Pensiero del giorno 11 settembre
Ave Maria!
IL VANGELO DI OGGI
+ Dal Vangelo secondo Luca
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
UNA RIFLESSIONE PER TE
La parabola della liturgia odierna è la ormai classica conosciuta come quella del figliol prodigo. Invece che centrarsi sulla dispersione dei beni attuata dal figlio, oggi si preferisce chiamarla come quella del Padre misericordioso, sottolineando la bontà del padre, figura del Padre. Come sono differenti l’un l’altro i due fratelli della parabola raccontata da Gesù! Il primo, il minore non accetta delle limitazioni su come gestire quello che ritiene essere di sua proprietà. Pensa al padre come un gestore indebito e limitatore della sua libertà. La sua autosufficienza lo spinge ad allontanarsi da quella casa che gli sembra stretta. Per questo figlio, i doni del padre, avuti quasi come un diritto legittimo di proprietà, devono essere goduti lontano dalla propria casa. Non è un semplice allontanarsi come desiderio legittimo di autorelizzazione, secondo la propria indole ma il voler disconoscere le proprie origini, ed in definitiva la propria realtà. Il secondo figlio presentato nella parabola è il fratello maggiore. Egli non si sente a casa propria, ha paura della condivisione con il padre. Preferisce un lavoro muto, espressione di servizio doveroso che richiede una retribuzione adeguata. La richiesta del vitello e della festa con gli amici deriva non dall’amore ma come compenso al suo lavoro in casa. Il padre gli fa tanta paura che non vede l’amore nella casa del padre, ma solo il luogo del dovere. Essere primogenito, per lui non è un privilegio da vivere con disponibilità ma un onere fonte di doveri. In tutte e due fratelli manca un qualcosa di fondamentale: la gioia di sapersi e sentirsi amati. Il primo cerca l’amore fuori della casa, il secondo la reprime nel profondo del cuore. Per motivazioni diverse, quasi opposte, non riescono a condividere con il padre la gioia dei tanti beni. L’atteggiamento del figlio che si crede più autosufficiente è la vera base per conquistare la vera libertà alla quale tutti noi vogliamo aspirare. Affidarsi alle braccia del padre e ricevere da lui l’anello, i calzari ed il vestito più bello rappresenta l’investitura della vera dignità che noi possiamo ricevere da Dio, come suoi figli. Dal figlio maggiore riconosciamo che il bene nostro proviene da Dio e impariamo a servire con vero amore e non come dovere da assolvere. La parabola del figliol prodigo, del padre misericordioso, è anche la parabola della gioia… La gioia che ha sperimentato il figlio minore quando ritorna dal padre. Nello scoprire la sua verità ritrova la grande e vera libertà interiore. La gioia è quella del figlio minore che ritrova il padre ad accoglierlo, è la gioia che dovrebbe sperimentare – e speriamo che sia così – il figlio maggiore nella comunione con il padre. Il Signore ama chi dona con gioia.
UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!
Carissima amica ed amico, buongiorno e buona Domenica. L’espressione finale del vangelo odierno mette in evidenza due personaggi e due mondi: il padre misericordioso che fa festa perché il figlio minore scapestrato si è convertito, e il figlio maggiore tutto barricato dentro le sue pretese, piene di amarezza e prive di amore. Nelle parole del padre non c’è duro rimprovero, ma quel voler riportare il figlio all’evidenza dei fatti: ” Tu sei sempre con me”. Desidera ricondurre questo suo figlio, che è legalmente a posto, alla gioia di una constatazione di amore. Ed è il calore, la vita del suo essergli accanto che conta, è la letizia di una presenza piena di comprensione e tenerezza quella che illumina il quotidiano. C’è di più. Non si tratta di un padre calcolatore, freddamente moralista che approva e condona, premia o castiga a secondo dei meriti o demeriti, punto e basta. No! E’ un padre che ama a tal punto da poter dire liberamente: quel che è mio è anche tuo; sì, è già tuo prima che venga la morte, il testamento e l’eredità. E’ tuo perché – sembra dire Dio in Gesù – se io sono l’amore, il mio essere ogni vero bene ti appartiene; lo verso continuamente nel mio darmi alla tua vita. Hai solo da prenderne consapevolezza e aprirti, sì aprire il tuo cuore. Solo in questo modo potrai sentirti figlio e non schiavo, salvato e non dannato, felice e non eternamente arrabbiato. Questa mattina ti invito a riflettere su questa bella figura di Padre che Gesù rivela e considerare la liberalità dell’amore che esprime. Nella preghiera rivolgi al Signore questa invocazione: “Tu sei amore! Dammi di decentrarmi dal mio ego; dammi di amare, perché Tu rimanga in me e io entri nella novità dell’instaurare rapporti impregnati di benevolenza verso tutti. Amen”.
Don Mario
BUONA GIORNATA, BUONA DOMENICA
E IL SIGNORE TI BENEDICA
Mese dell’Addolorata
Guardando al calvario, viene spontaneo riflettere che la presenza di Maria Santissima con San Giovanni evangelista “sul golgota presso la croce di Gesù” indica molto bene la vicinanza prossima prossima che la Madonna e San Giovanni avevano con Gesù Crocifisso, e vuole significare in profondità, che la proclamazione dell’atto della Croce, della Maternità spirituale e universale di Maria fa parte del Testamento ultimo di Gesù, si potrebbe anche dire che corona e sigilla la missione redentiva da Lui svolta sulla terra per la salvezza di tutto il genere umano, che ora affida apertamente alla Madre:” Ecco tuo figlio..Ecco tua Madre”(GV 19,26)
P Stefano M Manelli