Pensiero del giorno 5 ottobre 2025
XXVII Domenica del Tempo Ordinario,
PREGHIERA DEL MATTINO
Talvolta, Signore, mi sembra che non mi ascolti, che sia lontano da me, dai miei problemi, dalle mie sofferenze, dalle mie croci. Questo sentimento è forse dovuto al fatto che non sono ancora capace di vedere in queste croci quale sia la mia, di ogni giorno, quella che mi assimila a te. È, in fondo, un problema di fede, di una mancanza di una fede viva, la sola che possa salvarmi. Anch’io devo chiederti, come gli apostoli, di aumentare la mia fede. Ma devo cominciare da ciò che mi è più difficile: svuotarmi di me stesso, del mio egoismo, per sentirmi vicino a te, tuo servitore, tuo schiavo. Sarà il solo modo per riconoscere che sono veramente tuo amico. Amen.
IL VANGELO DI OGGI
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
UNA RIFLESSIONE PER TE
Il brano evangelico di questa liturgia domenicale pone al centro della nostra attenzione la fede. La vicinanza dei discepoli con Gesù, durante la sua missione terrena fa scoprire loro che in Gesù vi è un qualcosa di insondabile alla mente umana. Si rendono conto che sfugge loro qualcosa proprio nella comprensione di Gesù. Il suo messaggio ed il suo insegnamento sembrano essere molto difficoltosi per la loro applicazione. Il messaggio di Gesù comporta, allora, una nuova appartenenza, che sembra non essere aperta a tutti. Leggiamo nel brano del vangelo di Luca che precede il vangelo odierno e scopriamo che Gesù parla del reciproco perdono, da attuare sempre ed in ogni circostanza. La legge che Dio aveva affidato a Mosè è una legge di giustizia, anche sociale, ma in essa non compare il perdono; oltretutto il perdono stesso è una prerogativa di Dio. I discepoli sono sconcertati ma non vogliono avvilirsi di fronte a queste difficoltà; si rivolgono con fiducia a Gesù. La loro esperienza vera e concreta di vita con Gesù, fa comprendere loro l’inadeguatezza umana a compiere la volontà di Dio. Nasce allora in modo quasi spontaneo la domanda di accrescere la propria fede. La domanda dei discepoli non è la richiesta di spiegazioni intellettuali a verità non umanamente accessibili; vogliono andare oltre a quello che vedono con i loro occhi. I discepoli pongono nella fede la loro reale e concreta possibilità di cambiare la vita. La loro richiesta, già in sé, contiene un esplicito atto di fede rivolto al Maestro, al quale rivolgersi per le preghiere. Gesù risponde in modo adeguato a questa esortazione e comprende che la loro richiesta si riferisce in modo preciso ed specifico al loro mandato nel discepolato. La richiesta di fede dei discepoli, diventa la preghiera universale della chiesa; diventa la nostra preghiera. Si scopre allora che essere discepoli di Cristo non deriva dai meriti umani. Il dono pasquale di Cristo è proprio nel sentirsi appartenenti ad un nuovo discepolato ed ad una nuova realtà. Noi possiamo meglio comprendere questa fede nel Mistero di Cristo.
UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!
Carissima amica ed amico, buongiorno e buona Domenica. Nel grande progetto di Dio in cui è all’opera il suo provvido amore, ciascuno di noi è ritenuto degno di poter contribuire a realizzarlo. Quando uno, in qualche misura dice: non so che cosa fare della mia vita, o è privo di senno o deve uscire dal buio di un suo incompiuto modo di essere. Ma lo è altrettanto chi, dopo aver compiuto a dovere quello che era chiamato a fare, avanza pretese e si lamenta per non averne ricavato consensi, onori, plauso, soldi, roba… “Libertà vo cercando” faceva dire Dante a uno dei suoi grandi personaggi. Ebbene, liberi si diventa quando la parola di Gesù ci sbarazza da un presuntuoso e pesante senso di quel che valiamo o crediamo di valere. “Servi inutili” dice il testo, non per minimizzare la nostra vera dignità ma per collocarci al posto giusto dentro la nostra creaturalità. Quando, al posto in cui Dio mi pone, servo a Lui, al suo piano di salvezza, da inutile Egli mi rende utilissimo, proprio in ordine a quel piano. Sta lì la mia gioia, il mio ben-essere. Questa mattina resta un congruo tempo a meditare su questa invocazione: “Sono un servo inutile, ho fatto solo ciò che dovevo fare. Infatti, poiché il servo fa il suo ufficio per dovere e per necessità, il padrone non gli deve nessuna gratitudine, se egli fa ciò che gli viene comandato. Così noi quando osserviamo i comandamenti. Via, dunque, la superbia, la vanagloria, il fumo della mente, e inginocchiamoci tra gli umili servi inutili”. Nella preghiera rivolgiti al Signore con queste parole: “Eccomi, Signore, sono servo inutile: Tu, però, degnati di utilizzarmi per il tuo stupendo piano di salvezza. Ti ringrazio e ti lodo. Amen”.
BUONA GIORNATA E BUONA DOMENICA. IL SIGNORE TI BENEDICA.
