Pensiero del giorno 2 novembre 2023
Commemorazione di tutti i defunti
Signore quanti ti sono fedeli vivranno presso di te nell’amore. Sp 3,9
Ieri la chiesa pellegrina sulla terra ha celebrato la Gloria della Chiesa celeste invocando l’intercessione dei santi e oggi si riunisce in preghiera per suffragare i suoi figli che passati da questa vita stanno purificandosi.
Finché durerà il tempo, la Chiesa consterà di tre schiere: i beati che già godono la visione di Dio, i defunti bisognosi di purificazione che non vi sono ancora ammessi, i viatori che sostengono la prova della vita presente.
Tra gli uni e gli altri c’è una separazione profonda che tuttavia non impedisce l’unione spirituale «perché tutti quelli che sono di Cristo… formano una sola Chiesa e sono tra loro uniti a lui. L’unione, quindi di quelli che sono ancora in cammino con i fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente interrotta, anzi… è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali». Quali sono questi beni?
I Santi intercedono per i fratelli che combattono quaggiù e li incoraggiano con i loro esempi; e questi pregano per affrettare la gloria eterna ai fratelli defunti che attendono di esservi introdotti. È la comunione dei Santi in atto: santi del cielo, del purgatorio, della terra; tutti i santi, sebbene in grado assai diverso, per la grazia di Cristo che li vivifica e per la quale sono tutti uniti.
Nella prospettiva di questa consolante realtà la morte non si presenta come distruzione dell’uomo, ma come transito, anzi, nascita alla vera vita, la vita eterna. «Noi sappiamo, -scrive San Paolo- che quando si smonterà la tenda di questa abitazione terrena, riceveremo una dimora da Dio, abitazioni eterna nei cieli».
Si dissolverà il corpo, tenda terrena, ma lo spirito vivrà presso Dio finché, alla fine del tempo, anche i corpi risorgeranno in virtù di Cristo che ha dichiarato: «Questa è la Volontà del Padre mio, che chiunque… crede nel Figlio abbia la vita eterna, ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Viatori in terra, defunti in Purgatorio e beati in cielo, siamo tutti in cammino verso la risurrezione finale che ci renderà pienamente partecipi del mistero pasquale di Cristo. E mentre lo siamo in parte, preghiamo gli uni per gli altri e soprattutto offriamo suffragi per i nostri morti poiché: «è santo e salutare il pensiero di pregare per i defunti perché siano liberati dai loro peccati» (2 Mc 12,46).
La liturgia del giorno mette l’accento sulla fede e la speranza nella vita eterna, saldamente fondate sulla rivelazione. Significativo il brano tratto dal libro della Sapienza: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio; il tormento non le toccherà. Agli occhi degli stolti sembra che muoiano; la loro fine è giudicata, una sciagura e la loro dipartita da noi uno sfacelo; essi in realtà sono nella pace».
Per chi ha creduto in Dio e lo ha servito la morte non è un salto nel nulla, ma nelle braccia di Dio: è l’incontro personale con lui per vivere «presso di lui nell’amore» e nella gioia della sua amicizia. Il Cristiano autentico perciò non teme la morte, ma considerando che finché viviamo quaggiù «siamo esuli dal Signore», ripete con San Paolo: «preferiamo esulare dal corpo e abitare presso il Signore».
Non si tratta di esaltare la morte, bensì di vederla quale realmente è nel piano di Dio: il giorno natalizio alla vita eterna.
Questa visione serena e ottimista della morte si basa sulla fede in Cristo e sull’appartenenza a lui: «la volontà di colui che mi ha mandato- ha detto Gesù-è questa: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno». Tutti gli uomini sono stati dati a Cristo ed egli li ha pagati a prezzo del suo Sangue. Se essi accettano la loro appartenenza a Lui e la vivono con la Fede e con le opere secondo il Vangelo, possono essere certi di venire annoverati tra i «suoi» e come tali nessuno potrà strapparli dalle sue mani, nemmeno la morte. «Sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore» esclama l’Apostolo. Siamo del Signore perché ci ha redenti e incorporati a sé, perché viviamo in lui e per lui mediante la grazia e l’amore, se siamo suoi in vita, rimarremo tali in morte. Cristo Signore della nostra vita, diverrà il Signore della nostra morte, che assorbirà nella sua trasformandola in vita eterna. Così si realizza per i credenti la preghiera sacerdotale di Gesù: «Padre quelli che mi hai dato voglio che siano anch’ essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria». Alla preghiera di Cristo fa eco quella della Chiesa che implora tale grazia per tutti i suoi figli defunti: «Concedi Signore che i nostri fratelli defunti entrino nella Gloria con il suo Figlio, che ci unisce tutti nel grande mistero del tuo amore».
Fonte: Intimità divina, P Gabriele di S M. Maddalena, OCD, Monastero S Giuseppe, Roma 2001,pag 1572-1574
*Ricordo la possibilità che ci offre la S Chiesa dell’ Indulgenza plenaria per 7 giorni visitando il cimitero
SANTA GIORNATA!