madonna: di cosa si tratta? In breve si può definirla la perfetta donazione di se stessi alla Madonna perché Lei disponga interamente di colui o colei che le si consacra, dipendendo da Lei come un piccolo bimbo dalla sua madre.

La consacrazione a Maria ha radici anzitutto nella Sacra Scrittura: l’evangelista san Giovanni ci fa sapere che fu proprio Gesù il primo a consacrare a sua Madre il genere umano quando, dall’alto della Croce, le disse: « Donna, ecco il tuo figlio! » (Gv 19,26). Gesù ha inoltre chiesto all’umanità di consacrarsi a Maria, dicendo a Giovanni: « Ecco la tua madre! » (Gv 19,27) (1), cosa a cui Giovanni rispose accogliendo Maria “tra le sue cose più preziose”:

« È stata poi la Madonna in persona a chiedere, con molta insistenza a partire da Fatima in poi, la consacrazione delle persone, delle famiglie e addirittura delle Nazioni intere al suo Cuore Immacolato. Perché? Perché Dio vuole che sia riconosciuta una cosa molto semplice, cioè che tutte le grazie e i doni che Egli fa all’umanità passano per le mani di Maria: fare la consacrazione a Maria, dunque, vuol dire riconoscere oggettivamente questa imprescindibile funzione mariana e consentire a Maria di fare nella nostra anima ciò che Gesù le ordinò dalla Croce; al tempo stesso ci impegna ad accoglierla nel nostro cuore, nella nostra vita interiore, nelle nostre scelte, cioè a metterci alla sua scuola come un figlio nei confronti della Madre, che da essa impara letteralmente tutto » (2).

Linee di sviluppo storico

L’atteggiamento di dono fiducioso di sé alla Madre di Dio, che in varie forme percorre la storia cristiana a cominciare dal Sub tuum præsidium, è sempre stato percepito e sentito dal popolo cristiano come un atteggiamento fondamentale della vita di Fede del battezzato, anche se all’inizio non ci si poneva il problema della formalizzazione, della formulazione, ma era un atteggiamento che investiva la vita pratica dei discepoli del Signore che comprendevano bene la necessità, il potere e la vitalità della devozione e donazione di sé alla Madre di Cristo. Ma per le prime formulazioni bisogna aspettare i secc. VII-VIII.

 

La prima vera e propria formula di consacrazione a Maria è di san Giovanni Damesceno († 749):

« Anche noi oggi ti restiamo vicini, o sovrana. Sì, lo ripeto, o Sovrana, Madre di Dio e Vergine. Leghiamo le nostre anime alla tua speranza come ad un’àncora saldissima e del tutto infrangibile, consacrandoti [anathemenoimente, anima, corpo e tutto il nostro essere e onorandoti, per quanto ci è possibile, “con salmi, inni e cantici spirituali” (Ef 5,19) » (3);

« San Giovanni Damasceno ha proposto una pratica di devozione mariana che sembra avvicinarsi molto al concetto di consacrazione alla Vergine santa, come viene intesa e praticata nella pietà mariana odierna. Il verbo greco usato dal Damasceno, “anatithemi”, tra i vari significati ha anche quello di dedicare, consacrare, offrire in senso religioso. Pertanto esprime bene l’atto del servitore e devoto di Maria che offre tutto se stesso alla propria sovrana e signora. Una consacrazione, dunque » (4).

Ma è già sant’Ildefonso di Toledo († 667) ad introdurre il concetto di “servitù marianaper cui a lui va « il merito di aver espresso e diffuso l’idea della consacrazione a Maria » o più esattamente « della piena dedizione al suo servizio » (5).

Il servizio di sant’Ildefonso verso Maria non è espressione puramente verbale o atteggiamento sporadico e superficiale. Sant’Ildefonso, al contrario, « appare come un gigante nella strutturazione di questa pratica del servizio a Nostra Signora »; anzi « in forma esplicita egli designa questa posizione spirituale di servizio a Maria come una devozione » (6).

Leggendo il suo De verginitate Sanctæ Mariæ ci si accorge che il servizio-servitù verso Maria non è un atteggiamento superficiale, passeggero ma profondamente radicato a livello di pietà, teologicamente maturo. In un passo bellissimo di questo testo si legge:

« O Gesù, fa che io serva la Madre tua in modo che io dimostri così di aver servito te stesso; fa che Ella mi tenga nel suo servizio cosicché riconosca d’esserti piaciuto; fa che la sua signoria mi conservi nella vita di questo mondo, affinché tu divenga il mio Signore per l’eternità » (7).

Questo passo illumina bene la fondatezza teologica della servitù-devozione a Maria: si nota, infatti, che essa è profondamente congiunta al servizio di Cristo, è naturalmente cristocentrica. Un dato importantissimo, questo, che ritroveremo, sviluppato a dovere, nella formulazione del Montfort della “perfetta consacrazione a Cristo per mezzo di Maria”.

Il concetto di “consacrazione mariana” ha poi, lungo i secoli, avuto diverse modulazioni (8), approfondimenti, espressioni vitali che ne hanno fatto maturare la Teologia, la spiritualità, la coscienza della sua importanza nella vita dei singoli, delle comunità religiose e confraternite laicali, nella Chiesa nel suo complesso.

Nel Medioevo incontriamo la “consegna di sé a Maria”, la “deditio” (dedizione) dei servi di Maria, l’ “amore cavalleresco” per Maria, il “patronato” della Vergine.

Nell’epoca moderna l’ “oblatio” (oblazione, totale offerta) delle Congregazioni mariane, la “vita mariaforme” del Carmelo (9), il “contratto di alleanza” proposto da san Giovanni Eudes († 1680) sono state pagine gloriose scritte dalla penna e dalla vita di tanti testimoni eccellenti della vita di donazione-dedizione a Maria nelle sue più svariate e dettagliate forme, offrendo alla Chiesa grandi Dottori e grandi santi mariani.

Nel sec. XVII si assiste alla nascita della cosiddetta “santa schiavitù” verso la Santa Madre di Dio, una tappa importante in questo sviluppo della spiritualità e della Teologia della consacrazione. La prima testimonianza di un’associazione di schiavitù riguarda Alcalá, dove suor Ines Bautista de san Pablo, Francescana Concezionista, ne fondò una nel 1595 (10).

La spiritualità della schiavitù a Maria cominciò ad avere più larga diffusione con il card. Pierre de Bérulle († 1629), che fondò in Francia la nota “Scuola francese di spiritualità”. Nel 1614-1615 imponeva all’oratorio e alle Carmelitane il voto di servitù perpetua a Gesù Cristo e a Maria. La formula del De Bérulle sottolinea molto la centralità di Cristo e della Trinità, fine ultimo a cui conduce e vuole condurre la consacrazione a Maria: “faccio voto a Dio di perpetua servitù alla Santissima Vergine Maria Madre di Dio”.

Questa spiritualità, sigillata da un voto perpetuo, comporta non solo un rapporto di servitù verso Maria ma anche di oblazione e schiavitù.

Fonte: Postato il

SANTO ROSARIO :

Rosario-Meditato-Novena-di-Fatima-2023