Meditazione sul Primo Mistero Glorioso

 

Misteri Gloriosi

Beato Bartolo Longo

I QUINDICI SABATI DEL ROSARIO

Primo Mistero Glorioso. La Risurrezione di Gesù.

  1. Considera, anima mia, come Nicodemo e il nobile e ricco Giuseppe d’Arimatea, membro del Consiglio dei Giudei, deposero Gesù, avvolto in una bianca sindone con lenzuola di lino tra gli aromi, in un sepolcro nuovo che era stato scavato in un masso. Ribaltarono una gran pietra sulla bocca del sepolcro, e si ritirarono. Ma i Principi dei Sacerdoti e dei Farisei, ricordando la profezia di Gesù, che sarebbe risorto al terzo giorno, ottennero da Pilato che il luogo fosse custodito da guardie: “Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia” (Mt 27,66). Quanto sono corte le nostre vedute, o mio Dio! O prudenza umana, come sei debole contro il Signore! Tu servirai alla tua confusione e alla gloria di Lui. Gesù, morto il Venerdì Santo, risuscita il terzo giorno per virtù della sua divinità. L’anima sua santissima, disgiunta dal suo Corpo, restò sempre unita alla Divinità, e fu sempre l’anima di un Dio. Quel sacro Corpo, benché separato dall’anima, stava sempre unito alla Divinità, era sempre il Corpo di un Dio, degno, anche in stato di morte, dell’adorazione degli uomini e degli Angeli. Gesù discese nel Limbo come Dio e liberatore.

Immagina, anima mia, come già da lungo tempo lo aspettavano quelle anime sante, e alcune di loro, come quella di Abele, sin dal principio del mondo. Considera con quale amore e con quale riconoscenza i Santi dell’antico Testamento, al vedere il Salvatore, gli porsero le loro adorazioni e ringraziamenti. Tu pure devi ricopiarli in te nel desiderio di vederti introdotta un giorno in Paradiso per i meriti del tuo Redentore. Il sacratissimo Corpo di Gesù riposò tre giorni nel sepolcro, perché Egli col patire e morire aveva liberato dalla morte eterna gli uomini delle tre età del mondo, vissuti pienamente sotto la Legge di Natura, sotto la Legge Mosaica, e che sarebbero per vivere nella Legge della Grazia.

Spuntava appena l’alba del terzo giorno, e Gesù in un istante risorge da morte ed esce dalla tomba chiusa, come era uscito dal seno immacolato di sua Madre, e come fra poco sarebbe entrato nel Cenacolo a porte chiuse. Come Dio onnipotente, non volle palesare il modo della sua risurrezione, ma operò in segreto. Essa, come appartenente all’ordine soprannaturale, doveva essere rivelata all’uomo per mezzo degli Angeli. “Ed ecco che vi fu un gran terremoto; un angelo del Signore, sceso dal cielo si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.

Il suo aspetto era come la folgore, e il suo vestito bianco come la neve” (Mt 28,2-3). Bastò un solo Angelo ad atterrire tutti i soldati, che erano di guardia al sepolcro, e rovesciarli come morti per terra, sì che tutti fuggirono.

Venite, Sacerdoti, Scribi e Farisei, vedete in quale stato sono ridotti coloro che voi avete armati contro un uomo morto, che dicevate seduttore. Il vostro esempio è stato seguito dai nostri empi, che credono di calmare l’inquietudine che li divora, ponendo Gesù nel numero di uomini segnalati, come Numa, Mosè, Maometto. Ma chi dei vostri eroi favolosi poté mai dire, quand’era ancora vivo: Dopo tre giorni risusciterò? Questa parola era riservata per il vero Figlio di Dio: né la favola, né l’empietà, né i demoni, né gli uomini, per quanto sublimi e potenti, hanno potuto immaginare cosa simile! Nessuno ha toccato i vostri soldati, nessuno ha detto loro una parola; ed ecco come sono ridotti, solamente per quello che hanno veduto. Se non sono morti, se loro si permette di alzarsi e fuggirsene, è al solo fine che voi intendiate da loro medesimi la vostra sconfitta e la vostra vergogna, per esser testimoni irrefragabili della sua Risurrezione, affinché gli uomini tutti intendessero che, se lo avevano veduto soffrire flagelli, spine e morte, era stato solo perché Egli lo aveva voluto. Voi non siete degni d’intendere il Mistero della Risurrezione dalle testimonianze prescelte da Dio.

O vero Figlio di Dio, che consolazione è questa per me e per noi tutti, che in Te fermamente crediamo! La tua Risurrezione, o glorioso mio Salvatore, riempiva pure i tuoi nemici di spavento: quanto a me non mi ispira altro che giubilo e somma consolazione, perché quella tua Risurrezione mi assicura la mia riconciliazione con Dio, e quindi la mia giustificazione. La tua è modello della risurrezione delle anime nostre alla grazia, e della risurrezione finale. E come Tu risorgendo prendesti nuova vita, così noi pure risorti dal peccato alla grazia, viviamo di una vita nuova. Aiutami, o Signore, a vincere gli ostacoli che mi si frappongono ancora. Rimuovi i nemici di mia salvezza, spedisci a me i tuoi santi Angeli, e ispira Tu solo le mie scelte sino al momento in cui mi ti manifesterai nella beata eternità.

 

  1. Osserva, anima mia, come la Maddalena soffre di doversi staccare dal sepolcro dell’amato Maestro. Il venerdì sera bagna quella tomba delle sue lacrime; e alla tomba la sorprende il riposo del sabato. Il sabato sera ritorna al sepolcro, né lo lascia, se non per andare a comprare aromi, e ritornarvi la domenica mattina. Nobile esempio della vera conversione a Dio! Modello del cuore umano, fragile sì, ma reso forte dell’amore di Dio! La vera carità non si estingue con la morte della persona amata, perché “l’amore è più forte della morte” (Cfr. Ct 8,6).

È ancora notte, e la luna nella sua pienezza continua a spargere una chiara luce sulla terra, allorché Maddalena sveglia le sue compagne e le sollecita a mettersi in cammino con lei. Maddalena previene il giorno, poiché per lei le ore scorrono troppo lentamente. Ohimè, quando io vado a Gesù Cristo per ricevere il vivo suo Corpo, perché non ho i medesimi desideri, la santa impazienza e la devota premura di Maddalena per il Corpo di Gesù sepolto? Io ne sono così lontano perché non ho il suo amore! Imitane, anima mia, il fervore col visitare spesso il tuo Gesù in sacramento: ivi sfoga i teneri sentimenti di amore e i desideri ardenti di riceverlo, e per Comunione spirituale abbracciarlo internamente quanto più spesso puoi nella giornata, nell’interruzione del sonno durante la notte, e al primo destarti del mattino.

“Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro…” (Gv 20,1). Il primo oggetto che le fa impressione è la grossa pietra (sigillata per ordine dei Pontefici) fuori dal suo posto e rovesciata. Ella si avanza, spinge gli sguardi sin dentro al sepolcro, e vede che il Corpo del suo divin Maestro non vi è più. Che colpo al suo cuore! Senza dubbio, ella pensa, qualcuno nella notte l’ha preso; ma dove ricercarlo? “Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.

Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.

Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che Egli cioè doveva risuscitare dai morti.

I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa” (Gv 20,2-10).

Considera, anima mia, il dolore di Maddalena nel non trovare Gesù; ed apprendi quale deve essere il dolore di un cuore che vuole veramente convertirsi a Dio. Ella non si parte da quel luogo, “ma stava all’esterno, vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro…” (Gv 20,11). È abbandonata da tutti, né altro più le rimane che il suo dolore e le sue lacrime. Quante ne versò! Quante volte chiamò il suo divino Maestro! Quante volte ripeté il suo adorabile nome! O cuore lacerato, o anima desolata, perché te ne stai in un luogo per te così triste? Perché guardi ancora in un sepolcro dove più non si trova il tuo Maestro? Ah! se cercassimo Gesù, come Maddalena; se, dopo aver perduto la sua grazia per il peccato, o le consolazioni del suo amore per la nostra tiepidezza, sentissimo, come Maddalena, la grandezza della nostra perdita; se, come lei, persistessimo nel cercare Gesù, e lo chiamassimo con le nostre lacrime; al pari di essa noi lo ritroveremmo, e con un’abbondanza di gioia che sorpasserebbe tutte le nostre speranze.

Mio Dio, oggi io ricordo il giorno della tua gloriosa Risurrezione, ed oggi dev’essere il giorno della perfetta mia conversione a Te.

Lo comprendo: al sepolcro vanno a trovarsi i cuori più innamorati di Te, Pietro, Giovanni e Maddalena con le altre pie Donne; e Tu vuoi che col morire a me stesso, col seppellire le mie malsane voglie, con l’esercizio della mortificazione, io ti ritrovi. Fammi, dunque, la grazia di morire a me stesso, per poi risorgere con te, e quindi condurre una vita simile alla tua, cioè, una vita nuova, divina, immortale: nuova per il cambiamento della mia condotta, divina per la purità dei sentimenti, immortale per la perseveranza nel bene. Opera in me, o mio Dio, questo fortunato cambiamento. Fammi passare dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, da una vita imperfetta ad una vita perfetta e degna di te.

 

  1. Considera, anima mia, che un’altra qualità di un cuore convertito a Dio è l’indifferenza per tutto ciò che non è Gesù. Dio solo, non altri che Dio: questo è il suo motto, questo l’esercizio quotidiano, il suo sospiro, il principio di ogni desiderio. Nessun altro affetto, nessun altro interesse deve occupare il cuore, e Gesù ben presto verrà a stabilirvi il suo regno. Specchiati nella Maddalena.

“E vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”” (Gv 20,12-13).

Non si dà pace, non si sbigottisce all’improvvisa apparizione dei due angeli, non è abbagliata dalla loro bellezza, né esaltata dalle loro parole. Li vede, li sente, risponde, e non parla per altro, che per sapere da loro dov’è Gesù, disposta a lasciare gli angeli per un giardiniere, se questi le può dare schiarimenti. Crede che tutti sanno la causa del suo pianto; scambia Gesù stesso per l’ortolano; si offre a prender da sola il corpo morto di lui, quasi fosse un fiore. “Signore se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto, ed io andrò a prenderlo” (Gv 20,15).

Quanto è ardimentoso il vero amore! Tutto gli sembra facile: gli si presentino i peggiori strazi, li sostiene con lo stesso coraggio, qual si fece vedere in tanti milioni di martiri. E che farà ella a sentire la voce del suo Maestro che la chiama per nome? Ella che non si era mai staccata dalla croce del suo Gesù, né sapeva staccarsi dalla sua tomba?

Mira, anima mia, quali sono i sublimi effetti della vera conversione del cuore. Diviene questo allora il trono delle compiacenze e delle delizie della SS. Trinità, l’oggetto dei suoi favori, l’ammirazione degli angeli. Guardalo in Maddalena. Con quale compiacenza questo divino Salvatore vede i sentimenti di lei, i suoi desideri, il suo amore, la sua perseveranza e l’ardore del suo coraggio, onde è disposta ad intraprendere ogni cosa! Egli ricompensa l’amore delle anime che a lui si convertono, riempiendo il loro cuore della gioia più pura e più ineffabile. Se Gesù vedesse in me le generose disposizioni della Maddalena, che cosa non mi farebbe?… Ma, accade tutto il contrario! Per piacere al mondo e per soddisfare le mie passioni intraprendo cose superiori alle mie forze. Solo per il servizio di Dio e per acquistare la perfezione, vado allegando la mia impotenza e la mia debolezza!

O Gesù, io ti riconosco per vero mio Maestro, e Tu degnati di riconoscere me per tuo discepolo. Manifestati al mio cuore, e accendilo del tuo divino amore. Che é mai questo che io ascolto dalla tua divina bocca, o mio Signore? “Va’ dai miei fratelli”… O Signore, avevi detto che più non li chiameresti tuoi servi, ma tuoi amici: ed ora li chiami fratelli?… O carità ardente del mio Salvatore! Chiama fratelli coloro che pochi giorni prima erano fuggiti da lui per paura, lasciandolo in potere dei suoi nemici! O mio benefattore, Tu non ti lagni di essi, né mandi loro rimproveri, ma il titolo affettuoso di fratelli? Tu nomini Pietro con distinzione per rassicurarlo del perdono già datogli, e onorarlo quale capo degli apostoli. Amore di Gesù, quanto sei sviscerato verso i figli degli uomini, sempre dolce, sempre amorevole verso i peccatori! E chi è quel peccatore sì stolto e indurito, che non venga a gettarsi ai piedi del migliore dei padri, sempre benigno e compassionevole verso i figli traviati?

Pietro ebbe subito il perdono della sua colpa, perché il venerdì era caduto, ma subito si pentì e corse a prostrarsi ai piedi della Santissima Vergine, dicendole, certo con grandi lacrime: Perdona, Signora, a questo servo infedele, che per umano timore ha disconosciuto il suo Dio, tuo Figlio! E Maria lo consolò; ed egli non ebbe più un minimo dubbio di averlo ricevuto ancora da Gesù, perché Gesù mai non si oppone a ciò che vuole sua Madre.

Anima mia peccatrice, se per le tante tue ricadute non hai coraggio di far ricorso a Gesù, benché sì dolce e compassionevole, ricorri alla Madre, che è la fonte delle divine misericordie: va’ ai piedi suoi con fiducia, ed Ella ti otterrà dal Figlio i mezzi per uscire dal peccato e la grazia di una sincera conversione. Gesù Cristo, avendo preso da Maria quell’Umanità santissima che ha sacrificato per la nostra Redenzione, a Lei ha consegnato tutti i tesori dei meriti acquistati nel corso della sua mortale vita.

O Maria, Tu fosti la prima a ricevere da Gesù la consolazione di vederlo risorto, perché Madre Santissima di Lui, più di ogni altro avevi partecipato alla sua Passione. Tu per prima lo vedesti in tutto lo splendore della sua gloria, tra gli angeli e le anime dei santi, come fosti l’ultima a lasciare la sua croce, quando, morto e sfigurato, lo stringesti tra le braccia. Te Egli ringraziò di quanto avevi sofferto nel corso di trentatré anni: dei disagi in Betlemme, del rifiuto degli uomini, dell’abiezione, della povertà, della fuga tra gli stranieri e dell’amara partecipazione a tutti i dolori, quale corredentrice del genere umano. Tu fammi parte di questo gaudio nello spirito, e adempi il desiderio del mio cuore: convertilo tutto a Dio, trailo tutto a te, ed imprimi su di esso tutti i dolori e la passione del tuo Signore crocifisso. Amen.

VIRTÙ – Conversione del cuore a Dio