Pensiero del giorno 19 gennaio 2023
Un compito urgente: dare dottrina
Più volte il Vangelo racconta che la gente si accalcava intorno a Gesù per essere guarita. Oggi nel Vangelo della messa leggiamo che «dalla Giudea e da Gerusalemme e dall’Indumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una grande folla» seguiva Gesù. La moltitudine era così grande che il Signore chiede ai suoi discepoli di mettergli a disposizione una barca «a causa della folla perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, cosi ché quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo». Sono persone bisognose quelle che si rivolgono a Cristo. Ed egli si prende cura di loro, perché ha un cuore compassionevole e misericordioso. Durante i tre anni della sua vita pubblica guaì molti, liberò indemoniati, risuscitò morti. Non guarì però tutti i malati del mondo, nè soppresse tutti gli affanni di questa vita, perché il dolore non è un male assoluto-come lo è il peccato -, e può assumere un’incomparabile valore redentivo se viene unito alle sofferenze di Cristo.
Gesù compì miracoli che, in taluni casi concreti, allontanarono dolori e sofferenze, ma che erano soprattutto un segno e una prova della sua missione divina, della redenzione universale ed eterna. E noi cristiani continuiamo nel tempo la missione di Cristo: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Prima di ascendere al cielo Gesù ci ha lasciato il tesoro della sua dottrina, l’unica dottrina, l’unica dottrina salvifica, e la ricchezza dei Sacramenti, dai quali attingere la vita soprannaturale.
Oggi come allora le folle si trovano nel bisogno, sono come «pecore senza pastore», disorientate, senza sapere dove indirizzare la loro vita. L’umanità nonostante tutti i progressi di questi 20 secoli continua a soffrire dolori fisici e morali, ma soffre soprattutto la grave mancanza della dottrina di Cristo, custodita senza errore dal magistero della Chiesa. Le parole del Signore continuano essere Parole di vita eterna che insegnano a fuggire il peccato, a santificare la vita ordinaria, le gioie, gli sbandamenti e la malattia e aprono la via della salvezza.
Il tesoro della dottrina e nelle nostre mani perché la diffondiamo «in ogni occasione opportuna e non opportuna» quando questa si presenta da sola e quando dobbiamo crearla attraverso tutti i mezzi a nostra disposizione. E questo è il compito veramente urgente che attende i cristiani.
Per far conoscere la dottrina di Cristo è necessario averla nell’intelletto e nel cuore: che la meditiamo e l’amiamo. Tutti i cristiani ciascuno, secondo i doni che ha ricevuto- capacità intellettuali, studi, circostanze di vita- hanno il dovere di impegnarsi ad acquisirla.
A volte la formazione comincerà col conoscere bene il catechismo, quei libri fedeli ai contenuti essenziali della Rivelazione e aggiornati per quanto riguarda la metodologia, capace di educare a una Fede solida le generazioni cristiane dei tempi nuovi di cui parlava Giovanni Paolo II. La Vita di fede di un comune Cristiano comporta in varie circostanze un flusso continuo di apprendimento e trasmissione della fede. «Ho ricevuto quello che a mia volta vi ho trasmesso» diceva San Paolo ai cristiani di Corinto. La fede della Chiesa è fede viva, perché è continuamente ricevuta e trasmessa. Da Cristo agli apostoli, da questi ai loro successori, fino a oggi: risuona sempre identiche a se stessa nel magistero vivo della Chiesa.
La dottrina della fede è ricevuta e trasmessa dalla madre di famiglia, dallo studente, dall’imprenditore, dall’ impiegata, dalla commessa. Saremo buoni altoparlanti del Signore se tutti noi cristiani ci decidessimo -ciascuno nel proprio posto -ad annunciare la dottrina salvifica, come fecero i nostri fratelli nella fede. «Andate e ammaestrate…» è sempre Cristo che lo dice a tutti.
Da: Parlare con Dio, Vol III, Francisco Fernandez-Carvajal
SANTA GIORNATA!