Pensiero del giorno 31 luglio

 

Diciottesima domenica del Tempo Ordinario

DISCORSO 107

SULLE PAROLE DEL VANGELO DI LC 12, 1321:
VI DICO, ASTENETEVI DA OGNI FORMA D’AVARIZIA”

Il precetto di guardarsi da ogni specie di cupidigia.

1. Non dubito che voi, i quali avete il timor di Dio, ascoltiate con timore la sua parola e la mettiate in pratica con gioia in modo da ottenere in seguito ciò ch’egli ha promesso e che adesso sperate. Abbiamo sentito poc’anzi il comandamento datoci dal Signore Cristo Gesù Figlio di Dio. Ci ha dato questo comandamento la Verità, la quale non può né ingannare né ingannarsi; ascoltiamola, temiamo, stiamo in guardia. Che cosa dunque ci ha comandato? Dico a voi – dice – di tenervi lontani da ogni specie di cupidigia 1. Che significa: da ogni specie di cupidigia? Che vuol dire: da ogni specie? Perché aggiunse da ogni specie? Avrebbe infatti potuto dire solo: “Tenetevi lontani dalla cupidigia”. Gli stava invece a cuore di aggiungere: da ogni specie, e dire: Tenetevi lontani da ogni specie di cupidigia.

In qual occasione il precetto fu dato da Cristo.

 2. Nel santo Vangelo ci appare chiaro il motivo di quell’aggiunta, come l’occasione stessa che diede origine a quel precetto. Un tale infatti aveva pregato Cristo di fare da arbitro contro suo fratello, che gli aveva tolto tutto il patrimonio e non voleva rendere al fratello la parte che gli spettava. Voi vedete bene quanto giusta ragione aveva quel tale che aveva pregato Cristo di fare da arbitro. In realtà egli non cercava di rubare la roba d’altri ma cercava la roba lasciatagli dai genitori, reclamava solo la sua proprietà interponendo il Signore come arbitro e giudice. Aveva un fratello iniquo ma aveva trovato il giudice giusto contro il fratello ingiusto. Avrebbe dovuto dunque perdere l’occasione per una causa tanto giusta? Oppure chi avrebbe potuto dire a suo fratello: “Rendi la parte dovuta a tuo fratello” se non glielo avesse detto Cristo? Glielo avrebbe forse detto il giudice che probabilmente il fratello, divenuto più ricco per la sua rapina, avrebbe potuto corrompere con dei regali Lo sventurato dunque privato dei mezzi lasciatigli dai genitori, avendo trovato un giudice di quella specie e altamente qualificato, gli si avvicina e lo prega d’interporsi come arbitro e gli espone in due parole il proprio caso. Quale motivo infatti c’era di esporre il caso per filo e per segno, dal momento che parlava a Colui che poteva vedere anche il cuore? Signore – disse – di’ a mio fratello di spartire con me l’eredità 2. Il Signore non gli rispose: “Venga qua tuo fratello”. Ma neppure mandò a intimargli di comparire in giudizio o, se già era lì presente, a chi lo aveva chiamato a giudicare disse: “Dimostra ciò che asserivi”. Chiedeva la metà dell’eredità, la chiedeva sulla terra, mentre il Signore gliela offriva nel cielo per intero. Il Signore gli dava molto di più di quanto quello reclamava.

Perché Cristo non volle spartire l’eredità.

3. Di’ a mio fratello di spartire con me l’eredità. La causa è giusta ed esposta con poche parole. Ma ascoltiamo Cristo che nello stesso tempo è giudice e maestro. O uomo – gli dice – o uomo; tu che reputi una gran cosa cotesta eredità, che cos’altro sei se non un uomo? Voleva fare di lui qualcosa di più grande d’un uomo. Che cosa di più grande voleva fare di lui, al quale voleva togliere la cupidigia? Che cosa di più grande voleva fare di lui? Ve lo dico io. Io ho detto: voi siete dèi, e figli dell’Altissimo tutti 3. Ecco che cosa voleva fare di lui, annoverarlo tra gli dèi, immune da ogni impulso di cupidigia. O uomo, chi ti ha costituito mediatore nella spartizione dei vostri beni? 4. Così pure l’apostolo Paolo, servo dello stesso Cristo, quando diceva: Vi scongiuro, fratelli, di essere tutti unanimi nel parlare, che non vi siano divisioni tra voi 5, non voleva essere divisore. Infine coloro che erano suoi seguaci e dividevano il Cristo, li ammoniva dicendo: ciascuno di voi dice: Io sono di Paolo, io invece sono d’Apollo, e io di Cefa, e io di Cristo. Ma Cristo è forse diviso? Forse che Paolo è stato crocifisso per voi o siete stati battezzati nel nome di Paolo? 6. Vedete dunque quanto sono malvagi coloro che vogliono sia diviso colui che non volle essere divisore. Chi mi ha costituito mediatore – dice – nella spartizione dei vostri beni?

È colpevole di avarizia chi conserva con cupidigia anche solo i propri beni.

 4. Hai chiesto un favore, ascolta il mio consiglio. Io vi dico: Tenetevi lontani da ogni specie di cupidigia 7. Forse – dice – tu chiameresti avaro e cupido uno, se andasse in cerca di beni altrui; io al contrario ti dico che non devi bramare con cuore cupido e avido nemmeno i beni tuoi. Ecco che vuol dire l’inciso: da ogni specie. Tenetevi lontani – dice- da ogni specie di cupidigia. È un precetto molto pesante. Se per caso un tale peso viene posto sulle spalle di persone deboli, chi ve lo pone venga pregato di degnarsi di concedere le forze necessarie. Non dobbiamo considerare, o miei fratelli, come un precetto di poco conto quello che ci dà nostro Signore, il nostro Redentore, il nostro Salvatore, ch’è morto per noi, ha dato il suo sangue come prezzo per riscattarci, il nostro avvocato e giudice; non è da prendersi alla leggera quando dice: Guardatevi. Sa bene lui quanto è dannosa questa passione; noi non lo sappiamo: dobbiamo prestar fede a lui. Guardatevi, dice. Perché? Da che cosa? Da ogni specie di avarizia. “Ma io conservo la mia roba, non rubo l’altrui”. Tenetevi lontani da ogni specie di avarizia. È avaro non solo chi arraffa la roba altrui, ma è avaro anche colui che conserva con cupidigia i propri beni. Se dunque in tal guisa è colpevole chi conserva i propri beni con cupidigia, quale condanna meriterà chi arraffa la roba altrui? Tenetevi lontani – dice – da ogni specie di cupidigia, perché anche se uno è molto ricco, la sua vita non dipende dai suoi beni 8. Chi mette in serbo molte cose, quante ne può prendere per vivere? Quando uno ne ha tolta una parte e in certo modo ne ha separato mentalmente il sufficiente per vivere, rifletta bene a chi rimarrà il resto, per evitare che, mentre conserva il necessario per vivere, ammassi ciò che potrebbe essergli la causa di morire. Ecco Cristo, ecco la Verità, ecco la Severità. Guardatevi, dice la Verità. Guardatevi, dice la Severità. Se non ami la Verità, abbi paura della Severità. La vita d’un uomo non dipende dai suoi beni anche se è molto ricco. Credigli, non t’inganna. Tu al contrario dici: “Anzi, la vita dell’uomo dipende dai suoi beni”. Egli non t’inganna. Sei tu che inganni te stesso.

È imprudente il ricco che si propone di conservare invece di fare elemosina

 5. Da quest’occasione dunque, dal fatto cioè che quel tale, che aveva chiamato Cristo a fare da giudice, cercava d’ottenere la propria parte, senza desiderare d’appropriarsi della roba altrui, nacque questa massima di nostro Signore; egli però non s’accontentò di dire: Guardatevi dall’avarizia, ma aggiunse: da ogni specie d’avarizia. Ma non gli bastò quest’ammonizione e presentò quindi un’altra parabola, quella d’un ricco i cui possedimenti avevano prosperato. C’era – dice – un ricco, le cui terre avevano prosperato 9. Che vuol dire: avevano prosperato? Le terre che possedeva avevano prodotto abbondanti frutti. Quanto erano abbondanti quei frutti? Tanto che non trovava posto ove riporli; quel vecchio avaro si trovò d’un tratto nelle angustie a causa dell’abbondanza. Quanti anni infatti erano passati e tuttavia i suoi granai erano stati sufficienti! Ma quell’anno il raccolto fu così abbondante che non furono più sufficienti i magazzini che prima solevano bastare. E così quell’infelice andava escogitando un progetto non già sul modo di donare, ma di conservare l’eccedenza del raccolto e a furia di pensare trovò l’espediente. Gli parve senza dubbio d’essere stato saggio nel trovare un mezzo ingegnoso. Fu accorto nel prendere la risoluzione, decise saggiamente. Che cosa decise? Demolirò – disse- i vecchi magazzini e ne costruirò altri più vasti e li riempirò e poi dirò all’anima mia 10. Che dirai all’anima tua? Anima mia, ora hai fatto molte provviste per molti anni: riposati, mangia, bevi, vivi nei piaceri 11. Ecco che cosa disse alla propria anima quel saggio scopritore di mezzi ingegnosi!

Bisogna pensare all’anima non perché abbia dei beni, ma sia buona.

6. Ma gli disse Dio 12, il quale non disdegna neppure di parlare con gli stolti. Qualcuno di voi forse dirà: “Ma in qual modo Dio ha parlato con uno stolto?”. O miei fratelli, a quanti stolti parla egli quando si legge il Vangelo! Quando viene letto, coloro che lo sentono ma non lo mettono in pratica, non sono forse stolti? Che cosa disse dunque il Signore? Poiché quel tale d’altra parte si riteneva sapiente nel trovare un accorto espediente: Stolto – gli disse -, stolto, tu che ti credi essere saggio: stolto, tu che hai detto all’anima tua: Ora hai fatto molte provviste per molti anni; proprio oggi ti sarà richiesta l’anima tua 13. L’anima alla quale hai detto: Hai molti beni, ti sarà richiesta proprio oggi e non avrà alcun bene. Disprezzi essa questi beni e sia buona essa, affinché quando sarà richiesta, esca dal corpo sicura. Chi infatti è più malvagio d’uno che desidera avere molti beni ma non vuol essere buono proprio lui? Sei indegno d’avere ciò che desideri, dal momento che non vuoi essere ciò che desideri avere. Vuoi forse avere una fattoria cattiva? No, di certo, ma una buona. Vuoi forse avere una moglie cattiva? No, ma una buona. Vuoi forse avere infine un mantello cattivo? oppure un paio di scarpe cattive? Perché solo l’anima vuoi averla cattiva? Non disse Cristo a quello stolto che escogitava dei mezzi inutili, che progettava di costruire nuovi magazzini senza preoccuparsi del ventre dei poveri, non gli disse: “Oggi l’anima tua sarà trascinata all’inferno”; non gli disse nulla di simile, ma ti sarà richiesta. “Non ti dico dove l’anima tua è destinata ad andare, ma tuttavia di qui, ove per lei metti in serbo tanti beni, volere o no, dovrà andarsene. Ecco tu, stolto, hai progettato di riempire altri magazzini più grandi, come se non ci fosse nessun altro scopo a cui destinare il superfluo”.

Coloro che portano il segno di Cristo sulla fronte dell’uomo interiore sono sicuri in mezzo ai cattivi.

 7. Ma forse quel tale non era ancora cristiano. Siamo noi, fratelli, coloro che debbono ascoltare, perché a noi che abbiamo la fede viene letto il Vangelo, da noi è adorato Colui che ha fatto quell’affermazione e da noi è portato sulla fronte il suo segno ed è posseduto nel cuore. Poiché c’è una grandissima differenza se uno ha il segno di Cristo sulla fronte oppure sulla fronte e nel cuore. Avete udito oggi che cosa ci diceva il santo profeta Ezechiele, come cioè prima che Dio inviasse lo sterminatore del popolo iniquo, inviò un messo incaricato di fare un contrassegno e gli disse: Va’ e fa’ un segno sulla fronte di coloro che sospirano e piangono per i peccati del mio popolo, dei peccati che si compiono in mezzo a loro 14. Non disse: “Che si compiono fuori di essi”, ma in mezzo a loro. Tuttavia sospirano e piangono; per questo sono segnati sì sulla fronte, ma sulla fronte dell’uomo interiore, non di quello esteriore. C’è infatti la fronte nel volto, ma c’è anche quella nella coscienza. Allorché dunque alle volte riceve un’impressione la fronte interna, arrossisce quella esterna; arrossisce sotto l’emozione del pudore o impallidisce a causa del timore. C’è dunque la fronte dell’uomo interiore. Lì furono contrassegnati coloro che non dovevano essere sterminati, poiché, sebbene non correggessero i misfatti che venivano compiuti in mezzo a loro, tuttavia se ne addoloravano e se ne separavano grazie allo stesso dolore; ma pur separati davanti a Dio, erano mescolati agli occhi degli uomini. Vengono contrassegnati occultamente, ma non vengono offesi apertamente. Viene poi inviato lo sterminatore e gli viene detto: Va’, stermina, non risparmiare né piccoli né grandi, maschi e femmine, ma non toccare coloro che hanno il segno sulla fronte 15. Quanta sicurezza, fratelli miei, è stata concessa a voi che tra questo popolo sospirate e piangete i peccati che si commettono in mezzo a voi, senza che voi li facciate!

Per non peccare si deve evitare ogni specie di avidità.

 8. Ma perché non commettiate peccati, guardatevi da ogni specie di cupidigia 16. Vi dirò più diffusamente che significa da ogni specie di cupidigia. Rispetto ai piaceri sensuali è avido colui al quale non basta la propria moglie. Anche la stessa idolatria è chiamata avidità 17, poiché riguardo alla stessa divinità è avido colui al quale non basta l’unico vero Dio. Qual anima si crea molti dèi, se non quella avida? Qual anima si crea falsi martiri se non quella avara? Guardatevi da ogni specie di cupidigia. Ecco, tu ami i tuoi beni e ti vanti di non andare in cerca degli altrui: rifletti però quanto male fai non ascoltando Cristo che dice: Guardatevi da ogni specie di cupidigia. Ecco, tu ami i tuoi averi, non rubi gli altrui; li hai procurati con la tua fatica, con giustizia, possiedi beni che ti sono stati lasciati in eredità o ti sono stati offerti da un amico come ricompensa; hai viaggiato per mare, sei andato incontro a tanti pericoli, non hai frodato, non hai giurato il falso, hai guadagnato ciò che Dio ha voluto; eppure tu li conservi avidamente senza sentire rimorso, poiché non li hai ricavati disonestamente e non desideri appropriarti di quelli degli altri. Se rifiuterai di ascoltare Colui che dice: Guardatevi da ogni specie di cupidigia, ascolta almeno quanto male potrai compiere a causa delle tue ricchezze. Può capitare per esempio che tu un giorno divenga giudice. Non verrai corrotto perché non desideri la roba d’altri; nessuno ti farà regali e ti dirà: “Pronuncia una sentenza contro il mio nemico”. Dio ne scampi! Quando mai ti si potrebbe convincere a fare una simile cosa, dal momento che non desideri appropriarti della roba altrui? Bada però qual male potrai fare a causa dei tuoi beni. Chi desidera che tu giudichi male e pronunci una sentenza a proprio favore contro il proprio nemico, forse è un potente e può intentarti una falsa accusa per farti perdere i tuoi beni. Tu consideri la sua potenza, ci rifletti sopra; da una parte pensi ai beni che hai messo in serbo e a cui sei affezionato, da un’altra pensi ai beni che tu non possiedi, ma a quelli per i quali nutri un attaccamento dannoso. Consideri il vischio che ti tiene attaccato e non ti lascia libere le ali della virtù e pensi tra te stesso: “Se offenderò costui che adesso è molto potente, egli presenterà sul mio conto delle accuse ingiuste e mi saranno confiscati i beni e perderò quanto possiedo”. In tal modo pronuncerai una sentenza ingiusta non per il fatto che desideri la roba altrui ma perché vuoi conservare la tua.

Ancora sul pericolo d’un avaro attaccato con cupidigia anche solo ai propri beni.

 9. Supponiamo che uno abbia udito Cristo, che abbia udito con timore le parole: Guardatevi da ogni specie di cupidigia, e che non venga a dirmi: “Io sono povero, un plebeo, di bassa condizione, un uomo qualunque; quando mai potrò sperare di divenire giudice? Non temo la tentazione, il cui pericolo hai esposto sotto i nostri occhi”. Ma io anche al povero dico che deve temere. Ti chiama una persona ricca e potente perché tu abbia a testimoniare il falso in suo favore. Che farai adesso? Rispondimi. Tu possiedi un buon peculio: te lo sei guadagnato con le tue fatiche e lo hai messo da parte. Quel tale ti sollecita dicendo: “Testimonia il falso a mio favore e ti darò tanto e tanto”. Tu però non brami la roba altrui. “Dio me ne guardi – dici non bramo ciò che Dio non ha voluto darmi, non lo accetto; allontanati da me”. “Non vuoi accettare ciò che ti dò? Ti porterò via ciò che possiedi”. Ecco: esamina ora te stesso, interroga te stesso. Perché guardi verso di me? Guarda nel tuo interno, considerati nell’intimo, esamina te stesso nell’interno: siediti davanti a te stesso, mettiti a faccia a faccia con te stesso, stenditi sul cavalletto del precetto di Dio e tortura te stesso con il timore e non lusingarti, ma rispondi alla tua coscienza. Ecco, se uno ti facesse una simile minaccia, che cosa faresti? “Ti porterò via ciò che hai guadagnato con tanta fatica, se non testimonierai il falso a mio favore”. Supponi che Cristo ti dicesse: Guardatevi da ogni specie di cupidigia. “O mio servo – ti dirà – che ho riscattato e reso libero, che da schiavo che eri ti ho adottato come fratello, che ho inserito come membro nel mio corpo, ascoltami. Anche se ti portasse via ciò che hai guadagnato, non potrà toglierti me. Tu conservi la tua roba per non andare in rovina? Non ti ho forse detto: Guardatevi da ogni specie di cupidigia?“.

Bisogna evitare anche l’attaccamento eccessivo alla vita.

910. Ecco, tu sei turbato, tentenni; il tuo cuore è scosso come una nave dalle tempeste. Cristo dorme; sveglia lui che dorme e non sarai afflitto dalla tempesta che infuria. Sveglia lui che quaggiù non volle aver nulla, mentre tu hai tutto, e che per amor tuo arrivò fino alla croce e le sue ossa furono contate 18 dai nemici che lo insultavano mentre nudo pendeva dalla croce; e guardati da ogni specie di cupidigia. Non basta guardarsi dal desiderio sfrenato del denaro, guardati anche da quello di vivere. È un’avidità orribile e terribile. Talora uno disprezza i propri beni e dice: “Non testimonierò il falso”; “Non lo testimonierò – tu mi dici -: Io ti toglierò ciò che hai”. “Toglimi pure ciò che ho, ma non mi toglierai ciò che ho nel mio intimo”. Poiché non rimase povero colui che diceva: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come è piaciuto al Signore, così è avvenuto; sia dunque benedetto il nome del Signore. Nudo sono uscito dal seno di mia madre, nudo ritornerò nella terra 19. Nudo di fuori ma vestito di dentro. Nudo nel corpo, privo cioè di panni, dei panni corruttibili, ma vestito nell’anima. In che modo? I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia 20. Ma che diresti se quel tale, sentendo che disprezzi ciò che possiedi, ti dicesse: “Io ti ucciderò”? Rispondigli, se hai ascoltato Cristo: “Mi ucciderai? È meglio che tu uccida la mia carne, anziché io uccida l’anima mia per mezzo della mia lingua falsa. Che potrai farmi? Ucciderai la carne, ma ne uscirà libera l’anima destinata a riavere alla fine del mondo la stessa carne che ha disprezzato. Che cosa dunque potrai farmi? Se invece testimonierò il falso a tuo favore, ucciderò me stesso con la mia lingua anche senza uccidere me stesso quanto al corpo, poiché una bocca menzognera uccide l’anima 21“. Forse non dirai così. Perché non lo dirai? Perché desideri vivere. Desideri forse vivere più di quanto ha stabilito Dio? Sei forse certo di astenerti da ogni specie di cupidigia? Dio ha voluto che tu vivessi fino a quando costui è venuto ad abboccarsi con te. Forse ha intenzione di ucciderti per fare un martire. Non avere una brama sfrenata di vivere e non andrai incontro alla morte eterna. Non vedete che sempre una brama smodata, quando cioè vogliamo più di quello ch’è necessario, ci induce a peccare? Guardiamoci da ogni cupidigia, se vogliamo godere dell’eterna sapienza.

Fonte: https://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_137_testo.htm