Pensiero del giorno 8 aprile 2025
Don Mario
8 aprile 2025 Martedì della V Settimana di Quaresima
Tema del giorno: “La misericordia che libera: alzare lo sguardo verso il figlio innalzato”
Letture del giorno: Nm 21, 4-9; Sal.101; Gv 8, 21-30.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.
Le letture di questo martedì ci accompagnano ancora a contemplare la forza liberante della misericordia divina. Come in tutta la V settimana quaresimale, il tema “La misericordia che libera” ci richiama alla fiducia: anche nei deserti della vita, Dio non ci abbandona, ma ci invita a guardare con speranza verso il “Figlio innalzato”, in cui ogni prova e ogni peccato possono trovare riscatto.
1. Il Popolo Ribelle e il Serpente di Bronzo (Nm 21,4-9)
Nel Libro dei Numeri, il popolo d’Israele, stanco del viaggio e provato dalle fatiche, mormora contro Dio e contro Mosè:
“Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto?”
• La Ribellione e i Serpenti
L’ostilità degli Israeliti attira su di loro dei “serpenti brucianti” che, mordendoli, causano morte e terrore. È l’immagine di un popolo che si allontana dalla fede e si trova a fronteggiare le conseguenze del proprio rifiuto.
• La Fiducia Riconquistata
Quando riconoscono il peccato, chiedono a Mosè di intercedere. Il Signore, allora, ordina di innalzare un serpente di bronzo su un’asta: chiunque venga morso, se lo guarderà con fiducia, vivrà. È un segno paradossale di guarigione: nel momento in cui tutto sembra perduto, Dio offre una via di salvezza a chi si pente e sceglie di rialzare lo sguardo.
2. Cristo, il Figlio Innalzato che Rivela il Padre (Gv 8,21-30)
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù parla ai farisei preannunciando la propria “elevazione”:
“Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono […] e molti credettero in lui.”
• La Croce come Liberazione
Gesù, il Figlio inviato dal Padre, sarà “innalzato” sulla croce, e proprio in quell’atto di estrema umiliazione si svelerà la verità della sua identità: “Io Sono”. Come il serpente di bronzo nel deserto, il Cristo crocifisso diventerà lo strumento di misericordia che libera l’umanità dal veleno del peccato.
• La Fede che Scuote le Tenebre
Nella prova, Gesù non agisce da sé, ma compie la volontà del Padre: “Non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite.” Questa comunione profonda tra Padre e Figlio rende possibile l’offerta di salvezza a chiunque apra il cuore alla fede, rompendo le catene del peccato.
3. La Misericordia che Libera: il Significato per la Nostra Vita
1. Riconoscere le Nostre Mormorazioni
Come il popolo nel deserto, anche noi attraversiamo momenti di scoraggiamento o di lamentela contro Dio. La Quaresima ci invita a riconoscere queste ribellioni interiori, per invocare la misericordia che non condanna ma libera e riconduce alla fiducia.
2. Alzare lo Sguardo verso il Crocifisso
Il serpente di bronzo innalzato e il Cristo sulla croce diventano simboli di un amore che non si ritrae di fronte alla nostra miseria. Guardare con fede alla croce significa confidare in
un Dio che ha scelto la via della donazione totale per salvarci.
3. La Fede Come Passaggio alla Vita
Gesù afferma: “Se non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati.” La fede non è adesione teorica, ma un atto di affidamento che cambia l’esistenza. Aprirci a Cristo ci permette di risorgere dal veleno del male e di sperimentare la gioia di essere amati e perdonati.
4. Azioni Concreti di Misericordia
• Accogliere il Perdono: Se nella nostra vita percepiamo il “veleno” di rancori, colpe o ferite, riconosciamolo con umiltà. C’è sempre un “Serpente di Bronzo” o, meglio, il Crocifisso a cui guardare per trovare guarigione.
• Diventare Strumento di Guarigione: Proprio come Mosè, che innalza il segno di salvezza, anche noi possiamo indicare a chi soffre la strada verso Cristo, offrendo ascolto, compagnia e gesti di solidarietà.
• Celebrare la Riconciliazione: Se ci sentiamo oppressi dai nostri peccati, accostiamoci al sacramento della Riconciliazione. Non c’è miglior modo per attingere alla misericordia che libera e fare un passo concreto verso la Pasqua.
In questo martedì della V Settimana di Quaresima, la liturgia ci mostra come la “misericordia che libera” agisca nei nostri deserti personali: dal popolo ribelle che trova guarigione nel segno di bronzo all’umanità che, guardando al Cristo “innalzato”, scopre la via per uscire dalla morte del peccato.
Preghiamo affinché, in questi giorni di preparazione alla Pasqua, la contemplazione di Gesù crocifisso renda i nostri cuori più fiduciosi e capaci di accogliere il perdono divino, per diventare anche noi strumenti di liberazione e di speranza per i fratelli.
Omelia
Fratelli e sorelle amati nel Sangue di Cristo, la Parola che oggi ci viene donata ci guida nel mistero della misericordia che libera, una misericordia che non si impone ma si offre, che non schiaccia ma rialza, che non punisce ma guarisce. Le letture ci pongono dinanzi al contrasto tra la ribellione del popolo nel deserto e la fedeltà di Dio che offre una via di salvezza, tra il rifiuto ostinato dei farisei e la rivelazione di Gesù come il Figlio innalzato che dona la vita. In questa Quaresima, siamo chiamati a riconoscere le nostre ribellioni e a volgere lo sguardo verso Cristo, unico segno di speranza e di liberazione.
Nel Libro dei Numeri, il popolo d’Israele, stanco e sfiduciato, mormora contro Dio e contro Mosè: “Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto?” È una domanda carica di sfiducia, un interrogativo che rivela come l’ingratitudine e la paura possano oscurare la memoria delle opere di Dio. La risposta del Signore è misteriosa e simbolica: invia serpenti velenosi che mordono il popolo, un’immagine che richiama il peccato come veleno dell’anima. Ma quando il popolo riconosce il proprio errore e chiede aiuto, Dio non li abbandona. Ordina a Mosè di innalzare un serpente di bronzo su un’asta: chiunque lo guarderà con fede, sarà guarito. Questo gesto anticipa il grande mistero della Croce: il male, il peccato, non viene semplicemente cancellato, ma trasformato in strumento di salvezza. Dio non elimina il serpente, ma chiede di fissare lo sguardo su di esso per trovare guarigione. Così, Cristo sulla croce non è annullamento della sofferenza, ma il modo in cui Dio la trasfigura in redenzione.
Nel Vangelo, Gesù parla ai farisei e annuncia la sua elevazione: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono.” È un’affermazione potente, che richiama il Nome stesso di Dio: “Io Sono”, la rivelazione divina a Mosè nel roveto ardente. Gesù si presenta come colui che, attraverso la croce, svelerà pienamente il volto del Padre. La croce non è un incidente di percorso, non è la sconfitta del Messia, ma il luogo in cui si manifesta la misericordia suprema, quella che libera l’uomo dal peccato e gli ridona la vita.
Ma i farisei non comprendono, perché restano prigionieri della loro logica terrena: “Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.” Quante volte anche noi rimaniamo bloccati nella mentalità della terra, incapaci di guardare in alto, incapaci di fidarci di Dio! Gesù ci invita a un salto di qualità nella fede: solo chi alza lo sguardo verso il Crocifisso può comprendere il senso della propria esistenza, solo chi si lascia attrarre dalla sua misericordia può essere davvero libero.
Fratelli e sorelle, il nostro cammino quaresimale è un cammino di guarigione. Come il popolo d’Israele, anche noi a volte ci lasciamo mordere dai serpenti della sfiducia, dell’egoismo, della paura. E come loro, abbiamo bisogno di fissare lo sguardo su Cristo, il Crocifisso glorioso, per trovare la forza di andare avanti. Non basta sapere che Dio ci ama, occorre fidarsi, occorre scegliere di abbandonare il nostro peccato, occorre riconoscere che senza di Lui non possiamo nulla. Quando Gesù dice “Se non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”, non ci sta minacciando, ma ci sta rivelando la verità della nostra condizione: senza di Lui siamo condannati alla morte spirituale, ma in Lui troviamo la vita eterna.
Oggi il Signore ci invita a compiere tre passi concreti: primo, riconoscere le nostre ribellioni, le nostre chiusure, tutto ciò che ci impedisce di fidarci di Lui. Secondo, alzare lo sguardo verso la croce, non solo come simbolo di sofferenza, ma come sorgente di salvezza. Terzo, accogliere la misericordia che libera, lasciandoci trasformare dal perdono e diventando strumenti di riconciliazione per chi ci sta accanto. Chiunque guarda a Cristo con cuore sincero non resta deluso: Lui non ha paura della nostra fragilità, non si scandalizza dei nostri errori, ma attende solo che ci lasciamo amare.
In questa Quaresima, chiediamo la grazia di uno sguardo rinnovato, capace di vedere in Cristo il nostro Salvatore e di accogliere la sua misericordia che libera e trasforma. E che questa misericordia non rimanga solo un dono ricevuto, ma diventi la nostra testimonianza nel mondo: perché solo chi ha fatto esperienza del perdono può diventare testimone autentico dell’amore di Dio. Amen.