Pensiero del Giorno 7 marzo

Ave Maria!

7  Marzo

L A   P R E G H I E R A  DI  S A N  G I U S E P P E

C’è una pagina bellissima del Beato Bartolo Longo, scritta nel suo magnifico libretto sul “Mese di marzo in onore di San Giuseppe”, che parla della sublime preghiera di San Giuseppe che dirige, nella casetta di Nazareth,  la preghiera della Trinità terrestre, composta da Gesù, da Maria e da Giuseppe. Ecco le ardenti parole di luce che il Beato Bartolo ha scritto per tutte le anime ben disposte alla preghiera.

«Dopo aver lavorato un’intera giornata, San Giuseppe si raccoglieva nell’umile casetta di Nazaret a pregare. Aveva accanto a sé Gesù e Maria … ed insieme recitavano le loro preghiere al Signore … Gesù presiedeva … Maria e Giuseppe rispondevano. Quanta pieta, quanta modestia, attenzione, beatitudine!  E ci fossimo trovati là anche noi, avremmo pregato bene!… Ma forse non lo possiamo tuttora?

Il più magnifico spettacolo che sia mai stato offerto allo sguardo dell’Altissimo, dice un dotto autore, fu la Trinità terrestre in orazione. Consideriamo il capo di quella Santa Famiglia. Egli si inginocchia davanti al Salvatore e alla sua santa Madre, unendo i suoi voti con i loro voti, pregando col più profondo raccoglimento, con fervore più che angelico. Insensibile a tuto ciò che accade nel mondo, offre a Dio il sacrificio delle sue labbra, ma più ancora quello del cuore. Raccogliete, o Angeli del Cielo, nei vostri turiboli di oro quell’incenso profumato per offrirlo all’Eterno Padre!

La preghiera di San Giuseppe è onnipotente, perché è unita a quella di Gesù e di Maria. Superiore a Maria per autorità di cui Dio lo aveva rivestito come suo rappresentante presso il suo Figlio, Giuseppe non ignorava che la sua santissima Sposa era superiore a lui per gli insigni privilegi che il Signore le aveva donati. Nella sua profonda umiltà egli rivolgeva le sue domande al divin Salvatore attraverso l’augusta Vergine, e Maria era contenta di offrire la sua mediazione a favore dello Sposo amato e venerato».

Così dobbiamo imparare anche noi da San Giuseppe a pregare presentando le nostre domande a Dio, al Signore Gesù, attraverso la mediazione materna della Divina Madre sua e Madre nostra. Questa è la via più santa della preghiera feconda di tutte le grazie e di tutte le benedizioni che ci occorrono per il cammino da questa terra di esilio alla Patria celeste del Paradiso.

Carissimo San Giuseppe, donaci il tuo cuore puro, la tua umiltà senza fondo, la tua mente angelica, il tuo corpo sempre casto, per pregare santamente anche noi la divina Madre e il nostro Divino Salvatore, con la tua anima di cielo.

S a n t a   T e r e s a   d’ A v i l a                                             

Questa grande Santa nelle sue azioni più importanti o nelle situazioni di pericolo era sempre pronta ad affidarsi alla preghiera potente di San Giuseppe, e non dubitava mai di essere esaudita.

Una volta, infatti, viaggiando Santa Teresa con altre suore per andare ad aprire un nuovo monastero, si dovevano attraversare luoghi molto difficili, ma il vetturino, inesperto, le stava conducendo sull’orlo di un grande precipizio.

La Santa, alla vista del precipizio nel quale stavano per precipitare, gridò subito alle suore: «Invochiamo subito San Giuseppe, per scampare alla morte». E immediatamente tutte le suore, ad una voce, gridarono tutte insieme: “San Giuseppe, pietà di noi, salvateci!”.

In quello stesso istante si sentì una voce venire dal profondo precipizio con le parole ben chiare: “Fermate, fermate!  Se fate un solo passo, siete morte”.

I cavalli vengono immediatamente fermati, mentre le suore chiedono, però, dove debbono dirigersi,  e la voce misteriosa indica a loro la via da prendere, che le allontana da ogni pericolo.

Il vetturino, però, andava investigando, del tutto stupito, chi li avesse salvati da una disgrazia tanto tragica, m non riuscì a rendersi conto di nulla. Santa Teresa, però, diceva alle suore:

«San Giuseppe ci ha proprio salvate con la sua potente preghiera e intercessione».

San  Giuseppe Benedetto  Cottolengo

A Torino, nella «Piccola Casa della Provvidenza», sono raccolti tanti sofferenti, ciechi, sordomuti, paralitici, minorati… Non ci sono fondi propri per sostenersi, ma molto spesso arrivano aiuti di carità da molte parti: cibi, medicinali e altro ancora, e mai è mancato il necessario ai ricoverati.

Nel 1917 ci fu in Italia la penuria del pane, essendo un periodo critico di guerra. Scarseggiava il pane anche tra i benestanti e tra i militari; ma nella  «Piccola Casa della Provvidenza » ogni giorno entravano i carri carichi di pane.

Veniva ovviamente da chiedersi: Da dove venivano quei carri? Chi li mandava? Nessuno, neppure i conducenti, hanno mai potuto conoscere e disvelare il nome del munifico donatore.

Nei momenti difficili, davanti ad impegni gravissimi, quando pareva che ai ricoverati dovesse mancare il necessario, si presentava alla «Piccola Casa» un signore sconosciuto, che lasciava quanto abbisognava e poi scompariva, senza lasciare tracce di sé. Nessuno ha mai saputo chi fosse questo signore.

Nessuno riusciva a scoprire il segreto nella «Piccola Casa della Provvidenza». E il segreto era questo: il Fondatore di questa opera è stato il Santo Cottolengo. Questi portava il nome di Giuseppe, e allora, sin dal principio, costituì San Giuseppe Procuratore Generale della «Piccola Casa», affinché puntualmente, con la sua potente preghiera e intercessione, provvedesse ai ricoverati, così come in terra provvedeva il necessario alla Sacra Famiglia.

S a n t a   T e r e s a   d i   C a l c u t t a

           In una circostanza, il padre Henry, cappellano, iniziò una colletta per stampare santini di san Giuseppe, allo scopo di incrementarne la devozione, e disse alla Madre che lei avrebbe dovuto dargli la prima offerta. Il gesuita non sapeva che a Madre Teresa era rimasta una solo una rupia, ma ella gliela donò, confidando pienamente nella provvidenza divina. Poi mise la statuetta del santo nella scatola dei soldi, dicendogli: «Rimani qui finché ci porti qualcosa».

Il giorno dopo la Madre andò alla scuola di Motjil e lavorò a lungo con padre Henry, il quale al termine della giornata le diede una busta che aveva ricevuta per lei da parte di una persona sconosciuta, nella quale, con grande sorpresa della religiosa, c’erano ben 100 rupie.

Da il “Mese di marzo” di P Stefano M Manelli.

Santa Giornata!