Pensiero del Giorno 29 marzo

Ave Maria!

“Alzati prendi la tua barella e cammina” Gv 5,1-16

Queste parole devono avere un altro eco nel nostro cuore:

“VA’ E NON PECCARE PIU’”

Gesù entrò nel recinto dei cinque portici della piscina, Salvatore divino in mezzo all’umanità languente. Anche quei 5 portici delineavano l’ombra della salvezza, poiché significavano le 5 piaghe che Egli avrebbe avuto aperte nel suo Corpo, rifugio di salvezza eterna per l’infermità umana. Entrò nei portici per far fluire dal suo cuore, ferito già dall’amore, la Misericordia e la pace, e si fermò presso un povero paralitico che da trentotto anni era infermo, e probabilmente, da trentotto anni andava alla piscina nella lontana speranza di guarire.

Il poveretto nei lunghi anni dell’attesa, aveva dovuto pregare, e non avendo nessuno che l’aiutasse, aveva dovuto rimettersi alla Divina bontà. Lo si può dedurre dal fatto che Gesù non senza una profonda ragione si fermò proprio vicino al suo lettuccio e, guardatelo con infinita tenerezza per suscitargli in cuore la fede e la speranza e fargli rinnovare gli atti di fiducioso abbandono in Dio, gli disse: Vuoi essere risanato?

L’infermo, confidando nel Signore che gli facesse trovare un pietoso che lo aiutasse e confidando nella bontà di colui che lo interrogava, la cui carità gli traspariva dal Volto, rispose proprio per domandarne l’aiuto: Io non ho un uomo che mi getti nella piscina quando l’acqua è agitata, perché, mentre io mi trascino, un altro scende prima di me.

L’occhio illanguidito del poveretto si incontrò con quello di Gesù, fulgente di bontà divina; si sentì confortato, confidò in Lui, gli si abbandonò con grande fiducia, sperò che fosse giunto il momento della salvezza, e gli si accese nel cuore, quasi senza che se ne accorgesse, la fede in Dio, mista al pentimento delle proprie colpe, causa della sua infermità.

Questi sentimenti sorgevano in lui quasi spontanei al riflesso della presenza di Gesù, come un fiore avvizzito che si riprende al fresco di una fontana e al caldo vivificante dei raggi del sole; l’anima sua si dilatava, sentiva una sicurezza gioconda di avere la grazia, sentiva un amore vivo per l’amabile personaggio che lo interrogava. Tutto questo lo preparò alla Grazia, e lo dispose a fare con cieco abbandono, quello che Egli gli avrebbe comandato. Gesù gli disse, in tono di soave ma più imperioso comando: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. In quel medesimo istante quell’uomo si sentì risanato, rinvigorito, fortificato e, senza esitare, si alzò, avvolse il suo giaciglio, consistente in un materasso, o in una combinazione di coperte distese, se lo caricò sulle spalle e si avviò per andarsene.

Anche noi siamo dolorosamente, paralitici nell’anima e soggetti a mille miserie e infermità nel corpo. Abbiamo anche noi, però, la nostra piscina probatica, la Casa della Misericordia, il tribunale della Penitenza dove possiamo essere risanati, e i santuari della Misericordia, dove, pregando, possiamo trovare grazia. Non bastano tuttavia le misericordie divine per risanarci né bastano i meriti di Gesù Cristo che ce le hanno meritate: occorre il concorso della nostra volontà, occorre il sacerdote che come Angelo di Dio scuota la nostra insensibilità e il nostro cuore, reso dal peccato come acqua stagnante, e occorre Gesù che ci risani, facendoci sollevare il fardello delle nostre colpe con la penitenza e l’espiazione.

Abbiamo l’anima dilatata in Dio e confidiamo nel suo aiuto, perché Egli non ci lascerà mai delusi, tanto per le necessità dell’anima quanto per quelle del corpo. Il peccato è la causa di tutte le nostre sventure ed è l’ostacolo più terribile a tutte le misericordie di Dio, ci rimanga, dunque, scolpita nell’anima la parola di Gesù: “Non peccare più perché non ti avvenga qualcosa di peggio”.

Commento ai Vangeli di Don Dolindo Ruotolo

Santa Giornata!