Pensiero del giorno 7 settembre
Ave Maria!
IL VANGELO DI OGGI
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti”.
UNA RIFLESSIONE PER TE
Com’è diverso lo sguardo del Signore dal nostro! Come sono diverse le sue valutazioni dalle nostre! Ci sorprende e ci sconvolge. Egli oggi posa i suoi occhi sui discepoli, li posa su ciascuno di noi con il preciso intento di indicarci su quali valori dobbiamo posare i motivi di gaudio e di beatitudine. A noi anelanti alle ricchezze e ai beni del mondo dice: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio». Egli, nella sua divina bontà, vuole dilatare gli spazi del nostro spirito per farci comprendere che i beni del Regno non sono minimamente paragonabili a quelli della terra. Vuole convincerci che il futuro che è stato riservato dal buon Dio, sazierà completamente ogni nostro desiderio nella pienezza della vera gioia senza fine. Gesù proclama beati anche coloro che sono nell’afflizione e nel dolore, affermando semplicemente che il nostro pianto si cambierà in gioia. Rimane per noi l’assurdo e il mistero del dolore e dell’umana sofferenza fin quando non avremo il coraggio e la fortuna di salire coraggiosamente fino al Calvario e lì rimirare con tutta la nostra fede, il crocifisso, armandoci di santa pazienza per attendere fino al terzo giorno, fino al mattino della nostra pasqua: «Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli». La beatitudine del dolore raggiunge poi la sua concretezza storica nelle violenze e nelle persecuzioni, negli insulti e nell’odio, in tutte le «passioni» che i seguaci di Cristo subiranno nel corso dei secoli: è la beatitudine dei martiri, è l’eroismo della fede, è la perfetta assimilazione a Cristo crocifisso. I «guai» che seguono vogliono ancora smentire le nostre umane tendenze e metterci in guardia dalle inevitabili tentazioni. Vogliono soprattutto farci evitare il facile errore di sopravvalutare le nostre «cose», inevitabilmente fragili e legati solo al tempo. La nostra meta è il cielo e l’eternità.
UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!
Carissima amica ed amico, buongiorno. La gioia consiste nel prendere consapevolezza della presenza del Signore, nello stupore che nasce quando lo incontriamo. La vita dei poveri che Gesù ha davanti non cambia nelle cose concrete, ma assume una sfumatura inattesa, perché vive l’inattesa presenza di Dio. Anche a noi succede la stessa cosa: quando il vangelo illumina la nostra vita cambia radicalmente il nostro modo di vedere le cose, non le cose in loro stesse. Questa mattina ti invito a riflettere sulle beatitudini e a domandarti: sto recitando un copione o sto ‘vivendo’? Qual è la gioia che vado cercando? Chi sono i beati che invidio? Nella preghiera, invoca il Signore dicendo: “Liberami dalla tentazione di una beatitudine lontana da te, Signore, ed aiutami a “vivere” ogni istante quale frammento di eternità che mi è dato per edificare pienamente me stesso. Amen”.
Don Mario
BUONA GIORNATA E IL SIGNORE TI BENEDICA
Mese dell’Addolorata
La superiorità del saper cedere
Dopo aver considerato tre gravi dolori della vita, cioè la mancanza di mezzi, la perdita delle persone care, le malattie. Dobbiamo considerare un altro dolore, non meno grave, la mancanza di armonia e di pace nella propria famiglia.
Se io vi domando, avete voi pace nella vostra famiglia?, sono sicuro che forse per pudore lo direte, ma dovrete convenire che vi trovate amarezze senza fine, guai e tribolazioni.
In sessantasei anni di vita io non ho trovato ancora una famiglia che potesse dichiararsi felice.
Questa infelicità produce un altro fenomeno costante: nessuno o almeno moltissimi, non si trovano a loro agio nelle loro famiglie e desiderano di andarsene. Tutti o almeno moltissimi, si trovano bene più nelle altrui famiglie che nelle proprie, e sembra loro che le altre famiglie siano ordinate, pacifiche, affettuose e la proprio no.
In questo devo dirvelo, gli uomini sono più facili a suggestionarsi, e molte volte cadono in disordini obbrobriosi che scompaginano alle fondamenta la loro famiglia.
Ma perché le famiglie diventano un inferno? perché sono fondate su di un amore che non è amore ma corruzione dell’amore.
Le famiglie sono un inferno principalmente perché vi manca il santo Timor di Dio e il desiderio di fare la sua Santissima volontà.
Perciò guardate la famiglia di Nazareth e ispiratevi ad essa. In quella Santa Famiglia non manca i dolori, sia per la povertà nella quale viveva, sia per lo stato d’immolazione di Gesù, vittima Divina, di Maria Santissima, Corredentrice dell’umanità nel suo dolore, e di San Giuseppe, anima bellissima, totalmente immolata; eppure nessuna famiglia fu più serena di quella. Ponete nelle vostre case l’immagine del Crocifisso e di Maria Addolorata affinché il divino dolore che spira da Gesù e da Maria leniscano i vostri dolori e vi portino pace.
Saper cedere all’ altro è il primo passo per conservare la pace in famiglia.
Sac Dolindo Ruotolo