Pensiero del giorno 12 agosto

 

Regina in coelum Assumpta, ora pro nobis

 

«Finito il corso della sua vita terrena, la Vergine Maria è stata assunta in anima e corpo alla gloria celeste».

Con queste parole Pio XII definiva il dogma mariano dell’Assunzione, il quarto dopo quello della maternità divina, della Perpetua Verginità e dell’Immacolato Concepimento. In quella occasione, lo stesso Pio XII, introduceva la Litania Lauretana: Regina assunta in cielo, prega per noi!

È il dogma che, mentre allontana Maria dal nostro mondo corrotto, l’avvicina alle anime credenti. La distanza che separa la gloria celeste dalla corruzione terrestre, infatti, non è quantizzabile in chilometri, né in anni luce. È una distanza qualitativa, simile a quella che separa Dio dalle sue creature. Egli è, allo stesso tempo, separato dalle sue creature a motivo della sua perfezione trascendente, e presente ad esse per la sua potenza creatrice. La causa è presente ai suoi effetti. Così il Creatore è presente alle sue creature; il mediatore e la Mediatrice della Grazia sono presenti ai loro “graziati”.

Presenti per la fede, assenti per la sensibilità. Presenti perché occupano il Cuore dell’uomo, assenti perché non occupano uno spazio determinato in questo mondo.

Vi è però un’eccezione “ordinaria”, ed il gran Sacramento dell’altare, dove troviamo la presenza corporea-sacramentale di Cristo e la presenza mistico- reale di Maria. Sarebbe assurdo che il sacramento istituito da Dio separasse ciò che Dio ha unito. Uniti in cielo, con il loto corpo glorioso, Gesù e Maria in qualche modo misterioso ma reale devono rimanere uniti sugli altari e nei tabernacoli delle nostre chiese.

C’è anche una seconda eccezione, più straordinaria: la presenza di Maria ai veggenti, nei luoghi delle apparizioni provate dalla Chiesa (per esempio Lourdes e Fatima).

Secondo la scuola Francescana, si tratta di una vera e propria presenza locale di Maria, con la sua anima ed il suo corpo glorificato. Sr Lucia non avrebbe avuto alcuna esitazione a sottoscrivere questa tesi, l’unica che salva totalmente il realismo delle apparizioni. Tutte le altre spiegazioni prestano il fianco al soggettivismo idealista o ai dubbi metodici del criticismo razionalista.

Anche se noi, comuni mortali, non vedremo mai la Madonna con i nostri occhi, in questa vita, la possiamo però sin d’ora contemplare con gli occhi della fede. Contemplarla nella sua presenza accanto al Tabernacolo, accanto al sacerdote celebrante, contemplarla in noi, perché il nostro cuore e «capax Dei» quindi è «capax Maria», il punto di contatto tra il cielo e la terra. Vivere alla sua presenza, perché lei ci vede, ci ama, intercede per noi, ci ottiene le grazie della conversione e della perseveranza nella santificazione.

Il transito al cielo della Vergine Maria è descritto prima da San Giovanni nell’Apocalisse (capitolo 12), poi, con abbondanza di particolari fantasiosi, da apocrifi che risalgono ai primi secoli del Cristianesimo.

 

I padri cominciano a parlarne con sicurezza a partire dal VI secolo. In quel secolo cominciano le notizie sicure della festa liturgica, che in Oriente aveva il nome di koimesis, ossia Dormizione. Il nome stesso indica che il transito avvenne dopo una morte estatica, in cui l’anima si staccò dolcemente dal corpo, lasciandolo come addormentato per 3 giorni. Dopodiché anche il suo corpo si riunì all’anima, nella gloria del cielo.

Le qualità del corpo glorioso di Maria, di gran lunga superiori a quelle di qualsiasi corpo corruttibile, sono cinque: luminosità, immortalità, impassibilità, agilità e sottigliezza. La luminosità è il riflesso della luce di Dio, che è massimamente conoscibile in sé, essendo la stessa verità. L’immortalità e impossibilità si spiegano con la promessa del Signore «Tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, ne lamento, ne affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21,4). L’agilità e la sottigliezza sono due qualità del corpo spiritualizzato, il quale ha la capacità di spostarsi con la velocità del pensiero e di passare attraverso i corpi e materiali.

Tutto questo per dire: com’è bella Maria, com’è bello il Paradiso, e come sono stolti quelli che lo perdono per il nulla del peccato.

P Alessandro M Apollonio

Preghiera nel VII giorno della Novena

Novena a Maria Santissima Assunta in Cielo