Pensiero del giorno 11 agosto 2022
LA GLORIA CELESTE
Il Sommo Pontefice Pio XII, definendo il Dogma dell’Assunzione, ha detto che la Madonna è stata «assunta alla gloria celeste».
Assunta vuol dire «presa»; di per sé non indica né alto né basso, né vicino né lontano; astrae dall’immaginazione che gli apocrifi e gli artisti hanno sviluppato sull’Assunzione, ha senso «biblico» ossia quello contenuto in espressioni scritturistiche come queste che vogliono significare «prendere con sé o per sé» e indicare una fine misteriosa.
«Enoch camminò con Dio e non fu più, perché Dio lo aveva preso» (Gn 5,24).
« ( O Elia) fosti assunto in un turbine di fuoco su un carro di cavalli di fuoco» (Sir. 48, 9)
«(O Signore) io sono con te sempre; tu mi hai preso per la mano destra. Mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella tua gloria» (Sal. 72, 23-24).
L’espressione “gloria celeste” indica -anzitutto- uno stato (cioè una situazione, una condizione di vita, un modo di vivere) stabile e definitivo incomparabilmente superiore a quello della terra e ricchissimo di bene, che sono tali e tanti (onore, ricchezza, potenza ecc.) da non potere essere riassunti che nella parola «gloria», più appropriata, sotto non pochi aspetti, che Paradiso, vita eterna, regno dei cieli ecc. E’ lo stato di chi vede Dio «faccia a faccia» (1Cor. 13,12), «come Egli è» (1Gv 3,2), nella contemplazione immediata dell’essenza divina, nell’armonia dei suoi attributi, senza nessuna interruzione, senza pericolo di illudersi, grazie al «lume di gloria», cioè al dono soprannaturale abituale che fortificherà dall’interno l’intelletto umano adeguandolo all’Oggetto Infinito, ossia a Dio, essendo esso per l’anima in Cielo ciò che la luce del sole è per gli occhi del corpo in terra. Di modo che, come Dio vede tutto in sé stesso, così chi entra nella gloria celeste, pur restando incapace di esplorarne l’infinità, potrà vedere Dio in sé stesso: lo vedrà con la propria anima, e non con il proprio corpo, perché questo, per quanto simile al corpo risuscitato di Gesù, quindi impassibile, immortale, quasi spiritualizzato resterà pur sempre corpo umano e non potrà vedere Dio, Spirito Purissimo.
Ma quanto abbiamo detto finora è solo un balbettio, un misero balbettio. Chi saprà mai descrivere la gloria celeste? Non ci è riuscito neppure S. Paolo che scrive: «Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quell’immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor. 3,18). L’anima dei battezzati potrà godere, dopo la purificazione in purgatorio, di una gloria proporzionata all’elevatezza della grazia e alla quantità di meriti acquistate sulla terra. A questo giungeranno tutti i salvati alla fine del mondo, dopo il Giudizio Universale. Ora la Madonna è arrivata a questo stato già da due millenni, avendo superato gli angeli e i Santi in quantità di meriti. La gloria di Maria è inferiore solo a quella posseduta dall’Umanità di Gesù. In terra Gesù umano avrà avuto certamente la rassomiglianza di Maria, ma in Cielo, è il Figlio a dare alla Madre i caratteri gloriosi del proprio corpo.
Gli studiosi con il termine assunzione, indicano la traslazione locale della Madonna e quindi un luogo. «Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me perché siate anche voi dove sono io» (Gv. 14, 2-3). Per luogo s’intende una porzione di spazio occupato o occupabile; i corpi hanno, per quanto quasi spiritualizzati, bisogno di un luogo. Per questi pensieri ci si domanda: «Dove l’Assunta vive in corpo e anima?» La Sacra Scrittura non rivela nulla a tal riguardo. L’esperienza di venti secoli non ha aperto fin’ora nemmeno uno spiraglio. In mancanza di meglio, si può ricordare la risposta data dalla Madonna a Lucia di Fatima, il 13 maggio 1917: «Il mio paese è il Cielo».
Da: L’Assunzione di Maria al cielo, Sac. Pasquale Casillo
Preghiera della Novena VI giorno: