Pensiero del giorno 31 gennaio 2025
Marco 4, 26-29
« … dorma o vegli, il seme germoglia e cresce. »
Il contadino religioso (faccio fatica a pensare che un vero contadino possa essere a-religioso; ma di questi tempi …) sa che, se il Signore non concede il pane, invano egli fatica. Riconosce di essere una piccola creatura che, senza fuggire il suo pesane lavoro, chiede al Creatore ed da Lui attende un buon raccolto.
Fra la fatica della preparazione del terreno e della semina, e la fatica della mietitura, il contadino vive il tempo dell’attesa, con trepidazione e speranza, unito nella preghiera a tutta la sua famiglia. E’ il tempo sacro in cui nel seno della terra deve avvenire la passione e morte del seme, con la sua risurrezione nella nuova spiga piena di tanti nuovi chicchi.
Così, anche noi credenti, chiamati per grazia divina ad essere collaboratori del Signore Gesù nell’edificazione del suo Regno, dobbiamo umilmente riconoscere che, se non è Lui a costruire, vana è la nostra fatica. Non saremo noi a salvarci e non saremo noi a salvare la Chiesa dalle tempeste che periodicamente la investono con terribile forza.
L’unico Salvatore è Gesù Cristo, Colui che ha detto innanzitutto di Sé : << Se il chicco caduto in terra non muore rimane solo, se muore fa molto frutto >> (Gv 12, 24)
Noi possiamo essere suoi strumenti nella sua meravigliosa opera, tanto più fecondi quanto accetteremo di essere anche noi piccoli semini chiamati a morire per fare frutto. Ma questo solo per sua grazia e seguendo l’esempio dei Santi. E non solo. Come il contadino è educato dalla natura con i suoi ritmi, così noi credenti siamo educati dai ritmi della nostra liturgia bimillenaria: lasciamoci portare per mano da essa, participando ai Divini Misteri ogni volta che sia possibile. E quando fossimo impossibilitati, mettendoci in preghiera nella nostra casa – o nel letto di un ospedale – con l’aiuto di un Messalino.
Pace e bene
Don Marco
Santa giornata!