Pensiero del giorno 6 settembre

Ave Maria!

IL VANGELO DI OGGI

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

UNA RIFLESSIONE PER TE

La scelta dei dodici apostoli è un moneto importante nella missione di Gesù. Gesù comincia a formare la sua futura Chiesa con il discepolato, da cui poi sceglie i dodici apostoli. Sul monte, dopo una notte in preghiera, Gesù compie questa elezione dei dodici apostoli ai quali affiderà un compito particolare. Il momento è importante e Gesù lo partecipa con semplicità e solennità. La preghiera solitaria di una intera notte significa proprio il valore fondamentale e fondativo di questo momento. Nel Vangelo di San Luca si vede che il monte è il luogo privilegiato della preghiera di Gesù. Sul monte, ora ci sono anche i discepoli. Si coglie, allora, il valore della notte in preghiera di Gesù anche come fonte del mandato ecclesiale. Possiamo già pensare a questo come un punto fondativo della chiesa, che nasce dalla preghiera di Cristo e ha bisogno della preghiera come vera spina dorsale che veicola la linfa vitale della Grazia. Rivolgiamo però la nostra attenzione proprio alla preghiera di Gesù Cristo; essa non è e non può essere come le preghiere che noi stessi rivolgiamo al Padre. Egli non prega certo per il discernimento e non è un “chiedere lumi” al Padre in una scelta così difficile e delicata. La preghiera di Gesù sottolinea la profonda unione e comunione tra il Padre ed il Figlio. I discepoli, presenti sul monte partecipano a questa comunione e la scelta dei dodici apostoli significa che il mandato Gesù che affiderà alla sua chiesa rende sempre efficace la Grazia infinita donata dal Figlio nella realizzazione del suo Mistero Pasquale. Sul monte avviene, si prefigura questo mandato nel segno della missione trinitaria che si realizza nel Gesù, vero uomo e vero Dio. La nostra preghiera dovrebbe avere sempre questo aspetto ecclesiale, perché celebrata nella chiesa – anche quella personale – con una grande valenza trinitaria. Lo scopo della nostra preghiera è di ritrovarci sul monte della comunione trinitaria del Padre ed il Figlio nello Spirito Santo per renderci disponibili al progetto di amore del Padre per noi.

UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!

Carissima amica ed amico, buongiorno. Gesù sta per chiamare a sé i suoi più intimi discepoli: i dodici apostoli. È una scelta importante. E ad essa antepone un’intera notte di orazione! Da notare che anche immediatamente prima di altre realizzazioni di grande rilievo, Gesù è colto dagli evangelisti in preghiera. Quando sta per moltiplicare il pane e i pesci, quando è sul punto di istituire l’Eucaristia, mentre sta per essere trasfigurato ecc. Possiamo dire che da un capo all’altro della sua vita pubblica passa il filo d’oro del suo pregare. Si pensi, all’inizio, il suo lungo pregare nel deserto e, da ultimo, la preghiera nell’orto degli ulivi prima d’iniziare la Passione, vertice supremo del suo “dare la vita”. Che cosa può significare oggi questo per noi? In una società efficientista e tutta volta al fare come la nostra, anche di fronte a impegni e realizzazioni che si presentano nella loro serietà urgenza e importanza, ci preoccupiamo spesso di affrontarli con preparazione adeguata. E ciò non è certo un male. Però, quanto ci guadagnerebbe il nostro operare se attingessimo alla preghiera le energie spirituali necessarie per compiere tutto nel nome del Signore, con quella potenza che viene a noi dalla sua morte e risurrezione! Questa mattina rifletti sulla tua preghiera, i suoi tempi, i suoi modo e i suoi sentimenti. Ti ricordo una espressione di S. Ambrogio che potrebbe aiutarti in questa tua riflessione: “E passò la notte in preghiera a Dio. Ecco che ti viene indicato un esempio, ti viene offerto un modello da imitare. Cosa non dovrai tu fare per la tua salvezza, mentre per te Cristo passa la notte in preghiera? Cosa ti conviene fare, quando vuoi intraprendere qualche opera buona, se consideri che Cristo, al momento di inviare gli apostoli, ha pregato?” Nella preghiera rivolgiti al Signore con questa invocazione: “Signore, Tu sei grande buono e potente, non permettere che mi dimentichi di te nel mio operare perché ciò che faccio per la tua gloria sia potenziato dalla tua grazia. Amen”.

BUONA GIORNATA E IL SIGNORE TI BENEDICA

Mese dell’Addolorata

Nessuno può negare che noi tutti passeremo all’eternità e quindi che moriremo. Per passare all’eternità, abbiamo bisogno, direi quasi, di un biglietto di viaggio e questo biglietto è il malanno che ci conduce alla tomba. A meno che non si muoia subitamente o violentemente, cosa che potremmo auspicare solo se morissimo per la Fede, tutti noi avremo un malanno finale.

Ci saranno periodi tormentosi assai, per noi e per quanti ci circondano e perciò bisogna che ci premuriamo perché non ci sorprende impreparati la malattia, bisogna dunque fare una grande provvista di soda spiritualità perché in quei momenti tutti gli ideali terreni svaniscono e se non si vive fortemente difede ci si trova in un vuoto vertiginoso e disperante.

Dolorosamente Gli uomini fanno provvista proprio di quello che meno serve loro nei malanni o peggio di ciò che loro nuoce.

È una cosa alla quale bisogna seriamente pensare almeno come si pensa a farsi un gruzzolo di denaro per il tempo della vecchiaia o come ci si preoccupa dell’avvenire di un fanciullo o di una fanciulla.

Procurandoci prima di tutto una riserva di intime consolazioni nel tempo del malanno, quale deve essere il nostro atteggiamento e quello di coloro che circondano l’infermo? Il nostro atteggiamento deve essere la pazienza e l’offerta a Dio di noi stessi e dei nostri dolori; dobbiamo guardare a Maria Santissima Addolorata e, come Lei, stare immobili della pace dell’unione alla Divina Volontà : «Stabat». E in quelli che circondano l’infermo l’atteggiamento deve essere questo: compassione e carità.  Anch’essi devono rimanere immobili nella carità, senza agitarsi o provocare agitazioni: «Stabat».  Nell’infermo ci sono tanti desideri contrastanti che possono urtarci… Chiudete la porta, aprite una finestra a destra, no, apritela a sinistra.

Occorre molta pazienza e molta carità. Maria stava ai piedi della croce; non potendo aiutare Gesù, gli dava il Cuore e noi, non potendo aiutare l’infermo che è immagine di Gesù crocifisso, diamogli il cuore, dandolo a Gesù sofferente. Allora non avremmo bisogno di simpatizzare o intenerirci per l’infermo, perché sarà Gesù sofferente ad attrarci e sarà il Cuore Addolorato di Maria a comunicarci la sua tenerezza.

Sac Dolindo Ruotolo