Quinto Mistero Glorioso

 L’Incoronazione di Maria Vergine

 

  1. Non è dato né a lingua umana né ad angelica, dice S. Epifanio, esporre l’onore e il trionfo con cui venne Maria accolta in cielo nella sua Assunzione. Questo solo può dirsi: che non vi fu e non ve ne sarà mai maggiore dopo la gloria e il trionfo del Figlio suo. Non vi è mente creata, dice pure S. Bernardo, che sappia intendere con quanta gloria sia entrata in cielo la Vergine santa, con quanta devozione sia stata ossequiata da tutti i cori degli Angeli, con quanta piacevolezza e compiacenza sia stata accolta e abbracciata dal suo divin Figlio.

Considera dunque, anima mia, come anelavano gli Angeli, avvenuta la Redenzione, di avere in cielo in anima e corpo il Dio-Uomo e la sua Madre. E il desiderio dei celesti cittadini finalmente è compiuto.

Ma se il Signore volle che l’Arca del Testamento fosse con grande gloria introdotta nella città di David, con più nobile e glorioso trionfo ordinò che la sua Madre entrasse in cielo. Lo stesso Re del cielo, dice S. Bernardino, venne ad incontrarla con tutta la sua corte celeste. E con questo superò la gloria della stessa sua Ascensione.

Considera come sfolgorante di gioia e di splendore la invitasse dicendole: “Vieni con me dal Libano, o sposa, con me dal Libano, vieni!” (Ct 4,8). E Maria più vaga di tutte le creature unite insieme, già si leva da terra, già passa le sfere, e giunge al trono della SS. Trinità. E gli Angeli, nel vederla bella e gloriosa, domandano: – Chi è mai questa creatura che viene dal deserto della terra, luogo di spine e di triboli, sì pura e sì ricca di virtù, appoggiata al suo diletto Signore? – Chi è? – Rispondono gli Angeli che l’accompagnano: – Questa è la Madre del nostro Re, è la nostra Regina, e la benedetta fra le donne, la piena di grazia, la santa dei santi, la diletta di Dio, l’Immacolata, la colomba, la più bella di tutte le creature. Ascolta quindi il cantico di tutti i beati Spiriti che la lodano: “Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente” (Gd 15,9).

Contempla S. Bernardo che come in terra non vi fu luogo e tempio più degno di Dio, del seno verginale di Maria, così in cielo non vi è trono più eccelso del trono regale su cui venne Ella collocata dal Figlio suo. La collocò alla sua destra, e sopra tutti i cori degli Angeli, a fare come un coro a parte con la sua umanità associandola a sé qual sua Madre, quale sposa, quale Corredentrice alla Redenzione del mondo, e quale Regina dell’universo.

O Vergine gloriosa e benedetta, mi rallegro e mi compiaccio con te per la gloria grande che godi in paradiso, assisa alla destra del tuo Figlio e costituita Regina del Cielo e della terra. O cara Vergine, tutto l’universo, credendo nel tuo divin Figliuolo e alla vera Chiesa, ti riconosca qual propria Madre e Regina; si rallegri ed esulti per avere in Te presso Dio una Madre sì amorosa, e una Regina sì grande, sì amabile e sì potente.

 

  1. Considera ora, anima mia, come la SS. Trinità incorona Maria con preziosissime corone. L’Eterno Padre Le pone sul capo la corona di potestà, concedendole, dopo Gesù Cristo, il dominio sopra tutte le creature del cielo e della terra e dell’inferno, sì che gli Spiriti delle tenebre tremano al suo nome. A lei, quindi possono applicarsi le parole del Salmista: “Voi la coronaste, o Signore, e di onore e di gloria; la innalzaste sopra le opere delle vostre mani” (Cfr. Sal 8,6-7). Il Figlio le cinge le tempia con corona di sapienza, quale Regina del cielo, degli Angeli e degli uomini, riscattati dal suo sangue, il cui frutto mette tutto nelle mani di Lei: e come a Regina di clemenza, le consegna le chiavi della divina Misericordia. Lo Spirito Santo l’adorna con corona di carità, infondendole, come Madre del bell’Amore, non solo l’amore di Dio, ma l’amore infocatissimo del prossimo con un ardente zelo del bene e della loro salvezza. Eccola, dunque, divenuta l’ammirazione delle angeliche Gerarchie.

Inoltre la Vergine fu incoronata con le aureole di verginità, di martirio e di dottorato, perché ella fu Vergine delle vergini, fu martire nella passione del suo divin Figliuolo, e fu maestra di nostra religione insegnando i misteri della fede agli stessi maestri.

Finalmente questa Signora fu incoronata con la corona di dodici stelle, come è detto nell’Apocalisse: “Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi, e sul suo capo una corona di dodici stelle” (Ap 12,1). Poiché, come in Lei si adunarono le grandezze di tutti gli ordini dei Santi che sono in cielo, così fu coronata dei loro meriti raffigurati nelle dodici stelle. Risplendette in Lei sommamente la fede e la speranza dei Patriarchi, la luce e la contemplazione dei Profeti, la carità e lo zelo degli Apostoli, la fortezza dei Martiri, la pazienza e la penitenza dei confessori, la sapienza e la prudenza dei dottori, la santità e la purità dei sacerdoti, la solitudine e l’orazione degli eremiti, la povertà e l’obbedienza dei monaci, la carità e la purità delle vergini, l’umiltà e la pazienza delle vedove, con la fedeltà e concordia dei Santi coniugati. E venne da essi riconosciuta qual loro Regina.

Anima mia, chi può mai immaginare gli angelici concenti e le melodie e i cantici dei beati Comprensori in lode di Dio e della Regina di misericordia? Si asside la gran Vergine alla destra del Figlio, e par che dica a tutte le generazioni: – Il Signore ha guardato l’umiltà della sua ancella, e si è compiaciuto far risplendere in me le ricchezze della sua grazia. Venite, dunque, a me voi tutti, che nella valle delle lacrime e del dolore siete oppressi ed angustiati, io vi solleverò, perché Dio m’ha fatto causa della vostra letizia.

Sì, Madre adorata, ecco io vengo al tuo invito: io sono oppresso dal peso delle mie colpe, io giaccio avvinto dalle catene del peccato. Ma è grande la mia speranza, o Regina, che Tu mi libererai! O Madre mia assunta in cielo, regnante in anima e corpo nella beata gloria, io come tale ti credo, ti riverisco e ti amo. O Maria, manda la tua luce a illuminare le tenebre del mio spirito che giace come sepolto nel buio di un’amara notte. Fa’ penetrare i raggi infuocati del tuo santo amore, ad accendere di virtù, di zelo e di fervore questo mio tiepido cuore. Non permettere, o Madre divina, che quest’anima mia, muoia nelle tenebre. Ben meriterei per i miei peccati ogni disgrazia e castigo: la tua bontà, interponendo i propri meriti presso Gesù, allontani da me i meritati flagelli, e mi procuri i demeritati favori.

 

  1. Guarda, anima mia, come vengono a salutarla qual Regina tutti i santi del paradiso, da Adamo ed Eva ai Patriarchi Noè, Abramo, Giacobbe, ai Profeti e alle sante Vergini. “L’hanno vista le giovani e l’hanno detta beata le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi” (Ct 6,9). Vennero quindi i martiri e i confessori, i suoi parenti, Elisabetta, Zaccaria e il Battista, i suoi amati genitori, Gioacchino ed Anna, il suo castissimo sposo Giuseppe. E chi potrà esplicare il contento di tutti questi, e le parole di giubilo o di consolazione? Unisciti anche tu, anima mia, coi beati cori, e unisci la tua alla loro voce, esclamando con essi:

Ave, Regina dei cieli,

ave, Signora degli Angeli;

porta e radice di salvezza,

rechi nel mondo la luce.

Godi, Vergine gloriosa,

bella fra tutte le donne;

salve, o tutta santa,

prega per noi Cristo Signore.

Ora, se mente umana non può arrivare a capire la gloria immensa che Dio ha preparato in cielo a coloro che l’hanno amato, chi mai giungerà a comprendere, nota S. Bernardo, qual gloria abbia Egli apparecchiato alla sua diletta Madre, che in terra lo ha amato più di tutti gli uomini e di tutti gli Angeli uniti insieme?

In ultimo, piace a Maria che contempliamo in quest’ultimo mistero, non soltanto la gloria sua, ma anche quella di tutti gli Angeli e di tutti i Santi, quale gloria dei suoi sudditi, che ridonda anche in onore di Lei, e la cui contemplazione ci anima a fare quello che fecero i Santi per acquistarla.

Considera dunque, anima mia, come Maria t’invita dal cielo a contemplare in questo mistero insieme con la sua, anche la gloria dei Santi, quella gloria che pure per te è preparata, affinché ti conforti ad intraprendere e continuare con perseveranza la via della virtù; così la gran Madre ti avrà sempre con sé in quel regno beato. Volgi dunque un’occhiata al paradiso, e la vista di tanti Santi, i quali, deboli come te, tentati come te, con la grazia del Signore e per l’intercessione di Maria, arrivarono a quella beatitudine sempiterna, ti sia sprono e conforto. Risolviti dunque a tutto fare, a nulla omettere di quanto possa condurti al conseguimento di quel bene infinito, a vivere e regnare con Gesù e Maria per tutta l’eternità.

Se ti mancano le virtù, chiedile a Maria in questo giorno del suo glorioso trionfo: soprattutto domandale la perseveranza nel suo amore, che è la caparra sicura alla gloria.

Ricordati di quel che ripete Sant’Alfonso: “Chi è perseverante nella devozione a Maria, specie nel suo Rosario, conseguirà la perseveranza finale”. Poiché, come insegna S. Agostino, la perseveranza finale non è virtù che si acquista, ma è dono che si infonde per premio delle assidue preghiere. E qual maggiore efficacia delle preghiere che Maria per noi rivolge al suo Figlio?

O grande e gloriosissima Signora, prostrata ai piedi del tuo trono, l’anima mia ti venera da questa valle di lacrime. Ora che siedi già Regina del cielo e della terra, non ti dimenticare di me tuo povero servo. Quanto più sei vicina alla sorgente delle grazie, tanto più ce ne puoi provvedere. Dal cielo Tu meglio scorgi le mie miserie, e perciò mi puoi compatire. Fa’ che in terra io sia tuo servo fedele, affinché possa venire a benedirti in paradiso. In questo giorno in cui ti contemplo Regina dell’universo, io mi consacro al tuo servizio. In tanta allegrezza, consola anche me accettandomi per tuo figlio. Tu dunque sei la Madre mia, e come tale mi devi salvare. In quest’ultimo dei Sabati a Te consacrati, dammi l’amor tuo e la devozione perenne al tuo santo Rosario; e ottienimi la perseveranza finale.

Con voi ugualmente ora mi rallegro, spiriti beati e santi tutti del paradiso, per la gloria e beatitudine ineffabili che godete in Dio e con Dio. Anch’io son destinato alla stessa gloria beata, ma non vi potrò mai arrivare che con le vostre virtù. Voi, dunque, angeli, patriarchi, profeti, apostoli, martiri, confessori, vergini, anacoreti e santi tutti, pregate per me la vostra Regina, affinché con la sua mediazione io mi renda degno di essere ammesso un giorno con voi a contemplare il mio Dio e glorificarlo e benedirlo con Lei per tutti i secoli. Amen.

VIRTÙ – Perseveranza nella devozione a Maria

Da: “I quindici Sabati del Rosario” del Beato Bartolo Longo