Pensiero del giorno 17 settembre

Ave Maria!

Il seminatore uscì a seminare

   Prima di tutto c’è la grazia: se il seminatore non uscisse a seminare, la terra non darebbe frutto; se Dio non parlasse all’uomo, questi rimarrebbe nell’oscurità.

Poi c’è la risposta dell’uomo al dono ricevuto: c’è chi ascolta e non accoglie; c’è chi accoglie ma spinto dal solo entusiasmo che, messo alla prova, si dissolve; c’è chi accoglie, ma non come l’unico dono veramente necessario, e la vita del mondo ha il sopravvento; c’è infine chi ascolta, accoglie, custodisce con perseveranza e porta frutto.

Io, che tipo di terra sono in questa stagione della mia vita?  Sono sempre accogliente nei riguardi della parola di Dio, o per caso mi sto indurendo, inaridendo, stancando?

Rettifichiamo le nostre intenzioni, rinverdiamo le nostre motivazioni, “rispolveriamo” le piccole grandi cose che il Signore ha fatto per noi e in noi, rinnoviamo il nostro grazie per le sue misericordie.  E invochiamo la nostra Mamma celeste, la Vergine dell’ascolto, perché stia al nostro fianco e nel nostro cuore, e ci ottenga i grandi doni della fiducia e della perseveranza.

Pace e bene

Don Marco

Mese dell’ Addolorata

di Don Giuseppe Tommaselli

Secondo dolore: LA FUGA IN EGITTO

I Magi, avvisati dall’Angelo, ritorna­rono alla propria patria, non ripassando da Erode. Questi, irato per essere stato deluso e temendo che il nato Messia un giorno gli avrebbe tolto il trono, stabili di uccidere tutti i bambini di Betlem e dei dintorni, dai due anni in giù, nella stolta speranza di coinvolgere nella strage anche Gesù.

Ma l’Angelo del Signore apparve nel sonno a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi il Bambino e la Madre sua e fug­gi in Egitto; starai lì finché io te lo dica. Infatti manca poco che Erode cerchi il Bambino per ucciderlo. – Giuseppe si alzò, prese il Bambino e la Madre sua di nottetempo e si recò in Egitto; quivi rimase sino alla morte di Erode, affinché si adempisse quanto era stato detto dal Signore per mezzo del Profe­ta: « Ho chiamato dall’Egitto il mio Figliuolo » (San Matteo, II, 13).

In questo episodio della vita di Gesù consideriamo il dolore provato dalla Ma­donna. Quale angoscia per una madre il sapere che il proprio figlio è cercato a morte, senza motivo, da un uomo forte e prepotente! Deve fuggire subito, di notte, nella stagione invernale, per recar­si in Egitto, circa 400 miglia distante! Abbracciare i disagi di un lungo viaggio, per le vie incomode ed attraverso il deser­to! Andare ad abitare, priva di mezzi, in paese sconosciuto, ignara della lingua e senza conforto dei parenti!

La Madonna non disse parola di la­mento, né contro Erode né verso la Prov­videnza, che tutto disponeva. Avrà ri­chiamato alla mente la parola, di Simeo­ne: Una spada trapasserà la tua stessa anima! –

È provvidenziale ed umano l’ambien­tarsi. Dopo parecchi anni di dimora in Egitto, la Madonna, Gesù e San Giusep­pe si erano acclimatati. Ma l’Angelo or­dinò di ritornare in Palestina. Senza ad­durre pretesti, Maria riprese il viaggio del ritorno, adorando i disegni di Dio.

Quale lezione devono apprendere i de­voti di Maria!

La vita è un intreccio di contrattempi e di disillusioni. Senza la luce della fede, potrebbe avere il sopravvento lo scorag­giamento. È necessario mirare gli avve­nimenti sociali, familiari ed individuali, con gli occhiali celesti, cioè vedere in ogni cosa il lavoro della Provvidenza, che tutto dispone per il maggior bene delle creature. I disegni di Dio non si possono scrutare, ma con l’andar del tempo, se si riflette, ci si convince della bontà di Dio nell’aver permessa quella croce, quel­l’umiliazione, quella incomprensione, nel­l’avere impedito quel passo e nell’averci posto in circostanze impreviste.

In ogni contrarietà procuriamo di non perdere la pazienza e la fiducia in Dio e in Maria Santissima. Uniformiamoci ai voleri di Dio, dicendo umilmente: Signore, sia fatta la tua volontà!

ESEMPIO Si narra nelle Cronache Francescane che due Religiosi dell’Ordine, amanti del­la Madonna, si misero in viaggio per vi­sitare un santuario. Pieni di fede, aveva­no fatto molto cammino ed infine s’inol­trarono in un fitto bosco. Speravano po­terlo presto attraversare, ma non vi riu­scirono, essendo venuta la notte. Presi da sgomento, si raccomandarono a Dio e al­la Madonna; compresero che la volon­tà divina permetteva quel contrattempo.

Ma la Vergine Santissima veglia sui suoi figliuoli tribolati e viene a soccorrerli; meritarono questo soccorso quei due Fra­ti, che si trovavano nell’imbarazzo.

I due sperduti camminando ancora, s’imbatterono in una casa; s’accorsero ch’era una nobile abitazione. Chiesero ospitalità per la notte.

I due servitori, che aprirono l’uscio, accompagnarono i Frati dalla padrona. La nobile matrona chiese: Come vi tro­vate in questo bosco? – Siamo in pelle­grinaggio ad un santuario della Madon­na; ci siamo per caso sperduti.

– Dato che è così, passerete la not­te in questo palazzo; domani, ‘ quando partirete, vi darò una lettera che potrà giovarvi. –

Il mattino seguente, ricevuta la lette­ra, i Frati ripresero il cammino. Allonta­natisi un po’ dall’abitazione, osservaro­no la letterà e si meravigliarono a non vedervi l’indirizzo; nel frattempo, guar­dando all’intorno, si accorsero che l’abi­tazione della matrona non c’era più; era

sparita ed al suo posto c’erano gli alberi. Aperta la lettera, vi trovarono un foglio, firmato dalla Madonna. Lo scritto dice­va: Colei che vi ha ospitato è la vostra Madre Celeste. Ho voluto ricompensarvi del vostro sacrificio, perché vi siete messi in viaggio per amor mio. Continuate a servirmi e ad amarmi. Vi aiuterò in vita ed in morte. –

Dopo questo fatto, si può immagina­re con quanto ardore quei due Frati ono­rassero la Madonna per tutta la vita.

Iddio permise quello smarrimento nel bosco, affinché quei due potessero pro­vare la bontà e la delicatezza della Ma­donna.

SANTA GIORNATA!