Pensiero del giorno 4 aprile 2025
Don Mario
4 aprile 2025 Venerdì della IV Settimana di Quaresima
Tema del giorno: “Chiamati alla conversione: imparare ad amare come Dio ci ama”
Letture del giorno: Sap 2, 1. 12-22; Sal.33; Gv 7, 1-2. 10. 25-30.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.
Le letture di oggi ci conducono a riflettere sulla condizione del giusto perseguitato e sul mistero di un amore tanto grande da affrontare ogni incomprensione e ostilità. Questo scenario ci interroga sulle nostre relazioni con Dio e con gli altri, invitandoci a riconoscerci figli di un Padre che non abbandona e fratelli di un Figlio che accetta la via della sofferenza per la nostra salvezza.
1. L’Empietà Che Persegue il Giusto (Sap 2,1.12-22)
Nel brano del libro della Sapienza, ascoltiamo i propositi degli “empi” che decidono di tendere insidie al giusto, ritenuto un fastidio per le loro azioni malvage. In questa descrizione emerge la tensione tra la logica dell’egoismo – che rifiuta la luce della verità – e la fedeltà del giusto, il quale si affida a Dio, certo di un premio per la vita retta.
• Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti…
Questo passaggio anticipa, quasi profeticamente, la sorte di Gesù: un giusto condannato a una morte infamante. Ma rivela anche la durezza del cuore di chi sceglie l’empietà, incapace di cogliere la “sorte finale dei giusti”, cioè la vittoria dell’amore di Dio.
• Una critica alla cultura dell’indifferenza
Similmente, oggi siamo testimoni di una cultura che, a tratti, rifiuta la voce della coscienza e del bene comune. Il giusto, il profeta, il cristiano stesso, possono essere considerati scomodi quando svelano l’ingiustizia o annunciano la speranza in un mondo diverso. Ecco la chiamata alla conversione: non lasciarci conformare all’ingiustizia, ma rimanere saldi nella testimonianza.
2. “Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato” (Sal 33)
Il Salmo responsoriale ci offre un messaggio di conforto: Dio ascolta il grido dei giusti e dei perseguitati. Non si tratta di un Dio lontano o indifferente, bensì di un Padre che cammina con chi ha il cuore infranto.
• Una prossimità che consola
Il Signore “custodisce tutte le sue ossa; neppure uno sarà spezzato”. È un’immagine potente, che richiama l’idea di una protezione divina non solo per l’anima, ma anche per la debolezza del nostro corpo. Questa protezione non esclude la prova, ma assicura la presenza costante di Dio nella sofferenza.
3. Gesù e la Crescente Ostilità (Gv 7,1-2.10.25-30)
Nel brano evangelico di Giovanni, Gesù si trova in una situazione di pericolo: i Giudei cercano di ucciderlo, e lui si muove quasi di nascosto. Nondimeno, parla apertamente nel tempio, suscitando dibattito e perplessità sulla sua vera identità.
• Il Messia che disturba i progetti umani
Alcuni dubitano di Gesù perché “sappiamo di dov’è”, eppure il Cristo, mandato dal Padre, non può essere giudicato secondo le categorie puramente umane. L’ostilità verso Gesù cresce man mano che la sua Parola diviene più incisiva, rivelando invece la dimensione più profonda del peccato: il rifiuto di Dio e del suo inviato.
• “Non era ancora giunta la sua ora”
Questo dettaglio ci ricorda che la vita di Gesù segue il piano del Padre. Anche quando pare in balìa degli eventi, Egli sa che la croce – pur essendo un momento di estrema sofferenza – rientra nell’economia della salvezza. È un atto di amore che ci insegna come la fedeltà a Dio implica passare attraverso la prova, per giungere alla risurrezione.
4. Ritrovarci Figli e Fratelli: Un Invito alla Solidarietà
Nel contesto del tema settimanale, “Ritrovarsi figli e fratelli”, queste letture ci domandano: come possiamo essere solidali con il Figlio perseguitato? Come possiamo riconoscerci fratelli, uniti da uno stesso Padre, in un mondo che spesso rifiuta la luce del Vangelo?
• Sentirsi figli amati dal Padre
Sapere che il Signore è vicino a chi è spezzato nel cuore ci incoraggia a rivolgerci a Lui con fiducia. Come figli, siamo invitati a invocarlo nelle difficoltà, abbandonando ogni logica di vendetta o di disperazione.
• Vivendo come fratelli
Al tempo stesso, se ci riconosciamo uniti a Cristo, non possiamo rimanere indifferenti di fronte al dolore altrui. Siamo chiamati ad accogliere chi soffre, chi è perseguitato o emarginato, rendendo concreta quella fraternità che nasce dal Battesimo. L’amore ci spinge a farci prossimi, a spezzare le catene dell’individualismo, in un cammino comunitario verso la Pasqua.
Attualizzazione e Gesti Concreti
1. Preghiera per i perseguitati e per chi soffre
Preghiamo per coloro che, come Gesù, sono incompresi, minacciati, o vivono nella precarietà. Ricordiamo i tanti che, nel mondo, subiscono violenze a causa della loro fede o delle ingiustizie sociali.
2. Consolare chi ha il cuore spezzato
Prendiamoci cura di chi è nell’angoscia. Un messaggio, una visita, un gesto di solidarietà: questi atti ci rendono fratelli in Cristo.
3. Coraggiosi nel testimoniare il Vangelo
Non facciamoci intimorire dalle ostilità o dal giudizio altrui. Come Gesù che parla apertamente, chiediamo la forza di confessare la nostra fede con rispetto e chiarezza, certi che “non è ancora giunta la nostra ora” se ci affidiamo al disegno di Dio.
La Parola di oggi ci insegna che la fedeltà a Dio e l’amore per il prossimo non sono facili, e spesso incontrano resistenze e incomprensioni. Eppure, siamo chiamati a ritrovarci figli di un Padre che ci ama e fratelli di un Cristo che accetta anche la persecuzione per condurci alla salvezza.
Preghiamo affinché, in questo tempo quaresimale, il Signore ci doni il coraggio di vivere come figli che confidano nel Padre e come fratelli solidali con chi soffre, annunciando con la vita la forza di un amore che non si piega di fronte all’ostilità, ma cammina con decisione verso la luce della Pasqua.
Omelia
Fratelli e sorelle amati nel Sangue di Cristo, la Parola che oggi ci viene donata ci conduce a contemplare il mistero del giusto perseguitato e ci invita a riflettere su come imparare ad amare come Dio ci ama. La Quaresima è tempo di conversione e la conversione autentica non è solo il distacco dal peccato, ma l’apertura del cuore a un amore più grande, un amore che non si lascia piegare dalle ostilità e dalle difficoltà, un amore che si dona senza calcoli. La prima lettura ci presenta un brano del libro della Sapienza che sembra quasi un’anticipazione della Passione di Cristo. Gli empi congiurano contro il giusto perché la sua vita è scomoda, perché la sua presenza smaschera le loro opere malvagie. Lo vogliono mettere alla prova, vogliono schernirlo, vogliono vedere se Dio interverrà per salvarlo. È l’atteggiamento di chi non solo rifiuta la verità, ma la combatte con ogni mezzo. Quante volte anche nella nostra società vediamo il giusto perseguitato, la verità scomoda respinta, il bene deriso. Ma Dio non è assente. La logica dell’empietà non ha l’ultima parola. La sofferenza del giusto non è inutile, perché proprio attraverso questa prova si manifesta la forza dell’amore autentico, un amore che non cerca vendetta ma rimane saldo nella fiducia nel Signore.
Il Salmo ci offre una risposta di speranza. Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli libera i suoi servi da ogni angoscia. Questo non significa che il cammino del giusto sia privo di dolore, ma che nel dolore Dio non abbandona. Quante volte ci troviamo a fare esperienza della sofferenza e ci chiediamo dove sia Dio. Il Salmo ci assicura che Dio è accanto a noi, che ascolta il nostro grido, che custodisce la nostra vita. La sua vicinanza non è solo un conforto spirituale, ma una realtà concreta che ci sostiene e ci permette di non soccombere nelle prove della vita.
Nel Vangelo vediamo Gesù affrontare l’ostilità crescente di chi non vuole accettare la sua missione. Si avvicina la festa delle Capanne e Gesù, pur sapendo che la sua vita è minacciata, si reca ugualmente a Gerusalemme. C’è chi si interroga su di lui, chi dubita, chi rifiuta di credere. La loro difficoltà nasce dal fatto che credono di sapere tutto di lui: sappiamo di dov’è, dicono. Eppure, la verità di Gesù va oltre ciò che appare. Egli viene dal Padre, ma chi si chiude in sé stesso, chi non si lascia illuminare, non può riconoscerlo. Quante volte anche noi pensiamo di conoscere Dio, pensiamo di sapere già tutto, e invece il nostro cuore è chiuso. Gesù ci ricorda che il suo annuncio non può essere accolto con una fede superficiale. Occorre un’apertura autentica, una disponibilità a lasciarsi sorprendere dal mistero di Dio. Eppure, nonostante l’incomprensione e l’ostilità, Gesù non si lascia fermare. Continua a proclamare il Regno, continua a offrire la verità, continua ad amare. Nessuno può mettergli le mani addosso, perché non è ancora giunta la sua ora. La sua vita non è nelle mani dei nemici, ma nelle mani del Padre.
Questa Parola oggi ci chiede di interrogarci. Sappiamo riconoscere il giusto perseguitato nel nostro tempo? Sappiamo essere vicini a chi soffre ingiustamente? Siamo capaci di accogliere il Vangelo con cuore libero, senza resistenze? La Quaresima ci offre l’occasione per imparare ad amare come Dio ci ama. Un amore che non si chiude nell’indifferenza, che non si lascia scoraggiare dalle difficoltà, che non si piega di fronte al rifiuto. È questo l’amore che Cristo ci mostra sulla croce, è questo l’amore che siamo chiamati a vivere ogni giorno. Chiediamo al Signore di donarci un cuore libero, capace di riconoscere la sua presenza, capace di rimanere saldo nella prova, capace di donarsi senza paura. Se impareremo ad amare così, la nostra vita diventerà davvero una testimonianza luminosa del Vangelo, un segno concreto della vittoria dell’amore sulla paura, della verità sulla menzogna, della vita sulla morte. Amen.