Pensiero del giorno 24 luglio 2023

 

Credere senza esitare

 Signore, che io resista saldo nella fede (1Pt 5,9)

Il grande pregio della fede, mai abbastanza apprezzato, è di porre l’uomo sul piano della conoscenza divina. Conoscere, pensare, giudicare al di là delle corte vedute umane, come Dio conosce, pensa, giudica, certamente non in modo esauriente, però come partecipazione della luce divina. Ma appunto perché tale conoscenza supera infinitamente le possibilità e limiti della mente umana, la fede è certa ma non evidente. «La fede- dice San Paolo- è il fondamento delle cose che si sperano, e l’argomento di quelle che non si vedono» (Eb 11, 1). Il battezzato possiede in germe la vita eterna, ma non la vede; la divina Rivelazione gli fa sapere che tale vita esiste ma non gliela mostra; gli dice che Dio è Trinità, ma non gliela presenta. La verità che la fede propone a credere sono più reali di quelle che cadono sotto i sensi e tuttavia non sono suscettibili di controllo da parte dell’uomo. Di fronte ad una verità evidente, come due più due è uguale a quattro, l’intelligenza non può rifiutarsi di ammetterla, nè ha bisogno di buona volontà per accettarla. Di fronte alle verità di fede, invece, l’intelligenza resta libera di acconsentire o meno, e non può dare il suo assenso senza il concorso della volontà che decide: «voglio credere», e lo fa appoggiandosi unicamente all’ autorità infallibile di Dio che rivela.

«L’atto di fede è per sua natura un atto volontario, giacché l’uomo… non può aderire a Dio che si rivela, se il Padre non lo trae a sé non presta a Dio un ossequio ragionevole e libero». L’«attrazione» di Dio che inclina l’uomo a credere è il dono della fede, e l’ossequio ragionevole e libero» a Dio rivelante è la risposta dell’uomo a tale dono, risposta che costituisce l’atto e il merito della fede. Non vi è alcun merito ad ammettere verità evidenti. È invece molto meritorio credere verità che in gran parte restano velate perché ciò suppone un atto di umile sottomissione, di fiducia piena verso Colui che le rivela. Solo Dio è degno di questo ossequio di una fede senza esitazioni.

«Per la fede -dice San Paolo- Abramo, ricevuta la chiamata [di Dio] … ubbidì e partì senza sapere dove andava… Per la fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco… il suo unigenito del quale era stato detto: In Isacco ti nascerà una discendenza”, pensando che Dio è capace di far risorgere anche dai morti». Magnifico esempio di fede eroica esercitata in circostanze quanto mai oscure e contrarie a quanto Dio stesso aveva promesso, e che fa di Abramo e il padre e il prototipo della nostra fede.

Estratto da: P. Gabriele di S. Maria Maddalena, Intimità divina, Carmelitane Scalze, Roma, pag. 970-972

Nel Vangelo di oggi alcuni scribi e farisei chiesero a Gesù di avere un segno…

Quante volte anche noi ci comportiamo come loro?, è il momento di esaminare la nostra fede!!! 

SANTA GIORNATA!!!!