Pensiero del giorno 5 ottobre
Ave Maria!
Santa Faustina Kowalska
Dal vangelo secondo Luca (11, 1-4)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».
Riflessione
Signore, insegnaci a pregare. La realtà della preghiera pervade tutto il vangelo di Luca, dall’inizio alla fine e sempre, in maniera più o meno esplicita, chiama in gioco la verità della filiazione divina: “Quando pregate dite: Padre”. D’altra parte cos’è la preghiera se non “un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati” (S. Teresa). La preghiera, dunque non implica semplicemente un dire delle labbra; si può pregare anche in silenzio. La preghiera è ciò che l’anima dice e che talvolta può essere espresso anche con le parole. Nel racconto del vangelo il discepolo chiede a Gesù di insegnar loro a pregare dopo averlo visto pregare. “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,), dirà Gesù a Filippo durante l’ultima cena. Vedendolo pregare il discepolo deve aver intuito in qualche modo questa unione tra Gesù e il Padre, come se trasparisse all’esterno e gli deve esser nato nell’anima il desiderio di imitarlo. La realtà della preghiera porta sempre con sé questa duplice dinamica: da una parte c’è bisogno di qualcuno che insegni a pregare, che introduca nel mondo della preghiera e che soprattutto sia di modello e di esempio con la sua esperienza. Dall’altra parte, però, la preghiera è un cammino strettamente personale durante il quale nessuno può prendere il posto dell’altro e si impara a pregare pregando, sotto la guida dell’unico vero Maestro. Così è stato per i Santi. Essi hanno avuto maestri e modelli, ma soprattutto hanno fatto l’esperienza diretta e personale del colloquio intimo con Dio, guidati dallo Spirito Santo, divenendo poi essi stessi maestri di preghiera per altri. Gesù, però, è un Maestro tutto particolare perchè non solo insegna a pregare, ma anche perché fa il dono del suo stesso Spirito, col quale gridare “Abbà, Padre” (Rm 8,14ss), trasportando colui che prega nella sua stessa relazione di intimità col Padre e rendendolo figlio adottivo. Il cammino della preghiera cristiana, cioè la preghiera fatta in Gesù e con Gesù, diventa piano piano vita di intimità divina.
Questa è stata l’esperienza di santa Faustina Kowalska: “Sento che sono tutta di Dio; sento che sono Sua figlia. Sento che sono totalmente proprietà di Dio; avverto questo anche fisicamente e sensibilmente. Sono pienamente tranquilla per tutto, poiché so che è compito dello Sposo pensare a me. Ho dimenticato completamente me stessa. La mia fiducia è riposta senza limiti nel Suo misericordiosissimo Cuore. Sono continuamente unita a Lui. Avverto come se Gesù non potesse essere felice senza di me e io senza di Lui. Benché comprenda bene che, in quanto Dio, è felice in Se stesso e non ha bisogno assolutamente di nessuna creatura per la propria felicità, tuttavia la Sua bontà Lo costringe a donarsi alle creature e questo con una inconcepibile generosità”. È l’esperienza del Regno di Dio sulla terra, ma non è ancora il riposo dell’eternità. Finché militiamo in questo mondo dobbiamo essere sempre attenti e vigilanti proprio con le armi della preghiera. È ancora la nostra Santa che ce lo ricorda: “Con la preghiera l’anima si prepara ad affrontare qualsiasi battaglia. In qualunque condizione si trovi un’anima, deve pregare. Deve pregare l’anima pura e bella, poiché diversamente perderebbe la sua bellezza. Deve pregare l’anima che tende alla purezza, altrimenti non vi giungerà. Deve pregare l’anima che si è appena convertita, diversamente cadrebbe di nuovo. Deve pregare l’anima peccatrice, immersa nei peccati, per poter risorgere. E non c’è anima, che non abbia il dovere di pregare, poiché ogni grazia arriva tramite la preghiera”. Infine tutto questo non una volta ogni tanto, ma con fedeltà e perseveranza. “Gesù mi fece conoscere come l’anima deve essere fedele alla preghiera, nonostante le tribolazioni, l’aridità e le tentazioni, poiché dalla preghiera in prevalenza dipende talvolta la realizzazione dei grandi progetti di Dio, e se noi non perseveriamo nella preghiera, mettiamo degli impedimenti a ciò che Iddio voleva compiere per mezzo nostro oppure in noi”. Pertanto quella stessa preghiera che unisce intimamente a Dio, rende nello stesso tempo colui che prega, suo stretto collaboratore nel piano della redenzione. “Figlia Mia, dammi le anime. Sappi che il tuo compito è quello di conquistarMi le anime con la preghiera e col sacrificio, incitandole alla fiducia nella Mia Misericordia”.
SANTA GIORNATA!