Pensiero del giorno 23 luglio 2023
Sedicesima domenica del tempo ordinario
“Tu Signore, sei buono e facile al perdono”. (Sl 86, 5)
La Liturgia della Parola si presenta oggi come un inno alla misericordia di Dio e porta i fedeli a riflettere su questo consolante e attributo divino per nutrire la loro fiducia nel Signore e per incitarli a ricopiarlo nella propria condotta. L’argomento è introdotto dalla prima lettura (Sp 12, 13 ;16- 19). «La tua forza è principio di giustizia; il tuo dominio universale ti rende indulgente con tutti… Tu, padrone della forza, giudichi con mitezza; ci governi con molta generosità… Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve essere umano». Spesso negli uomini la forza distrugge la giustizia e soffoca l’indulgenza; ma non così in Dio la cui potenza è parimenti fonte di giustizia e di misericordia e con esse s’identifica. Così egli contempera i giusti castighi con una clemente attesa per dare agli uomini «la possibilità di pentirsi per i peccati».
Il medesimo tema è illustrato in forma concreta dalla parabola evangelica della zizzania. Chi parla non è più l’autore del libro della Sapienza, ma Gesù, la Sapienza incarnata: «Il Regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo». Di notte però il nemico vi semina della zizzania la quale presto invade il grano, e quando i servi propongono al padrone di strapparla, questi lo impedisce. «No, perché non avvenga che, raccogliendo la zizzania, sradichiate con essa anche il grano. Lasciate che crescano insieme l’una e l’altro fino alla mietitura» Un contadino non ragionerebbe così: sarchierebbe il grano per liberarlo dalle erbacce. Qui non si tratta di una lezione di agricoltura, bensì di mostrare la condotta di Dio di fronte ai buoni e ai cattivi. Nella spiegazione della parabola è detto che «il campo è il mondo», dove Gesù, il Figlio dell’uomo semina il regno dei cieli. «Il seme buono sono i figli del regno, la zizzania sono i figli del maligno; e il nemico che l’ha seminata è il diavolo». In questo mondo il regno dei cieli è in fase di evoluzione, di crescita, perciò non vi è netta separazione tra buoni e cattivi; Dio non la vuole, anzi permette che gli uni vivano accanto agli altri sia per provare i primi e consolidarli nella virtù, sia per dare tempo ai secondi di convertirsi, e anche perché non è escluso che il buon seme a un certo punto degeneri in zizzania. Come in questa vita, nessuno è definitivamente figlio del maligno, perché può sempre ritirarsi dal male, così nessuno è definitivamente figlio del regno, perché purtroppo può pervertirsi.
La parabola contiene, quindi per tutti un invito alla vigilanza, a non lasciare passare invano l’ora della grazia, a tenersi pronti per la mietitura perché «come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo». Allora tutti gli «operatori di iniquità» verranno gettati nella «fornace accesa», mentre «i giusti splenderanno come il sole nel regno del loro Padre». L’indulgenza misericordiosa di Dio si muterà un giorno in giudizio, irrevocabile per quelli che si sono ostinati nel male. Frattanto «i figli del regno» sono chiamati a imitare la Misericordia del padre Celeste, accettando pazientemente le difficoltà che derivano dalla convivenza con i nemici del bene e trattandoli con bontà fraterna nella speranza che, vinti dall’amore, mutino condotta. Si deve inoltre ricorrere alla preghiera, perché Dio argini il dilagare del male e difenda i suoi figli dal contagio; ma occorre lasciarne a lui il modo. Torna quindi a proposito la parola di San Paolo (2 Rm 8, 26- 27): «noi nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare» ma lo Spirito Santo lo sa; a lui che intercede «per i santi secondo i disegni di Dio» bisogna affidare la causa del bene.
Da:
P. Gabriele di S. M Maddalena, Intimità Divina, Carmelitane Scalze, Roma, pag 963-964
SANTA DOMENICA!