Secondo Mistero Gaudioso
La visita di Maria a Santa Elisabetta
Secondo Mistero Gaudioso. La Visita di Maria Vergine a Santa Elisabetta.
- La grazia dello Spirito Santo non ammette lungo ritardo: vuole fedele corrispondenza, ed esige pronta risoluzione. E Maria, docile ai movimenti dello Spirito Santo, corrisponde subito a Dio.
Non appena concepisce nel suo seno il Redentore degli uomini, è pronta a soddisfare il desiderio di Lui, di beneficare il genere umano e distruggere il peccato.
Iddio voleva santificare il Precursore Giovanni, incatenato col peccato originale, manifestare la gloria e la potenza del suo Figlio fin dai primi momenti della sua Incarnazione e riempire le due avventurate madri di una nuova allegrezza e di nuove grazie. Maria, tutta piena di amor di Dio e di carità del prossimo, nonostante il cammino malagevole, le vie difficili, la sua giovinezza, la delicatezza del suo sesso, il suo presente stato di Madre del Figlio di Dio, sollecitamente lascia la sua umile dimora di Nazaret in Galilea, e intraprende il lungo e faticoso viaggio sino ai monti della Giudea.
Quante buone ispirazioni hai soffocate in te, anima mia, cui forse erano legati disegni particolari di Dio per la gloria sua, per la salvezza tua, e per il vantaggio del prossimo!…
Guarda: Elisabetta, già inoltrata negli anni, attende un figlio; ella ha bisogno di una confidente che l’aiuti e la consoli. E l’amorosa Vergine che vince in amore e in bellezza i Serafini, non è tarda a risolversi, non va lenta nel suo viaggio, ma con fretta. Le è forte stimolo la carità del prossimo. L’amore di Dio, quando regna nel cuore, non resta mai ozioso, eccita sempre l’animo al bene del prossimo senza avere rispetto alle proprie inquietudini; poiché l’amore di Dio e quello del prossimo è uno stesso amore, il quale ora si rivolge alla causa ed ora agli effetti, ora al Creatore ora alle creature.
Questa virtù sola guida ed anima Maria, e non l’amore dello svago e del piacere, non quel desiderio di vedere e di essere veduta, quella curiosità e quell’ostentazione, che sono, per non dire di più, i frequenti motivi delle visite che noi facciamo. Specchiati, anima mia, nella vera e fervorosa carità di Maria; umiliati e confessa che non hai il vero amore di Dio.
O Madre mia divina, Madre di amore, mostra anche a me codesta tua copiosa carità; abbi pietà di me infelicissima creatura, che tante volte ha ricalcitrato a Dio. Accendimi del tuo santo amore, stringimi forte con le tue catene ad amare Dio sopra tutte le cose e il prossimo come me stesso.
- Oh, quante virtù in questo viaggio di Maria! La sua profonda umiltà che non le lascia considerare l’eminenza della sua dignità, l’infinita differenza tra il Figlio ch’Ella porta e quello di Elisabetta! L’Ancella del Signore non conosce quelle riserve del ceto nobile, quelle leggi bizzarre che la vanità del mondo vuole osservare con tanto scrupolo, e che l’amor proprio ha immaginate, introdotte, ed esige con tanta severità.
Considera come Maria salutò Elisabetta. La vera carità previene gli altrui desideri senza alcun temporale interesse. Se la carità divina non ci avesse prevenuti, e non ci prevenisse tutti i giorni, avremmo noi conosciuto Iddio? penseremmo noi a Lui?…
Al saluto di Maria, a quella voce fatta organo del Verbo di Dio, segue il più grande di tutti i miracoli: Gesù, dal seno di sua Madre, santifica l’anima di Giovanni che esulta nel seno della propria madre, e riempie Elisabetta di Spirito Santo. Cristo manifestò la virtù della sua divinità prima per mezzo della propria Madre e poi per se stesso. Anche la presenza di Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento dell’Altare opera i più ammirabili effetti sui veri fedeli.
Impara, anima mia, che ciò che aspetti dal Cielo, solo per mezzo di Maria puoi ottenere. La prima grazia comunicata agli uomini dal Verbo incarnato l’ha fatta dal seno e alla voce di Maria.
O Madre di grazie, quanto è mai potente la tua voce! Falla sentire al mio cuore, o almeno falla sentire al tuo Figlio in favore mio! O Vergine Santa, come mai posso degnamente lodarti e celebrarti? Lo imparerò da Elisabetta, e ad alta voce con lei esclamerò finché avrò vita: “Benedetta Tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo” (Lc 1,42).
Come mai l’eresia ardirà biasimare gli onori che rendiamo alla Madre di Dio, onori ispirati dallo Spirito Santo, ed inseparabili da quelli che dobbiamo rendere al Figlio?
- Elisabetta continua: “A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1,43). Elisabetta conosce la grandezza del Figlio di Maria e lo chiama suo Signore… Abbiamo noi i medesimi sentimenti per Gesù Cristo, quando ci visita? La sua divina presenza e la sua grazia nel Sacramento adorabile del suo Corpo e del suo Sangue imprimono in noi i medesimi trasporti di giubilo, di fede e di umiltà?
Elisabetta poi per lume divino riconosce in Maria la Madre di Dio, e soggiunge: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45). Tutto si avvererà a suo tempo.
Fu allora che Maria, piena di luce e di grazia, di riconoscenza e di amore, con l’animo veramente umile, fedele alle grazie del suo Dio, penetrata delle sue misericordie, cantò quel cantico divino di riconoscenza e di amore, di profezia e di lode perfetta degli attributi di Dio. Ci ammaestra Ella del presente, e profetizza di sé quello che avverrà presso tutte le generazioni: “L’anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,46-48). Rimembra il bene che Dio ha fatto nel passato: “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore” (Lc 1,51).
Predice l’avvenire e la fede nella durata delle promesse al popolo di Dio per tutti i secoli sino alla fine del mondo: “… di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono… come aveva promesso ad Abramo e alla sua discendenza per sempre” (Lc 1,50.55).
Anima mia, quando il falso splendore e l’illusione delle grandezze umane ti allettano, riconosci Iddio solo grande, e tutto riferisci a sua gloria. Quando le lusinghe dei piaceri tentano sedurti, pensa che in Dio solo vi è una certezza soda, piaceri puri e durevoli. Quando il veleno della lode, o i raggiri dell’amor proprio ti affascinano, rientra nel tuo niente, e richiama al tuo cuore, ciò che non poté far Maria, la memoria umiliante dei tuoi peccati.
O Maria, da quell’istante Tu ti mostrasti vera Madre delle grazie, e da questo momento io spero, per la virtù di questo Mistero del tuo Rosario, che Tu mi dia grazia di amare assai Gesù Cristo e di salvarmi l’anima; giacché Tu sei la Dispensiera universale delle grazie, e perciò la Speranza di tutti e la Speranza mia. Ringrazio Dio che mi ha fatto intendere che principalmente per i meriti di Gesù Cristo e poi per la tua intercessione io mi devo salvare.
O Maria, prega per me, e raccomandami al tuo Figlio. Le tue preghiere non hanno ripulsa: sono preghiere di Madre presso un Figlio che tanto ti ama. E Tu meglio di me conosci le miserie e le necessità mie, né so quali grazie più mi occorrono.
Nelle tue mani mi abbandono, fido in te; Tu mi devi salvare. Amen.
VIRTÙ – Carità
Fonte: I Quindici Sabati del Rosario, Beato Bartolo Longo