Pensiero del Giorno 30 aprile

Ave Maria!

“Sono io, non abbiate paura”  Gv 6,16-21

Gli Apostoli, all’esportazione di Gesù di salire in barca e andarsene soli verso Cafarnao, discesero dal monte verso la spiaggia che c’è già sera; salirono in barca e cominciarono a remare.

Si era fatto buio e remavano con forza per superare i 7 km circa che li separavano dall’altra riva prima che li sorprendesse la notte profonda, tanto più che cominciava a soffiare un forte vento e i marosi si alzarono minacciosi. La barca s’ innalzava sulle creste dei flutti e ricadeva nell’abisso, era scossa e alle folate più forti di vento pareva si volesse capovolgere.

Gli Apostoli non si scorgevano più tra loro, poiché il buio pesto cresceva; nessuno parlava; si udiva solo il ritmo lacrimoso dei remi, il sibilio del vento, il cozzo dei flutti. Pareva venisse meno l’acqua di sotto ad ogni tonfo e la barca cadeva come se volesse sparire. Quel senso di vuoto improvviso dava le vertigini, le facce si contraevano in uno sforzo, quasi la volontà avesse voluto sostenere la fragile barca sull’abisso e risospingerla a galla. Remavano con l’angoscia nell’anima, poiché Gesù non era con loro. Oh, se ci fosse stato! Si sarebbero creduti al sicuro! I loro cuori per la stessa tempesta si orientavano a lui e quel desiderio era preghiera. Gesù del suo rifugio, li ascoltò e, benché lontano, li guardò poiché per lui le tenebre notturne non erano un ostacolo al vigilante sguardo del suo amore.

Gesù pregava.

Gesù pregava e gli apostoli pregavano…

Egli nell’amore, essi nello spavento. Egli nell’impeto della carità, essi nel terrore della morte. Pregarono. La loro voce salì sulle ali del vento, per così dire, raggiunse il Cuore di Gesù, lo raggiunse nell’estasi della sua preghiera, quando più grande era l’effusione del suo amore.

Discese dal monte come nube fulgente; nulla gli era di ostacolo, il suo Corpo era fuori delle leggi della materia; volo rapido fino al lago attraverso le acque turbinanti sorvolandole, da padrone.

Gli Apostoli avevano percorso a fatica 25 o 30 stadi, cioè 5500 metri. Egli percorse in un attimo, e a poca distanza da loro, rifulgendo di tenue luce per non spaventarli e per rendersi visibile, sempre dominatore delle leggi della materia, cominciò a camminare verso di loro. Essi ebbero paura, perché, in quel momento di sorpresa, lo scambiarono per un fantasma. Emisero un grido, forse chiamarono proprio istintivamente: “Gesù!”. Ed Egli rispose, rassicurandoli: “Sono io, non temete”. Al timore successe una gioia immensa; il mare si era calmato all’improvviso. Lasciarono i remi, lo vollero nella barca, lo accolsero con un esplosione di contentezza, come indica il testo greco, e la barca, frattanto, filò così presto sulle acque che toccò subito la terra alla quale erano diretti.

Commento ai Vangeli del Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo.

Quando ci sentiamo soli e sembra che siamo nella tempesta, allora il nostro grido di aiuto diventa preghiera a Lui che è in preghiera per noi, con noi. Egli viene, accogliamolo nella barca della nostra vita e non abbiamo paura di nulla perché Egli è con noi e domina tutto. Egli ci ripete: “Sono io, non abbiate paura”.

Santa Giornata!