Pensiero del giorno 06 giugno 2023

 

Ave Maria!

Il tributo a Cesare: Gesù diede una risposta che rimase ammirabile nei secoli.

 Se gli scribi, i farei e i sacerdoti avessero avuto un po’ di rettitudine, avrebbero dovuto rimanere pensosi sulla parabola detta da Gesù; invece essi se ne adirarono e si accordarono fra loro per ucciderlo senza che il popolo si fosse ribellato. Pensarono che l’unica via per riuscirvi era quella di provocare una reazione dell’autorità romana e di far apparire il Maestro come un sobillatore del popolo contro l’autorità civile costituita in Gerusalemme.

C’era una questione scottante: il tributo da dare a Cesare, riconoscimento della sua autorità e del suo dominio. Il popolo lo pagava malvolentieri – come del resto avviene di tutte le tasse-  ed era per esso una testimonianza continua dell’indipendenza perduta-, i Romani lo esigevano come frutto delle loro vittorie e non vi avrebbero rinunciato, anzi, avrebbero considerato e condannato come ribelle chi avesse in qualunque modo impedito di darlo. Era la questione più scottante di attualità e quella che si prestava a trarre Gesù in un tranello.

Mandarono pertanto da Gesù una delegazione formata da farisei e da erodiani, per domandargli se era lecito o no dare il tributo a Cesare. Scelsero ad arte i farisei, scrupolosi della Legge, e gli erodiani, sostenitori zelanti del dominio romano, per avere dei testimoni efficaci. […]

Gesù Cristo conosceva già la malizia dei suoi interlocutori perché, come Dio, ne scrutava i cuori; perciò smascherandoli disse loro: Perché mi tentate? Era un disorientarli e, se avessero avuto senno, era già un mostrare perlomeno che Egli era un essere superiore, profondo scrutatore delle loro intenzioni.

Dopo averli smascherati, domandò di vedere la moneta del tributo, e gliela presentarono. Essa aveva da un lato l’immagine di Tiberio Cesare, con l’iscrizione: Tiberio Cesare, imperatore e dall’altra, immagine della moglie Giulia, seduta in trono, come si vede ancora oggi sulle monete conservate nelle collezioni numismatiche.

Gesù domandò: Di chi è questa immagine e l’iscrizione? Gli risposero: di Cesare. Ed Egli soggiunse: Date dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio. Una risposta che ammirarono tutti e che rimane ammirabile nei secoli, perché dirime tutte le interminabili questioni che sono sorte e sorgono nel mondo tra il potere civile e quello della Chiesa. Come sempre Gesù guardava più lontano e, mentre confondeva la malizia dei suoi nemici, dava alla sua Chiesa una regola di vita in mezzo alle lotte che avrebbe dovuto affrontare. È una verità che ha bisogno di essere illustrata, specialmente oggi, perché nei popoli il disorientamento degli spiriti è completo in ordine ai diritti sacrosanti della Chiesa, in mezzo alle persecuzioni alle quali essa viene fatta segno da ogni parte.

Molte volte gli stessi suoi figli si confondono e non sanno distinguere i limiti dell’autorità civile né sanno considerare l’immensa superiorità della Chiesa su tutte le potestà del secolo, rappresentando essa Dio e il supremo diritto di Dio.

Da: Don Dolindo Ruotolo, I quattro Vangeli, Apostolato Stampa, Pag 828-830

SANTA GIORNATA!