Pensiero del giorno 16 aprile 2025

 

Quarta parola:

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

Penante Gesù, mentre stretta al tuo cuore io mi sto abbandonata, numerando le tue pene, vedo che un tremito convulso invade la tua santissima umanità; le tue membra si dibattono come se uno si volesse distaccare dall’altro, e tra i contorcimenti per gli atroci spasimi, tu gridi forte: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. A questo grido tutti tremano, le tenebre si fanno più fitte, la impietrita Mamma impallidisce e sviene. Mia Vita, mio Tutto, mio Gesù, che vedo? Ah!, tu sei vicino a morire. Le stesse pene tanto a te fedeli, stanno per lasciarti. Ed intanto, dopo tanto patire, con immenso dolore, vedi le anime non tutte incorporate in te, anzi scorgi che molte andranno perdute, e senti la dolorosa separazione di esse che si distaccano dalle tue membra. E tu, dovendo soddisfare la divina giustizia anche per loro, senti la morte di ciascuna e le stesse pene che soffriranno nell’inferno, e gridi forte a tutti i cuori: “Non mi abbandonate; se volete più pene sono pronto, ma non vi separate dalla mia umanità. Questo è il dolore dei dolori, è la morte delle morti. Tutto il resto mi sarebbe nulla, se non subissi la vostra separazione da me. Deh! Pietà del mio sangue, delle mie piaghe, della mia morte. Questo grido sarà continuo ai vostri cuori: deh! Non mi abbandonate!”. Amor mio, quanto mi dolgo insieme con te! Tu affanni, la tua santissima testa cade già sul tuo petto, la vita ti abbandona. Mio Amore, mi sento morire. Anch’io voglio gridare con te, Anime! Anime! Non mi distaccherò da questa croce, da queste piaghe, per chiederti anime, e se tu vuoi, scenderò nei cuori delle creature, li circonderò delle tue pene affinché non mi sfuggano. E se mi fosse possibile, mi vorrei mettere sulla porta dell’inferno, per fare indietreggiare le anime ivi destinate e condurle al tuo cuore. Ma tu agonizzi e taci, ed io piango la tua vicina morte. O mio Gesù, ti compatisco, stringo il tuo cuore forte al mio, lo bacio e lo guardo con tutta la tenerezza di cui son capace. E per darti un sollievo maggiore, faccio mia la tenerezza divina, e con questa intendo compatirti, cambiare il mio cuore in fiume di dolcezza e versarlo nel tuo, per raddolcire l’amarezza che provi per la perdita delle anime. È doloroso purtroppo questo tuo grido, o mio Gesù; più che l’abbandono del Padre, è la perdita delle anime che si allontanano da te, che fa sfuggire dal tuo cuore questo doloroso lamento. O mio Gesù, aumenta in tutti la grazia, affinché nessuno si perda, e sia la mia riparazione a pro di quelle anime che si dovrebbero perdere, perché non vadano perdute. Ti prego ancora, o mio Gesù, per questo estremo abbandono, di dare aiuto a tante anime amanti, che per averle compagne nel tuo abbandono, par che le privi di te, lasciandole nelle tenebre. Siano o Gesù, le pene di queste come preci che chiamino le anime a te vicino e ti sollevino nel tuo dolore. Riflessioni e Pratiche Gesù perdona il buon ladrone, e con tanto amore, che subito se lo porta con sé in paradiso. E noi, preghiamo sempre per le anime dei tanti morenti che hanno bisogno di una prece, perché si chiuda loro l’inferno e si aprano le porte del cielo? Le pene di Gesù sulla croce crescono, ma, dimentico di sé stesso, prega sempre per noi. Non lascia nulla per sé e dà tutto a noi, fin la sua Santissima Madre, facendone dono, il più caro che avesse il suo cuore. E noi, diamo tutto a Gesù? In tutto ciò che facciamo, preghiere, azioni ed altro, mettiamo sempre l’intenzione di assorbire nuovo amore in noi, per poter poi ridare tutto a lui? Dobbiamo assorbirlo per darlo, affinché tutto ciò che facciamo porti l’impronta dell’operato di Gesù. Quando il Signore ci dona fervore, luce, amore, ce ne serviamo a bene degli altri? Cerchiamo di rinchiudere le anime in questa luce e in questo fervore per premurare il cuore di Gesù a convertirle? Oppure, egoisti, ci teniamo per noi soli le sue grazie? […]