Pensiero del giorno 12 novembre 2023

Trentaduesima del tempo Ordinario

La Parabola delle dieci Vergini

«A mezzanotte si lavò si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!» Immediatamente dopo la morte avrà luogo il giudizio cosiddetto «particolare», nel quale l’anima, con una luce che le proviene da Dio, vedrà in un istante e con estrema profondità i meriti e le colpe della sua vita in terra, le opere buone e i peccati. Quanta gioia ci daranno allora le giaculatorie che abbiamo recitato passando accanto a una chiesa, mentre eravamo diretti al lavoro, le genuflessioni- veri atti di adorazione e di amore dinanzi a Gesù presente sull’altare-, le ore di lavoro offerte a Dio, il sorriso che ci era costato tanto la sera in cui eravamo così stanchi, gli sforzi per avvicinare l’amico al sacramento della Confessione, le opere di misericordia, l’aiuto economico e il tempo impiegati per sostenere quell’opera buona, la prontezza con cui ci siamo pentiti dei nostri peccati e delle nostre debolezze, la sincerità nella Confessione…! E che dolore per le volte in cui abbiamo offeso Dio, per le ore di studio e di lavoro che non hanno meritato di giungere fino al Signore, le occasioni di parlare di Dio a degli amici in quella visita, in quel viaggio e che ci siamo lasciati sfuggire…! Quanto ci dispiaceranno queste mancanze di generosità e di corrispondenza alla Grazia! 

Sarà Cristo a giudicarci. Egli «è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio». San Paolo ricordava questa verità di fede ai primi cristiani di Corinto, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male». Non avremo timore di presentarci davanti a lui se ci impegniamo a essere fedeli ogni giorno nel piccolo, ad amare a servire Cristo attraverso le nostre attività ordinarie; al contrario, proveremo una grande gioia molta pace. Scriveva Santa Teresa di Gesù: «Sarebbe un gran conforto poter pensare, al momento della morte, di dover essere giudicate da Colui che abbiamo amato sopra ogni cosa! Gli andremmo innanzi con confidenza, anche con il carico dei nostri debiti, persuase di andare non già in una terra straniera, ma nella nostra patria, nel regno di Colui che tanto amiamo e che pur tanto ci ama». 

Immediatamente dopo la morte l’anima entrerà al banchetto di nozze o si troverà chiusa fuori per sempre. «Come i corpi tendono al proprio luogo, che è il fine del loro moto, secondo la gravità o la leggerezza- insegna a San Tommaso d’Aquino-, così le anime giungono al premio o alla pena, fine delle loro azioni, per il merito o il demerito», cioè peccati, omissioni, macchie non purificate… 

Meditiamo oggi sulla situazione della nostra anima e sul senso che stiamo dando alle giornate, al lavoro e ripetiamo la preghiera che ci propone il Salmo responsoriale della Messa, rettificando l’intenzione di quanto non sia orientato a Dio: «Ha sete di te Signore l’anima mia. O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne come terra deserta arida, senza acqua». So bene, Signore che niente di ciò che faccio ha senso, se non mi avvicina a Te.

Fonte: Parlare con Dio, Francisco Fernandez-Carvajal, Vol V, Ed Ares, pag 473-475

 SANTA GIORNATA!