II Incontro

2.  STORIA DELLA CONSACRAZIONE A MARIA

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Nel paragrafo precedente ci siamo occupati del fatto che è volontà del Cielo che ci si consacri alla Madonna e che questa pratica si diffonda sempre di più nella Chiesa. Ora vogliamo iniziare a scoprire ciò che ci è necessario per conseguire un primo atto di Consacrazione che poi andrà certamente sviluppato in base a dei gradi. Non tutte le forme di Consacrazione infatti, come vedremo, sono uguali.

Iniziamo a definire le linee storiche della Consacrazione a Maria, intesa come donazione filiale di sé alla Vergine Maria e quindi come riconoscimento della Madonna come Madre. Tale pratica non è nuova, sicuramente ci sono stati degli approfondimenti e delle formulazioni diverse ma la sostanza, ovvero questa donazione di sé stessi alla Madonna, c’è sempre stata. In particolare, quando si parla di Consacrazione, si intende qualcosa di più forte rispetto ad una semplice devozione filiale e cioè il sentirsi figli di Maria e tributarLe quell’onore minimo che un figlio deve dare alla Madre. La Consacrazione è qualcosa di più, si tratta di un dono totale di sé, affinché Lei disponga interamente di colui o di colei che Le si consacra, in modo che dipenda da Lei come un piccolo bimbo da sua madre. Intesa così la Consacrazione, potremmo dire, ed è giusto dirlo, ha delle radici innanzi tutto bibliche ed evangeliche. L’evangelista San Giovanni riporta nel suo Vangelo due frasi testamentarie1 di Gesù sulla Croce: “Figlio ecco tua Madre!”  e  “Madre ecco Tuo figlio “. Si tratta di un reale e totale affidamento da parte di Gesù crocifisso, di Maria al suo discepolo e del discepolo a Maria in cui il discepolo diventa figlio di Maria e Maria diventa madre del discepolo. È come se in quel momento per volontà di Gesù, il discepolo rinasce da Maria a nuova vita e Maria mette al mondo un altro figlio come fino a quel momento era stato solo Gesù. In quel momento Gesù dona a Giovanni quella grazia necessaria, che Gesù aveva indicato a Nicodemo, per entrare nel regno dei cieli, la rinascita dall’Alto, cioè dallo Spirito Santo e lo fa attraverso Maria, mostrando all’umanità la strada maestra per realizzare questa rinascita spirituale.

LA CONSACRAZIONE INTESA COME ATTO DI AFFIDAMENTO RECIPROCO HA RADICI EVANGELICHE

Gesù è il primo a consacrare a Sua Madre il genere umano quando dice quelle parole ma allo stesso tempo ha anche chiesto all’umanità di consacrarsi a Maria, se fosse stato un atto unilaterale cioè se Gesù avesse voluto semplicemente che la Madre si prendesse cura dei redenti avrebbe detto solo “Donna ecco tuo figlio” ma con quelle parole ” Ecco la tua Madre” in Giovanni vengono rappresentati tutti i discepoli del Salvatore, i secondogeniti di Maria di cui Giovanni è solo il primo. In quelle parole è espresso un desiderio ed una volontà di Cristo e cioè che l’umanità torni a Dio attraverso la Madre.

Nella Consacrazione ci sono delle linee storiche di sviluppo sicuramente così come è del resto per tutta la vita della Chiesa. Come ad esempio la liturgia non è rimasta identica a quella dei primi secoli, così c’è stato uno sviluppo della dottrina, le verità fondamentali presenti all’origine della chiesa hanno avuto un ampliamento e un approfondimento, nuovi dogmi di fede sono stati aggiunti nei secoli. Allo stesso modo potremmo dire della devozione e della consacrazione alla Vergine Immacolata.

Quell’atteggiamento di dono fiducioso di sé alla Madre di Dio che, in varie forme, percorre la storia cristiana  a cominciare da quel  “Sub  Tuum Praesidium”, sotto la Tua protezione, che è una delle più antiche  preghiere del popolo cristiano alla Vergine Maria. Questa preghiera risale infatti al III secolo, cioè alle origini della storia della chiesa di Cristo. in quel “Sub Tuum Praesidium” c’è proprio quell’atteggiamento fiducioso del figlio che si affida alla Madre sta sotto la Sua protezione ed esprime una dimensione di devozione e filiazione mariana molto forte.  Quindi questo atteggiamento di dono di sé alla Madre di Dio è sempre stato percepito dal popolo cristiano come  un atteggiamento non accidentale ma fondamentale della vita di fede di ogni battezzato. All’inizio però non ci si poneva il problema di formalizzare, formulare la Consacrazione ma era un atteggiamento spontaneo che investiva nella vita pratica dei discepoli del Signore un po’ della loro pietà cristiana. Essi comprendevano bene la necessità, il potere, la vitalità del donarsi alla Madonna, furono proprio gli apostoli i primi discepoli a considerare ed a capire bene quanto era importante la Madre, soprattutto quando Gesù li lasciò dopo l’Ascensione al Cielo. Gesù non si portò subito con sé la Madre perché la presenza della Vergine con gli apostoli era necessaria per dare continuità all’opera salvifica di Gesù e per non lasciare orfani gli apostoli e la Chiesa primitiva che aveva bisogno del latte, del nutrimento di fede che solo una madre può dare. Gesù con la sua predicazione e la sua passione aveva mostrato il volto misericordioso del Padre, era necessario che Maria mostrasse il volto Materno di Dio per completare l’opera di Salvezza. Così il vissuto degli apostoli e della prima generazione è stato trasmesso in continuità alle generazioni successive.

Bisogna sapere che le prime formulazioni della Consacrazione le abbiamo intorno al VII – VIII secolo, la prima vera e propria formula di consacrazione a Maria è di san Giovanni Damasceno vissuto nel secolo VIII e considerato uno degli ultimi Padri della Chiesa. Anche in questo campo ci sono diverse opinioni, c’è chi addirittura farebbe finire l’epoca patristica con san Bernardo (sec. XII) inteso come l’ultimo dei Padri, c’è invece chi considera come fine dell’età patristica il secolo VIII con i tre grandi: Andrea di Creta, San Giovanni Damasceno e Germano di Costantinopoli. In ogni caso, siamo alla fine dell’età patristica e proprio come testamento finale di tale età ci viene lasciata la prima formula di consacrazione a Maria. Tale formula di Consacrazione san Giovanni Damasceno la  presentò in una omelia sulla dormizione della Beata Vergine. Questi tre Padri della Chiesa che ho citato si sono molto impegnati nel predicare la verità della assunzione di Maria e proprio in una di queste omelie san Giovanni Damasceno dice rivolgendosi alla Madonna: ” Anche noi oggi ti restiamo vicini  o Sovrana Madre di Dio, sì lo ripeto, o Sovrana Madre di Dio e Vergine, leghiamo le nostre anime alla Tua speranza come ad un’ancora saldissima e del tutto infrangibile, consacrandoti – nell’originale greco anatemenoi –  mente, anima, corpo e tutto il nostro essere e onorandoTi per quanto ci è possibile con salmi, inni e cantici spirituali “. Percepite che potenza in queste parole quindi: “consacrandoci mente, anima e corpo e tutto il nostro essere, onorandoTi per quanto ci è possibile”. È qualcosa di totalizzante non un semplice atto di devozione. Spiega un commentatore che con questa affermazione – Consacrazione, san Giovanni Damasceno ha proposto, in pratica, una vera e propria pratica di devozione mariana che sembra avvicinarsi molto al concetto di Consacrazione alla Vergine Maria come viene intesa e praticata oggigiorno. Nella pietà mariana odierna il verbo greco usato dal Damasceno anatemenoi tra i vari significati ha anche quello di dedicare, consacrare, offrire in senso religioso pertanto questa parola è tutto un dire ed esprime bene, in maniera pregnante, l’atto del servitore che offre tutto sé stesso alla propria Sovrana e Signora dunque una vera e propria formula di Consacrazione. Sicuramente questa è la prima formula di Consacrazione però se vogliamo parlare di concetto di Consacrazione dobbiamo andare un po’ più indietro nel secolo VII in Spagna ove troviamo un grande scrittore ecclesiastico San Ildefonso di Toledo, di lui ne ha parlato anche San Giovanni Paolo II nei suoi discorsi mariani sulla consacrazione, rilevando che a san Ildefonso si deve proprio l’introduzione del concetto di SERVITU’ MARIANA tanto cara a san Luigi Grignion da Montfort. Perciò a tale santo va il merito di aver espresso e diffuso l’idea della Consacrazione a Maria come piena dedizione al Suo servizio. Il servizio come viene inteso da san Ildefonso non è una espressione puramente verbale ma è un atteggiamento forte, profondo che dà un indirizzo preciso alla spiritualità cristiana. San Ildefonso appare come un vero gigante nello strutturare questa pratica del servizio a nostra Signora in forma esplicita egli designa questa posizione di spirituale servizio a Maria come una devozione. Leggendo il suo “De Verginitate Sanctae Mariae”, una delle sue opere principali, ci si accorge che il servizio – servitù a Maria non è qualcosa di superficiale e passeggero ma è profondamente radicato a livello di pietà ed anche maturo a livello teologico. In un passo molto bello di quel testo si legge: ” O Gesù fa che io serva la Madre Tua in modo che io dimostri così di aver servito Te stesso, fa che Ella mi tenga al Suo servizio così che riconosca di esserTi piaciuto, fa che la Sua Signoria mi conservi nella vita di questo mondo affinché tu divenga il mio Signore per l’eternità.” Qui c’è un concetto che si ritrova nella formulazione di san Luigi Grignion: servire Maria, consacrarsi a Maria per dare gloria a Dio. Quindi servire Maria è il mezzo per raggiungere il fine ultimo che è servire Gesù Cristo cioè Dio. In altri termini servendo Maria consacrandosi a Lei, si dà gloria a Dio, perché si fa ciò che piace a Dio. Dunque c’è reciprocità, c’è uno scambio, questo passo illumina la fondatezza teologica di questa SERVITU’ DI DEVOZIONE A MARIA e si nota che essa è profondamente congiunta al servizio di Cristo. Servire Maria è servire Cristo ed è per questo che naturalmente la consacrazione a Maria è CRISTOCENTRICA, dato importantissimo questo per spezzare alla radice tutte le ipotetiche e possibili critiche mariane minimaliste.

Percorriamo i secoli  in avanti e notiamo che il concetto di CONSACRAZIONE MARIANA ha avuto diverse modulazioni e formulazioni quindi troviamo espressioni diverse, sensibilità diverse ma la sostanza è la stessa perché c’è sempre questa donazione a Maria che assume sfumature diverse a seconda delle epoche e dei principi e dei concetti che operano in quelle epoche. Ad esempio, nel medioevo si trova la consegna di sé a Maria, la DEDITIO, l’amore cavalleresco, il patronato della Vergine questi sono tutti concetti che ben si agganciano ad un humus culturale ad un clima sociale che è quello medioevale. Si sente molto questa idea di cavalleria, la Vergine è la Signora la dama a cui ci si dona in servizio. Del resto questo atteggiamento cavalleresco, molto più accentuato nel medioevo, rimane ancora nella Consacrazione, anche oggi, pensiamo alla milizia dell’Immacolata di San Massimiliano Maria Kolbe ad esempio.

Nell’epoca moderna troviamo l’OBLATIO, l’oblazione, l’offerta in diverse congregazioni mariane e soprattutto troviamo la VITA MARIAFORME che si svilupperà nel Carmelo. L’esponente principale nel secolo XVII è Michele di S. Agostino morto nel 1684, egli ha proposto, vissuto e offerto questo itinerario al suo Carmelo e non solo infatti ha proposto questa vita mariaforme, che consiste in pratica in una vita conforme alla volontà di Maria al fine di eseguire prontamente e gioiosamente quanto piace a Dio: vita in Maria, vita mariaforme significa avere una relazione filiale con Lei affettuosa, quasi una respirazione amorosa di Maria; vita per Maria è un impegno di tutte le forze perché Maria sia onorata, glorificata in ogni Sua cosa ed il regno di Suo figlio Gesù sia promosso realizzato ed esteso. Vita mariaforme significa appunto vita a forma di Maria quindi il fedele devoto che si impegna in questa vita mariaforme guarderà a Maria come ad un modello di perfezione e sarà molto sollecito a riprodurre ed imitare le Sue virtù anche questo è un concetto base di ogni consacrazione: non può esserci  vera Consacrazione senza esserci impegno ad imitare le virtù di Maria.

In seguito troviamo la formulazione del CONTRATTO DI ALLEANZA proposto da san Giovanni Eudes, santo francese nato nel 1680, contemporaneo di Michele di Sant’Agostino. Questa è una ulteriore formulazione della Consacrazione. Nel XVII secolo si assiste alla nascita della SANTA SCHIAVITU’ VERSO LA VERGINE MARIA una tappa molto importante in questo sviluppo della spiritualità e della teologia della Consacrazione. La prima testimonianza di una associazione della schiavitù alla Consacrazione la troviamo in Spagna ad Alcalà dove una monaca francescana concezionista di nome suor Ines Bautista de San Pablo, realizzò una forma di Consacrazione a Dio per mezzo della imitazione della Immacolata Concezione che si concretizza in una forma radicale di schiavitù mariana. Quindi la schiavitù mariana nella Consacrazione che troviamo nella spiritualità francese in san Luigi ha la sua origine in questa esperienza spagnola del ramo delle Concezioniste. Nella formula della Consacrazione delle Concezioniste spagnole  troviamo gli elementi fondamentali di questa consacrazione a Maria cioè L’ OFFERTA TOTALE DI SE’ ALLA VERGINE: come Cristo si donò a Lei e come Lei si donò a Dio Trinità. Il concetto fa parte della tradizione francescana, suor Ines era una francescana, e già a partire da san Francesco si ritrova questo concetto, che poi verrà ripreso da san Massimiliano Kolbe – uno dei giganti della Consacrazione Mariana – che si inserisce pienamente e porta a perfezione questa esperienza perché addita l’Immacolata come la donazione più totale, l’offerta più perfetta che l’uomo possa fare a Dio. L’esperienza della Concezionista spagnola sta alla base della spiritualità della schiavitù a Maria che si diffuse largamente in Francia a partire dal cardinale Pierre de Bèrulle che fondò in Francia, nel primo ventennio del 1600, la nota scuola francese di spiritualità in cui è cresciuto san Luigi Grignion de Montfort. Nel 1614 – 15 il Cardinale de Bérulle imponeva all’oratorio ed alle Carmelitane che lui curava il VOTO DI SERVITU’ PERPETUA A  GESU’ CRISTO ED A MARIA. La formula del de Bérulle sottolinea molto la centralità di Cristo e della Trinità, fine ultimo a cui conduce e vuole condurre la Consacrazione a Maria.  “Faccio voto a Dio- diceva questa formula del de Bérulle- di perpetua servitù alla santissima Vergine Maria madre di Dio” quindi il voto lo si fa a Dio, cosa prometto a Dio? Certamente qualcosa a Lui gradito quindi se io faccio voto di perpetua servitù alla Santissima Vergine Maria significa che questo dà gloria a Dio, questa spiritualità sigillata da un voto perpetuo comporta non solo un rapporto di servitù a Maria ma anche di offerta e schiavitù a Lei.

FIGURE CHIAVE 

Il CARDINALE  PIERRE DE  BERULLE, il fondatore dell’ Oratorio e della scuola francese morto nel 1629 è considerato l’iniziatore della vera e propria scuola di spiritualità mariana moderna il cui perno ruota intorno alla necessità di fare esperienza di Maria nel segreto dello spirito, ovvero, riprodurre per quanto possibile la Sua vita nella propria anima per ottenere grazie a Lei, la massima unione possibile con Dio. Scrive questo fondatore ad un’anima: “Offriti tutta alla Vergine e desidera avere una speciale dipendenza nella relazione con Lei, fa tuo ogni giorno questo programma attuandolo nella tua anima, cura le virtù di Maria opposte ai tuo difetti e supplicala di rivestirtene  e di spogliarti dei tuoi difetti, legati a Maria con sguardi umili e semplici e spogliati volentieri di tutte le altre vedute e pensieri per aprire ed applicare così la vita interiore della tua anima su questo DIVINO OGGETTO rinuncia al potere che hai di disporre di te e delle tue azioni e cedi questo potere a Maria Santissima”.

PADRE MICHELE DI S. AGOSTINO che è un venerabile morto nel 1680, egli fu il maestro della VITA MARIFORME. Un carmelitano la cui dottrina insegna come l’unione con Dio debba essere perseguita, ricercata in Maria, per Maria e con Maria e che questo tipo di unione sia la cosa più perfetta e gradita a Dio nonché la più efficace e fruttuosa perché solo Maria è stata capace di amare Dio perfettamente e come merita. Maria pur essendo una pura e semplice creatura è totalmente pervasa da Dio e unita a Dio fino al punto che la Santissima Trinità la abita interamente come nessun essere umano. Di conseguenza l’unione con Lei, fino a fondersi e perdersi totalmente in Lei, porta la massima unione possibile con Dio. Si tratta ovviamente di vette mistiche ma ci si può arrivare, ci sono già arrivati tanti santi e sante lungo il corso della bimillenaria storia della Chiesa e dunque è una vetta possibile. Chi raggiunge questa unione mistica con la Vergine Maria, trova la Santissima Trinità. Scrive padre Michele: “Alcune anime veramente degne figlie di Maria sperimentano quanto segue: per loro lasciarsi condurre formare, possedere e animare dello stesso spirito di Maria, questa buona Mamma che sembra educarle come Sue beniamine, imbeverle della Sua stessa natura, investirle del Suo spirito e trasformarle, poiché lo Spirito di Maria vive ed opera in esse ogni cosa, queste anime non vivranno più se non per Maria ed Ella vivrà in esse muovendo piegando, dirigendo le loro potenze per farle vivere in una nuova maniera in Dio”.

SAN GIOVANNI EUDES è una grande figura, sacerdote fondatore della Congregazione di Gesù e Maria è stato uno dei primi e più grandi antesignani della devozione al Cuore di Maria. Il suo testo è fondamentale ” Il cuore ammirabile della Madre di Dio” edito da Casa Mariana Editrice è a dir poco eccellente. Ogni persona consacrata alla Madonna dovrebbe avere questo libro. La spiritualità di san Giovanni Eudes è incentrata sul cuore di Maria perché il cuore è simbolo ad un tempo: 1) dell’amore che Maria aveva tutto perfettamente rivolto e concentrato in Dio; 2)degli affetti e dei sentimenti anch’essi radicati assolutamente in Dio. Maria aveva il dono di pensare ininterrottamente a Dio e di amarLo incessantemente dal primo istante del suo concepimento sino al beato transito; 3) delle intenzioni, Maria agiva sempre e solo per la massima gloria di Dio. San Giovanni Eudes ebbe il dono del matrimonio mistico con Maria ed aveva verso la sua celeste Sposa indescrivibili trasporti ed effusioni di amore che lo estasiavano e scriveva: “Vivete della vita del beato cuore di Maria, fate vostri i suoi sentimenti le sue disposizioni, le sue inclinazioni, amate ciò che esso ama, odiate ciò che esso odia non desiderate se non ciò che esso desidera, non rallegratevi se non di ciò che lo rallegra, lavorate per l’avvento dei suoi disegni, donate senza riserve allo spirito che anima Maria finché il suo spirito vi possegga e vi guidi in tutte le cose, la sua grazia vi santifichi, la sua carità vi infiammi, il suo amore vi abbracci e vi consumi, il suo zelo vi divori. Bisogna che noi lodiamo e adoriamo Suo Figlio in Lei poiché Lei vuole essere onorata perché da sola e per sé stessa Essa è nulla ma Suo Figlio Gesù è tutto in Lei ed Egli è il Suo Essere, la Sua vita, la Sua santità, la Sua gloria, la Sua potenza, la Sua grandezza. ”

Questa carrellata ci è stata utile per capire come ci sia stato uno sviluppo organico nella teologia e nella spiritualità della Consacrazione Mariana, di come siamo nella tradizione della Chiesa parlando della Consacrazione a Maria ed al desiderio della Vergine Maria e di Dio proposti in tempi moderni a Fatima e nelle altre apparizioni mariane, tutto questo non è qualcosa di totalmente nuovo ciò che c’è di nuovo è un maggior potere, una maggiore influenza, una maggiore necessità ma la pratica è tradizionale.

FIORETTO: 

Potete rivolgervi a questi santi che abbiamo menzionato per chiedere il loro stesso trasporto mariano e soprattutto la grazia di poter preparare il cuore a questo Atto di Consacrazione. Per chi fosse ancora in dubbio se fare o no questa consacrazione, chiedere a questi grandi santi che hanno vissuto questo spirito e questa pratica di illuminare la mente e di ottenere tutte le grazie necessarie per poter giungere alla convinzione che questa consacrazione sia necessaria e utile, aiuto sublime per ottenere la salvezza e la santificazione personale, via facilitata per raggiungere la Santissima Trinità.