Pensiero del giorno 21 giugno 2023

Ave Maria!

“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli” Mt 6, 1-6

 

Chi opera per Dio e chi opera per gli uomini

Gesù Cristo, dopo aver promulgato i precetti che compivano e perfezionavano l’antica Legge passa a mostrare come si deve operare il bene, mettendo la creatura dinanzi al Signore come figlia amorosa che cerca Lui solo sopra tutte le cose. La legge, infatti, soprattutto per i farisei, era diventata tutta una pratica esteriore alla quale l’anima era quasi completamente estranea; la sua sterile osservanza costituiva un mezzo per farsi onorare e per gonfiarsi in una stupida vanità. Era necessario perciò che la pratica della legge diventasse vita dell’anima e relazione d’amore con il Signore, perché solo così poteva essere fonte di pace e di felicità interiore.

Che cosa si guadagna a fare le cose per gli uomini? Nient’altro che un gonfiore fastidiosissimo di vanita, degna ricompensa di un’opera vana. L’unzione interiore della grazia di Dio, la sazietà del bene che appaga l’anima, la tranquilla pace di chi si è levato in alto, là dove non si avverte più il soffio tempestoso delle passioni, l’amore soavissimo verso Dio che nelle opere buone s’ infiamma di più, la libertà dello spirito, la calma e caritatevole relazione verso le creature, l’aspirazione al Premio eterno che rende facile l’atto di virtù: tutto svanisce quando si fa il bene per rispetto umano. Chi opera per gli uomini perde ogni semplicità e ogni libertà: è schiavo dei pregiudizi; è disingannato dagli apprezzamenti disparati che si fanno sulle sue azioni; rimane impigliato in una rete che lo soffoca e dalla quale non sa districarsi, è scontento di sé e rimane sempre scontento degli altri.

Operare per Dio solo, sentirlo Padre, dover rendere conto a Lui solo, rinchiudersi nel suo amore e come in una cella di pace: quale felicità! Essere contenti di piacere a Lui solo e nel medesimo tempo, stimare come un nulla quello che si fa per Lui solo, umiliandosi, rimpicciolirsi fino a farsi quasi come un cristallo, una limpida goccia che riflette la sua luce e ne è tutta inondata: quale nobiltà! Operare per Dio significa essere piante feconde che danno frutti abbondanti; operare per gli uomini significa essere parassiti dello spirito, erbacce d’ apparenza, piante selvatiche che danno un fiore velenoso e muoiono senza frutto. Operare per Dio è la vita, perché allora l’anima è terra fertilissima, irrigata nella pianezza dei raggi solari; operare per gli uomini è la morte, poiché l’anima, allora, è come la terra umidiccia di sepoltura che non produce nulla al lume dei moccoli fumiganti o produce vermi di marciume cadaverico.

 Dio solo, Dio solo! Che cosa può darci l’occhio umano?

Da: Dolindo Ruotolo, I Quattro Vangeli, Apostolato Stampa

SANTA GIORNATA!