Pensiero del giorno 9 luglio 2025

 

PREGHIERA DEL MATTINO

O Dio, che tieni preparati beni invisibili per quelli che ti amano: infondi nei nostri cuori il sentimento del tuo amore; affinché amando te in tutte e sopra tutte le cose, conseguiamo le tue promesse, che superano ogni desiderio. Amen.

IL VANGELO DI OGGI

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, chiamati a sé i dodici discepoli, Gesù diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì.
Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino”.

UNA RIFLESSIONE PER TE

Il regno di Dio deve coinvolgere l’intera umanità, iniziando dalle pecore disperse d’Israele. Gesù percorre le strade della Palestina annunciando la novità” del suo vangelo. Egli ha chiamato a se i dodici, affinché condividano con lui l’intimità dei giorni, ascoltino la sua predicazione, vedano le sue opere, imparino a conoscerlo e ad amarlo. Dovranno poi essere loro a continuare la sua missione nel mondo; dovranno andare come pecore in mezzo ai lupi, dovranno affrontare contrarietà e persecuzioni per il suo nome. Per questo oggi sentiamo Gesù che trasferisce a loro i suoi stessi poteri per dare forza soprannaturale al loro impegno e alla loro testimonianza. “Gesù diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità”. Appare evidente che il Signore guarda il nostro mondo e il nostro spirito e ne scruta i mali più minacciosi e profondi; appare che egli viene a noi come medico e già molte volte ha guarito ogni sorta di malattie, viene come liberatore e redentore dell’uomo e per questo lo libera da ogni influsso del maligno. Strada facendo anche i suoi discepoli dovranno ripetere gli stessi segni per annunciare che è giunto a noi il Regno di Dio. L’annuncio e la testimonianza diventano così i segni di Dio per noi e gli strumenti umano-divini della chiesa. Il mandato dato agli Apostoli, si estenderà poi ai loro successori, a tutti i credenti e ai battezzati in Cristo. I seguaci scopriranno che, insito nella stessa vocazione cristiana, si racchiude il sacrosanto dovere di trasmettere la fede e tutti i benefici ricevuti da Dio. Veniamo così a sapere che non ci è lecito trattenere egoisticamente per noi i doni e i talenti che il Signore ci ha affidato: sono beni che di loro natura sono destinati ad estendersi, espandersi e crescere di generazione in generazione. Forse per troppo tempo questi doni e questo mandato sono rimasti monopolizzati da pochi prescelti. La chiesa, nel Concilio Vaticano II, ha riaffermato con forza il ruolo dei laici come testimoni della fede e missionari del Vangelo di Cristo. Così la missionarietà della chiesa ha avuto un nuovo impulso e un nuovo vigore, ma soprattutto a guadagnarne sono stati gli stessi fedeli che hanno potuto così crescere nell’appartenenza e nell’impegno e hanno potuto sperimentare che questa è opera disinteressata ed evidente manifestazione della grazia divina.

UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!

Carissima amica ed amico, buongiorno. Inviando i Dodici “alle pecore perdute della casa d’Israele”, Gesù affida loro un messaggio: “Il regno dei cieli è vicino”.
Il regno è Gesù stesso, “semplicemente la sua persona”, che rende presente nel tempo e già in fase di realizzazione la sovranità di Dio. Decidersi per il regno non è volontarismo rigoroso ma gioia traboccante di fronte all’infinita bellezza del dono ricevuto. Dio ci viene incontro come un bambino, e noi lo accogliamo con cuore puro, sottraendoci alla tentazione del calcolo e agli arzigogoli dell’ego. E’ Lui che prende l’iniziativa e spazza via malattie e infermità che impediscono di seguirlo. Cosicché ogni schiavitù redenta diventa pure il santuario della Sua misericordia e nostra guarigione interiore piena e totale: segno chiaro della Sua potenza in atto nella nostra vita. Dove arriva il regno di Dio c’è una semina di consolazione e di speranza che richiede dall’humus che l’accoglie, cioè il cuore, pazienza e fiducia: “che tu dorma o vegli, di notte o di giorno, – ci assicura Gesù – il seme germoglia e cresce”. Potessimo esserne vitalmente convinti fino a sfidare con audacia la fragilità della nostra piccola storia dando credito a Dio senza riserve! Certo, Dio è gratuità tenerissima e grazia dirompente, ma è impegno nostro essere terra accogliente, terra buona affinché la libera condiscendenza di Dio intercetti la nostra umile docilità. E’ insomma quel “sì” a quel “chiamati a sé” di cui parla il vangelo odierno.
Oggi più che mai, nel mio rientro al cuore, mi lascerò attirare da Gesù che mi ha chiamato a sé lasciando segni profondi di alleanza nuziale nella mia vita. Fiducioso e paziente, percependomi anch’io in qualche modo “una pecora perduta” o per lo meno ‘distratta’ da mille altre attrazioni, attenderò che la Sua Parola mi provochi ancora rendendo viva in me la speranza del suo regno. Questa la mia preghiera: Scendi nella terra del mio cuore, Signore, bagnala con la pioggia della tua Parola e spiana le zolle della mia riluttanza affinché sappia accogliere il tuo regno esultando di gioia riconoscente dinanzi alla tua traboccante gratuità.

 

BUONA GIORNATA E IL SIGNORE TI BENEDICA.