La Presenza Reale

LA PRESENZA REALE

LA SANTISSIMA EUCARESTIA – VOL. 1
di San Pietro Giuliano Eymard

 

SACRIFICI DI GESÙ NELL’EUCARISTIA

Mi amò e diede sé stesso per me. Galati, II, 20.

A quali caratteri si riconosce l’amore? Ad un solo, ai suoi sacrifici: ai sacrifici che ispira o che accetta lietamente. L’amore senza il sacrificio è un nome vano, un amor proprio mascherato. Perciò se noi vogliamo conoscere la grandezza dell’amore di Gesù per l’uomo nell’Eucaristia, valutarne il prezzo, vediamo i sacrifici che gli costa l’Eucaristia. Sono gli stessi sacrifici che durante la Passione dell’Uomo Dio: nell’Eucaristia, come nella Passione, Gesù Cristo immola la sua vita civile, la sua vita naturale, la sua vita divina.

  1. – Nella Passione, a cui lo spingeva il grande amor suo per noi, Gesù Cristo fu messo fuori della legge. Il suo popolo lo nega, lo calunnia: egli non fa sentire nessuna difesa. E’ abbandonato alla mercé dei suoi nemici, senza protezione alcuna: egli non fa valere il diritto del più volgare accusato. Sacrifica i suoi diritti di cittadino, di uomo onesto, per la salvezza, per l’amore del suo popolo.

 

Nell’Eucaristia ancora Gesù Cristo accetta l’immolazione della vita civile; non gode di alcun diritto: la legge non lo riconosce. Egli, Iddio fatto uomo, il Salvatore del genere umano, appena ha una parola nel codice delle nazioni, che ha redento: vivendo in mezzo a noi, è sconosciuto: medius vestrum stetit quem vos nescitis.

 

Non ha onori sociali. In molti Stati la festa del Corpus Domini è soppressa. Gesù Cristo non può uscire, né mostrarsi in pubblico! Bisogna che si nasconda; l’uomo ha vergogna di Gesù Cristo! Non novi hominem: non lo conosco! Chi sono dunque costoro che arrossiscono di Gesù Cristo? Maomettani? Ebrei? No, sono cristiani!

 

L’Eucaristia è senza difesa, senza protezione. Pur che non turbiate pubblicamente l’esercizio del culto, ingiuriate, commettete il sacrilegio: sono cose in cui nessuno ha che vedere. Da parte degli uomini, Gesù Cristo è dunque senza protezione. Prenderà il Cielo la sua difesa? No, come in casa di Caifa, come nel pretorio di Pilato, Gesù è abbandonato dal Padre alla volontà dei peccatori: tradidit eum voluntati eorum!

 

E Gesù lo sapeva quando istituiva l’Eucaristia, e scelse liberamente tale stato? Sì, per essere nostro modello, nostra consolazione nelle pene, nelle persecuzioni del mondo. E sino alla fine dei secoli resterà così per essere l’esempio e la grazia di ciascuno dei suoi figli. Ci ama davvero!

 

  1. – Gesù Cristo nella Passione al sacrificio dei suoi diritti civili aggiunge il sacrificio dei diritti della vita naturale, di tutto ciò che costituisce l’uomo: l’immolazione della sua volontà, della beatitudine della sua anima che lascia invadere da mortale tristezza; l’immolazione della sua vita sulla croce. Non bastava al suo amore averlo fatto una volta; vuole continuare questa morte nell’Eucaristia. Per immolare la sua volontà, obbedisce alla sua creatura, Egli, Dio; al suo suddito, Egli, il Re dei re; al suo schiavo, Egli, il Liberatore! Obbedisce ai sacerdoti e ai fedeli, ai giusti e ai peccatori; obbedisce senza opporre resistenza, senza che occorra violentarlo; anche ai suoi nemici; a tutti, con la medesima prontezza: non soltanto nella Messa, quando il Sacerdote pronunzia le parole della consacrazione, ma a tutti gli istanti del giorno e della notte, secondo i bisogni dei fedeli: il suo è lo stato permanente di pura e semplice obbedienza. E’ mai possibile? Oh, se l’uomo comprendesse l’amore dell’Eucaristia!

 

Durante la sua Passione Gesù fu legato, perdette la libertà. Qui si è avvinto da Se stesso, s’è imprigionato col vincolo perpetuo ed assoluto delle sue promesse. S’è incatenato sotto le sacre specie, a cui le parole della consacrazione lo uniscono inseparabilmente: è nell’Eucaristia senza movimento proprio, senza azione, come sulla Croce, come nella tomba, benché in Se possegga la pienezza della vita risorta e gloriosa. E’ sotto la dipendenza assoluta dell’uomo, come Prigioniero d’amore: non può infrangere i suoi legami, lasciare la sua prigione eucaristica; è nostro prigioniero sino alla fine dei tempi! vi si è impegnato! fin là va il suo patto d’amore!

Gesù non può più, come nel Getsemani, sospendere nella sua anima l’estasi e i godimenti della beatitudine: nell’Eucaristia è glorioso e risuscitato. La perde nell’uomo, nel cristiano, suo membro indegno. Quante volte vede Gesù venire a colpirlo l’ingratitudine, l’oltraggio! Quante volte i cristiani imitano i Giudei! Gesù pianse una volta su Gerusalemme colpevole: quanto a noi, ci ama assai più, e i nostri peccati, la nostra perdita lo affliggono ben più che la perdita dei Giudei; quante lacrime verserebbe Gesù nel Sacramento se potesse piangere!

 

Finalmente nell’Ostia Gesù, non potendo più morire realmente, prende almeno uno stato apparente di morte: le specie sono consacrate separatamente per ricordare la perdita del suo Sangue che, uscendo dal suo Corpo, cagionò la sua morte dolorosa. Gesù si dà in comunione: le specie vengono consumate, distrutte in noi!

Infine Gesù si espone ancora a perdere la vita sacramentale per le profanazioni degli empi, che distruggono le sacre specie. I peccatori che lo ricevono indegnamente lo crocifiggono nella propria anima, lo legano al demonio, loro sovrano padrone! Rursum crucifigentes sibimetipsis Filium Dei. Così, per quanto è possibile al suo stato di gloria, Gesù immola nell’Eucaristia la sua vita naturale.

 

III. – Nella sua Passione Gesù non aveva risparmiata la sua vita divina; nemmeno la risparmia nell’Eucaristia.

 

Nella Passione non si vede la sua gloria, la sua maestà, la sua potenza: è l’uomo dei dolori, il maledetto da Dio e dagli uomini: Isaia non lo riconosceva più sotto gli sputi e le piaghe che deturpavano l’augusto suo volto! Gesù nella sua Passione non lasciava veder altro che il suo amore. Sventurati coloro che non lo vollero riconoscere! Bisognò che un ladrone né adorasse la divinità e né proclamasse l’innocenza, e che la natura piangesse il suo Creatore. Nel Sacramento Gesù continua con amore anche più intenso l’immolazione dei suoi divini attributi. Di tutta la potenza di Gesù Cristo, della sua gloria non si vede qui che una pazienza la quale ci scandalizzerebbe, se non sapessimo che l’amor suo per noi è infinito, è una pazzia! Insanis, Domine!

 

Questo dolce Salvatore pare che ci dica: Ebbene, non faccio per voi abbastanza? Non merito il vostro amore? Che altro posso fare? Ditemi quale Sacrificio mi resti a compiere!

 

Oh, disgraziati coloro che disprezzano tanto amore! Si comprende che l’inferno non sia troppo per essi! Ma lasciamo tale pensiero. L’Eucaristia è la prova suprema dell’amore di Gesù per noi, perché è il suo sacrificio supremo.