Pensiero del giorno 30 luglio

 

 I frutti della Santa Comunione

 Il momento dell’intimità massima dell’amore eucaristico si sperimenta soprattutto nella Santa Comunione, sia sacramentale che spirituale. È qui che Gesù ripete sempre a noi: «Rimanete in me e io in voi» (Gv 15,4), «rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). Il frutto completo della Santa Messa, della Santa Comunione e dell’adorazione eucaristica, è la trasformazione graduale interiore che assimila via via la nostra persona a Gesù Ostia, con l’acquisto delle virtù di Gesù è con la sua perfezione che configura la nostra vita in modo sempre più santo.

Il punto culminante, in effetti, è la trasformazione dell’anima nella stessa “Eucaristia”, nel senso che il nutrirsi santamente e quotidianamente dell’Eucarestia porta l’anima a diventare in certo modo “Eucaristia” e dà alla vita cristiana una reale impronta “eucaristica”.

Se l’Eucaristia, infatti, è pane spezzato, è vino versato, significa che essa si sostanzia interamente della Carità divina che si dona e si sacrifica, della Carità che si offre e si immola con la pratica delle Virtù più eroiche, primariamente con la dedizione di sé agli altri, con la dedizione che si fa completa fino al sacrificio totale di sé, senza riserve.

Basterebbe pensare, per questo, all’esempio luminoso di San Massimiliano Maria Kolbe che nel campo della morte di Auschwitz immola tutto sé stesso per la salvezza di un fratello prigioniero, sostituendosi a lui nel bunker della morte. Ma non è affatto difficile verificare questo donarsi in sacrificio nelle vite di tutti i Santi e particolarmente, forse, dei Santi francescani.

 Consanguinei con Gesù

La Santa Comunione è «il Signore vivente che si dona a me, entra in me e mi invita a consegnarmi a Lui così che possono valere anche per me le parole di San Paolo: “non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”. Solo in tal modo, il comunicarsi è un atto veramente umano, che innalza e trasforma l’uomo», come ha affermato il papa Benedetto XVI dicendo che «nell’Eucaristia l’adorazione deve diventare unione […]. Il Corpo e il Sangue di Cristo sono dati a noi affinché noi stessi veniamo trasformati a nostra volta. Noi stessi dobbiamo diventare Corpo di Cristo, consanguinei di Lui.

Questo sorprendente effetto della Santa Comunione -che ci rende consanguinei di Gesù- è stato rilevato anche da San Massimiliano Maria Kolbe quando, con accenti di profonda fede, esclamava in atto di supplice adorazione a Gesù presente nell’Eucaristia: «Il tuo Sangue scorre nel sangue mio, la tua anima, o Dio incarnato, compenetra la mia anima, le dà forza e la nutre».

Diventare “Eucaristia”, dunque farsi “Ostia” con “Gesù Ostia” attraverso l’Immacolata e nell’ Immacolata, salire sempre la scala bianca dell’Immacolata che è, appunto, la scala bianca dell’Eucarestia per diventare, come Lei, “Ostie eucaristiche”: è questo è il frutto più bello della Santa Comunione fatta con Maria Santissima.

Facciamo anche noi la prova. Non ne resteremo delusi. Anzi, potremmo anche noi esclamare con Santa Gemma estatica: «Quanto è bella la Comunione fatta con la Mamma del Paradiso!». Ogni Santa Comunione è una vera «festa dell’amore», diceva ancora Santa Gemma Galgani. E in questa «festa dell’amore»  l’anima innamorata può esultare cantando con San Giovanni della Croce: «miei sono i cieli e mia la terra, miei sono gli uomini, i giusti sono miei i miei; r miei i peccatori. Gli Angeli sono miei e la Madre di Dio è mia, tutte le cose sono mie. Lo stesso Dio è mio e per me, poiché Cristo è mio e tutto per me».

Da

Amore al Corpo e Sangue di Cristo di P Stefano M Manelli