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Ave Maria!

QUARTO DOLORE

CHE CRISTO BENEDETTO PORTO’ NEL SUO CUORE: PER LA SUA INNAMORATA DISCEPOLA MARIA MADDALENA

La dolorosa esperienza di Maria Maddalena, presente alla passione del Signore, fu seconda solo a quella della Vergine Maria, perché lei amava senza riserve Gesù, diremmo noi come suo “sposo”, mancando il quale lei non si dette pace. Questa è l’esperienza delle anime consacrate, specie quelle contemplative come lo fu Camilla Battista la cui vicenda possiamo riconoscere nell’espressione dettale da Gesù: “Così vuol essere ogni anima quando mi ama e desidera affettuosamente: non si dà pace né riposa se non in me solo, suo amato Dio”. Simile a Maria Maddalena, la Beata durante la dolorosa prova della notte spirituale non si dette pace.

Allora Gesù, tacendo su tale argomento perché vedeva che lei non poteva più sopportarlo, inco­minciò a dirle:

“E che dolore pensi tu che io abbia sostenuto per la pena e l’afflizione della mia diletta discepola e benedetta figliola Maria Maddalena?

Mai potreste comprenderlo né tu né altra perso­na, perché da lei e da me hanno avuto fondamento e origine tutti i santi amori spirituali che mai furo­no e saranno. Infatti la mia perfezione, di me che sono il Maestro che ama, e l’affetto e la bontà di lei, discepola amata, non possono essere compresi se non da me. Qualche cosa ne potrebbe compren­dere chi ha fatto esperienza dell’amore santo e spi­rituale, amando e sentendosi amato; mai però in quella misura, perché non esiste un tale Maestro e neppure una tale discepola, poiché di Maddalena non ne fu ne sarà mai altra che ella sola.

Giustamente si dice che dopo la mia amatissi­ma Madre non ci fu persona che più di lei si afflig­gesse per la mia passione e morte. Se un altro si fosse afflitto più di lei, dopo la mia risurrezione io sarei apparso a lui prima che a lei; ma poiché dopo la mia benedetta Madre fu lei più afflitta e non altri, così dopo la mia dolcissima Madre fu lei la prima ad essere consolata.

Io resi capace il mio amatissimo discepolo Giovanni, nel gioioso abbandono sul mio sacratis­simo petto durante la desiderata e intima cena, di vedere chiaramente la mia risurrezione e l’immenso frutto che sarebbe scaturito agli uomini dalla mia passione e morte. Sicché, per quanto il mio amato fratello Giovanni abbia provato dolore e sofferenza per la mia passione e morte più di tutti gli altri discepoli pur sapendo quanto dicevo, non pensare che abbia superato l’innamorata Maddalena. Lei non aveva la capacità di comprendere cose alte e profonde come Giovanni, il quale non avrebbe mai impedito – se gli fosse stato possibile – la mia passione e morte per l’immenso bene che ne sarebbe provenuto.

Ma non era così per l’amata discepola Maddalena. Infatti quando mi vide spirare, parve a lei che le venissero a mancare il cielo e la terra, perché in me erano tutta la sua speranza, tutto il suo amore, pace e consolazione, giacché mi amava senza ordine e misura.

Per questo anche il suo dolore fu senza ordine e misura. E potendolo conoscere solo io, lo portai volentieri nel mio cuore e provai per lei ogni tenerezza che per santo e spirituale amore si può provare e sentire, perché mi amava svisceratamente.

E osserva, se vuoi saperlo, che gli altri discepoli dopo la mia morte ritornarono alle reti che avevano abbandonato, perché non erano ancora del tutto staccati dalle cose materiali come invece questa santa peccatrice. Lei invece non ritornò alla vita mondana e scorretta; anzi, tutta infuocata e bruciante di santo desiderio, non potendo più spe­rare di vedermi vivo, mi cercava morto, convinta che nessun’altra cosa poteva ormai piacerle o sod­disfarla se non io suo caro Maestro, vivo o morto che fossi.

Che ciò sia vero lo prova il fatto che lei, per tro­vare me morto, ritenne secondaria e pertanto lasciò la viva presenza e compagnia della mia dol­cissima Madre, che è la più desiderabile, amabile e piacevole che dopo di me si può avere.

E anche la visione e i dolci colloqui con gli angeli le sembrarono niente.

 Così vuoi essere ogni anima quando mi ama e desidera affettuosamente: non si dà pace né riposa se non in me solo, suo amato Dio.

Insomma, fu tanto il dolore di questa mia bene­detta cara discepola che, se io somma potenza non l’avessi sostenuta, sarebbe morta.

Questo suo dolore si ripercuoteva nel mio appassionato cuore, perciò fui molto afflitto ed angustiato per lei. Ma non permisi che lei venisse meno nel suo dolore, dato che di lei volevo fare ciò che poi feci, cioè apostola degli apostoli per annunziare loro la verità della mia trionfale risurrezione, come essi poi fecero a tutto il mondo.

La volevo fare e la feci specchio, esempio, modello di tutta la beatissima vita contemplativa nella solitudine di trentatré anni rimanendo ignota al mondo, durante i quali lei poté gustare e provare gli ultimi effetti dell’amore per quanto è possibile gustare, provare, sentire in questa vita terrena.

Questo è tutto quello che riguarda il dolore che provai per la mia diletta discepola”.

I Dolori Mentali di Gesù nella Sua Passione

di Santa Camilla Battista da Varano

SANTA GIORNATA!