Pensiero del giorno 12 marzo 2023
TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA:
CRISTO “ACQUA VIVA”
“Se qualcuno ha sete, venga a me
e beva chi crede in me”.
(Gv 7, 37-38)
INTRODUZIONE
Gesù stanco giunge al pozzo di Giacobbe. Una semplice annotazione che non sfugge ad Agostino: la stanchezza è il segno più profondo dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Cristo infatti si rende pienamente solidale con l’umanità, sperimentando il pianto, l’angoscia, la sofferenza, la morte; e la stanchezza diviene preludio alla passione: Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci.
L’opera di salvezza non conosce confini: Gesù infrange la mentalità legalistica del suo tempo, accetta di incontrare e di dialogare con una donna, la samaritana, che la mentalità ebraica avrebbe bollato come impura, eretica, diabolica. Il suo intervento vuole suscitare nel cuore della donna un desiderio profondo, il dono della fede. Gesù “aveva detto alla donna Samaritana: Ho sete. Che significa: Ho sete?”; conclude Agostino: “Desidero la tua fede” (Serm. 99, 3). Gesù riporta il mistero al centro dell’attenzione della donna: il desiderio di Dio. E ciò avviene perché Gesù prova una sete ardente per la fede della donna: “Quella Samaritana presso il pozzo sentì che il Signore aveva sete e fu saziata da Colui che era assetato” (En. in ps. 61, 3).
Dal “Commento al Vangelo di S. Giovanni” di Sant’Agostino Vescovo (In Io. Ev. tr. 15, 6.10-17)
Gesù e la Samaritana
Gesù, dunque, stanco per il viaggio, stava così a sedere sul pozzo [di Giacobbe]. Era circa l’ora sesta (Gv 4, 6). Cominciano i misteri. Non per nulla, infatti, Gesù si stanca; non per nulla si stanca la forza di Dio; non per nulla si stanca colui che, quando siamo affaticati, ci ristora, quando è lontano ci abbattiamo, quando è vicino ci sentiamo sostenuti. Comunque Gesù è stanco, stanco del viaggio, e si mette a sedere; si mette a sedere sul pozzo, ed è l’ora sesta quando, stanco, si mette a sedere. Tutto ciò vuol suggerirci qualcosa, vuol rivelarci qualcosa; richiama la nostra attenzione, ci invita a bussare. Ci apra, a noi e a voi, quello stesso che si è degnato esortarci dicendo: Bussate e vi sarà aperto (Mt 7, 7). È per te che Gesù si è stancato nel viaggio. Vediamo Gesù pieno di forza e lo vediamo debole; è forte e debole: forte perché in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; questo era in principio presso Dio. Vuoi vedere com’è forte il Figlio di Dio? Tutto fu fatto per mezzo di lui, e niente fu fatto senza di lui; e tutto senza fatica. Chi, dunque, è più forte di lui che ha fatto tutte le cose senza fatica? Vuoi vedere ora la sua debolezza? Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (Gv 1, 1-3.14). La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato. La forza di Cristo ha chiamato all’esistenza ciò che non era, la debolezza di Cristo ha impedito che si perdesse ciò che esisteva. Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci.
Arriva una donna. È figura della Chiesa, non ancora giustificata, ma già in via di essere giustificata: questo il tema del sermone. Arriva senza sapere nulla e trova Gesù, il quale attacca discorso con lei. Vediamo su che cosa e con quale intenzione. Arriva una donna samaritana ad attingere acqua (Gv 4, 7).
Gesù le dice: Dammi da bere. I suoi discepoli erano andati in città per acquistare provviste. La donna samaritana, dunque, gli dice: Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana? I Giudei, infatti, non sono in buoni rapporti con i Samaritani (Gv 4, 7-9). Ecco la prova che i Samaritani erano stranieri. I Giudei non si servivano assolutamente dei loro recipienti; e la donna, che portava con sé un recipiente per attingere l’acqua, si stupì che un giudeo le chiedesse da bere, cosa che i Giudei non erano soliti fare. Ma, in realtà, colui che chiedeva da bere, aveva sete della fede di quella donna.
Ascolta, adesso, chi è colui che chiede da bere. Gesù rispose: Se conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice “dammi da bere”, l’avresti pregato tu, ed egli ti avrebbe dato un’acqua viva (Gv 4, 10). Chiede da bere e promette da bere. È bisognoso come uno che aspetta di ricevere, ed è nell’abbondanza come uno che è in grado di saziare. Se conoscessi – dice – il dono di Dio. Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma il Signore parla alla donna in maniera ancora velata, solo a poco a poco penetra nel cuore di lei. Intanto la istruisce. Che c’è di più soave e di più amabile di questa esortazione: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice “dammi da bere”, l’avresti pregato tu ed egli ti avrebbe dato un’acqua viva?
Tuttavia, interdetta, la donna esclamò: Signore, tu non hai nulla per attingere e il pozzo è profondo (Gv 4, 11). Come vedete, acqua viva per lei è l’acqua del pozzo. Tu mi vuoi dare acqua viva, ma io possiedo la brocca con cui attingere, mentre tu no. Qui c’è l’acqua viva, ma tu come fai a darmela? Pur intendendo un’altra cosa e ragionando secondo la carne, tuttavia bussava alla porta, in attesa che il Maestro aprisse ciò ch’era chiuso. Bussava più per curiosità che per amore della verità. Era ancora da compiangere, non ancora in condizione d’essere illuminata.
La samaritana continua ad intendere il linguaggio di Gesù in senso materiale. È allettata dalla prospettiva di non dover più patire la sete e crede di poter intendere in questo senso materiale la promessa del Signore.
Il Signore prometteva abbondanza e pienezza di Spirito Santo e quella ancora non capiva; e siccome non capiva, che cosa rispondeva? Gli dice la donna: Signore, dammi codesta acqua affinché non abbia più sete e non venga fin qui ad attingere (Gv 4, 15). Il bisogno la costringeva alla fatica, che la sua debolezza mal sopportava. Oh, se avesse sentito l’invito: Venite a me, quanti siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò (Mt 11, 28)! Infatti Gesù le diceva queste cose, perché non si affaticasse più. Ma lei ancora non capiva.
Fonte: https://www.augustinus.it/varie/quaresima/settimana_3.htm
SANTA DOMENICA!