Il Santo Rosario in S. Luigi Maria Grignion da Montfort – Parte 1

Se, pur convinti in teoria dell’eccellenza del santo Rosario, non lo recitiamo noi per primi, gli altri daranno ben poca importanza a quanto consiglieremo perché nessuno può dare ciò che non ha. Gesù fece ed insegnò (At 1 1): imitiamo Cristo Gesù che prima fece e poi insegnò.

Prima Parte

San Luigi non solo ha scritto il meraviglioso e conosciutissimo “Trattato della Vera devozione a Maria” che ha formato schiere di santi, ma è anche l’autore del preziosissimo libro “Il Segreto ammirabile del santo Rosario”, un vero gioiello di spiritualità sul Santo Rosario.

Cerchiamo brevemente di analizzare i punti salienti di questo capolavoro del santo per portaci ad amare, recitare e propagare il Santo Rosario. Il titolo della opera “IL SEGRETO AMMIRABILE DEL SANTO ROSARIO PER CONVERTIRSI E SALVARSI”, è già tutto un programma, assomiglia nel titolo all’altro “Segreto” da lui scritto, il Segreto di Maria, chi lo trova si salva; anche qui ritorna il concetto che chi trova Maria trova davvero un segreto tesoro di salvezza e perfezione come il tesoro nascosto nel campo di cui parla Gesù. Maria è proprio quel tesoro nascosto a cui non a tutti è dato di trovare, altro concetto che ritorna negli scritti del Santo. Orbene chi prega il Santo Rosario sicuramente si converte e si salva come anche già S. Alfonso scrisse “chi prega si salva e chi non prega di danna”.

Il libro inizia con un introduzione generale in cui il Santo presenta il rosario ai sacerdoti incoraggiandoli a intraprendere questa pratica :

[1] Ministri dell’Altissimo, predicatori della verità, araldi del Vangelo, permettete che vi presenti la rosa bianca di questo piccolo libro per mettervi nel cuore e sulle labbra le verità in esso esposte con semplicità e senza pretese. Nel cuore, affinché voi stessi intraprendiate la pia pratica del Rosario e ne gustiate i frutti. Sulle labbra, perché comunichiate agli altri la sua eccellenza e con tale mezzo li possiate convertire. Guardatevi, ve ne prego, dal considerare questa santa pratica piccola e di poca importanza, come sogliono fare gli ignoranti e molti dotti orgogliosi; essa è veramente grande, sublime, divina. Il cielo stesso ce l’ha data, e l’ha data proprio per convertire i peccatori più induriti e gli eretici più ostinati. Dio le ha annesso la grazia in questa vita e la gloria nell’altra. I santi l’hanno messa in atto ed i sommi Pontefici l’hanno autorizzata. Felice il sacerdote e direttore d’anime al quale lo Spirito Santo ha rivelato questo segreto che la maggior parte degli uomini non conosce o conosce molto superficialmente! Se egli ne avrà una concreta conoscenza lo reciterà ogni giorno e lo farà recitare agli altri. Dio e la sua santa Madre gli verseranno nell’anima grazie in abbondanza per far di lui strumento della loro gloria; con la sua parola, sia pure disadorna, otterrà più frutto in un mese che gli altri predicando in parecchi anni. Non contentiamoci dunque di consigliarlo agli altri; dobbiamo recitarlo noi stessi. Se, pur convinti in teoria dell’eccellenza del santo Rosario, non lo recitiamo noi per primi, gli altri daranno ben poca importanza a quanto consiglieremo perché nessuno può dare ciò che non ha. Gesù fece ed insegnò (At 1 1): imitiamo Cristo Gesù che prima fece e poi insegnò.

Il Rosario è quindi una pratica “grande, sublime e divina”.

Dopo aver incoraggiato e illuminato i Sacerdoti ad abbracciare questa pia pratica passa ai peccatori, poi alle anime pie, e ai bambini; quindi nessuno è escluso dalla recita del rosario è una pratica che può essere abbracciata da tutti.

Il libro è suddiviso in 5 decine in cui descrive l’eccellenza del Rosario e la sua pratica.

PRIMA DECINA 

L’ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO NELL’ORIGINE E NEL NOME

SECONDA DECINA

ECCELLENZA DEL ROSARIO NELLE PREGHIERE CHE LO COMPONGONO

TERZA DECINA 

L’ECCELLENZA DEL SANTO ROSARIO NELLA MEDITAZIONE DELLA VITA E DELLA, PASSIONE DI N.S. GESÙ CRISTO

QUARTA DECINA 

L’ECCELLENZA DEL ROSARIO NELLE MERAVIGLIE DA DIO OPERATE IN SUO FAVORE

QUINTA DECINA 

MODO DI RECITARE IL ROSARIO

Nella prima decina il Santo parla dell’eccellenza del santo Rosario e ne sintetizza l’origine e il nome. Al Numero 9 scrive:

“Il Rosario contiene due elementi: l’orazione mentale e l’orazione vocale. La mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre. La vocale consiste nel dire quindici decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Pater, meditando e contemplando in pari tempo le quindici principali virtù praticate da Gesù e da Maria nei quindici misteri del santo Rosario. Nella prima parte di cinque decine, si onorano e si considerano i cinque misteri gaudiosi; nella seconda i cinque misteri dolorosi; nella terza i cinque misteri gloriosi. In questo modo il Rosario risulta composto da preghiere vocali e da meditazione per onorare e imitare i misteri e le virtù della vita, della passione e morte e della gloria di Gesù Cristo e di Maria”.

Il rosario è composto essenzialmente dal Pater e dall’ Ave Maria. È una delle principali pratiche di devozione in uso presso i fedeli dal tempo degli apostoli sebbene diversa dalla struttura attuale:

[10] Il santo Rosario, essendo sostanzialmente composto della preghiera di Cristo Gesù e della salutazione angelica – il Pater e l’Ave -e della meditazione dei misteri di Gesù e di Maria, è senza dubbio la prima e la principale devozione in uso presso i fedeli, dal tempo degli Apostoli e dei primi discepoli, dì secolo in secolo giunta fino a noi.

[11] Tuttavia, nella forma e nel metodo in cui è recitato attualmente, fu ispirato alla Chiesa e suggerito dalla Vergine a san Domenico per convertire gli Albigesi e i peccatori, soltanto nel 1214, nel modo che sto per dire, così come lo riferisce il beato Alano della Rupe nel suo celebre libro De Dignitate psalterii. San Domenico, constatando che i peccati degli uomini erano di ostacolo alla conversione degli Albigesi, si ritirò in una foresta presso Tolosa e vi restò tre giorni e tre notti in continua preghiera e penitenza. E tali furono i suoi gemiti e i suoi pianti, le sue penitenze a colpi di disciplina per placare la collera di Dio che cadde svenuto. La Vergine santa, allora gli apparve accompagnata da tre principesse del cielo e gli disse: “Sai tu, caro Domenico, di quale arma si servì la SS. Trinità per riformare il mondo?” – “Signora mia – le rispose – voi lo sapete meglio di me: dopo il figliolo vostro Gesù voi foste lo strumento principale della nostra salvezza”. Ella soggiunse: “Sappi che l’arma più efficace è stato il Salterio angelico, che è il fondamento della Nuova Alleanza; perciò se tu vuoi conquistare a Dio quei cuori induriti, predica il mio salterio”. Il Santo si ritrovò consolato e ardente di zelo per la salvezza di quelle popolazioni, andò nella cattedrale di Tolosa. Immediatamente le campane, mosse dagli angeli, suonarono a distesa per radunare gli abitanti. All’inizio della sua predica si scatenò un furioso temporale; il suolo sussultò, il sole si oscurò, tuoni e lampi continui fecero impallidire e tremare tutto l’uditorio. Il loro spavento crebbe quando videro una effige della Vergine, esposta in luogo ben visibile, alzare per tre volte le braccia al cielo e chiedere la vendetta di Dio su di loro qualora non si convertissero e non ricorressero alla protezione della santa Madre di Dio. Questo prodigio del cielo infuse la più alta stima per la nuova devozione del Rosario e ne estese la conoscenza. Il temporale finalmente cessò per le preghiere di san Domenico, che proseguì il discorso spiegando l’eccellenza del santo Rosario con tanto fervore ed efficacia da indurre quasi tutti gli abitanti di Tolosa ad abbracciarne la pratica e a rinunciare ai propri errori. In breve tempo si notò nella città un grande cambiamento di costumi e di vita. San Domenico, ispirato dallo Spirito Santo, istruito dalla Vergine e dalla sua personale esperienza, fin che visse predicò il Rosario con l’esempio e con la parola, nelle città e nelle campagne, ai grandi e ai piccoli, ai sapienti ed agli ignoranti ai cattolici ed agli eretici. Il santo Rosario, ch’egli recitava ogni giorno, era la sua preparazione alla predica e il suo appuntamento dopo la predicazione. Sappiamo che Dio volle rinnovare il mondo con l’Incarnazione di Cristo, Egli è venuto a fare nuove tutte le cose, or dunque Cristo è venuto nel mondo da Maria, è Lei l’aurora della salvezza e della redenzione per la rinnovazione dell’intera umanità: “La Vergine apparendo a San Domenico le disse: sappi che quando Dio volle rinnovare il mondo mandò prima la pioggia, cioè la salutations Angelica, in tal modo il mondo fu riformato (N 16).

Il Santo descrive l’origine del Rosario nel suo nome:

[22] Da quando san Domenico istituì questa devozione e sino al 1460, anno in cui il beato Alano della Rupe la rinnovò per ordine del cielo essa è detta Salterio di Gesù e di Maria, sia perché contiene tante salutazioni angeliche quanti salmi ha il salterio di Davide, sia perché i semplici e gli ignoranti che non possono recitare il Salterio di Davide, ricavano dalla recita del Rosario lo stesso frutto che si ottiene con la recita dei salmi. Anzi un frutto più abbondante:

  1. perché il salterio angelico produsse un frutto più nobile, cioè il Verbo Incarnato, mentre il salterio davidico lo annunziò solamente;
  2. come la realtà supera la figura e il corpo l’ombra, così il salterio della Vergine supera quello di Davide che ne fu solo l’ombra e la figura.
  3. perché fu la SS. Trinità stessa a comporre il salterio della Vergine ossia il Rosario composto dal Pater e dall’Ave.

Infatti alle prime origini della Chiesa i fedeli più istruiti celebravano le lodi divine con la triplice cinquantina dei salmi di David. Tra i semplici, che trovavano parecchie difficoltà nel servizio divino, nacque una santa emulazione… Essi pensarono, e giustamente, che nel celeste elogio (del Rosario) sono inclusi tutti i misteri divini dei salmi; soprattutto perché i salmi cantavano Colui che doveva venire mentre questa formula di preghiera si rivolge a Lui già venuto. [24] Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è voce di Dio, la chiamò “Rosario”, cioè corona di rose; e ciò per significare che ogni qual volta si recita devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153 rose bianche e di 16 rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore. La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore, le si fa dono di altrettante gradite rose; e di tante corone di rose quanti sono i Rosari recitati.

Infine il Santo afferma l’importanza che la Vergine ha dato a questa devozione e quanto lo ami e stimi più delle altre pratiche:

[26] Non è possibile dire quanto la Vergine santa stimi il Rosario più di tutte le devozioni, quanto sia magnanima nel ricompensare chi lo predica, lo stabilisce e lo recita e, al contrario, quanto sia terribile contro chi lo avversa.

San Bonaventura disse, con ragione, che chi trascura la devozione alla Madonna morirà nel peccato e si dannerà (S. BONAVENTURA, Psalterium, lect. 4). Quali castighi non devono attendersi, allora, coloro che distolgono gli altri dall’esserle devoti!.

ECCELLENZA DEL ROSARIO NELLE PREGHIERE CHE LO COMPONGONO

ROSA UNDECIMA

Nella seconda decina, San Luigi da Montfort ci illustra in modo meraviglioso, l’eccellenza del Santo Rosario nelle preghiere che lo compongono.

Al n. 34, ci esorta ad iniziare la preghiera, professando la nostra fede con la recita del Credo sul crocifisso della corona, illuminandoci sul perché:

“Il Credo o Simbolo degli Apostoli, recitato sul Crocifisso della corona, essendo il compendio delle verità cristiane, è preghiera molto meritoria perché la fede è base, fondamento e principio di tutte le virtù cristiane, di tutte le verità eterne e di tutte le preghiere gradite a Dio. Chi s’accosta a Dio deve credere (Eb 11,6): chi si accosta a Dio con la preghiera deve incominciare con un atto di fede; più avrà fede e più la sua preghiera sarà efficace e meritoria per lui e gloriosa per Dio.”

Il Santo non vuole dilungarsi nella spiegazione delle formule del Simbolo Apostolico, si sofferma, però, sulle prime tre parole: “Credo in Dio” facendo notare che queste contengono gli atti delle tre virtù teologali: “Fede, Speranza e Carità” , che hanno una potente efficacia per la santificazione delle anime e che ci aiutano nella vittoria sul demonio.

I santi, hanno vinto le tentazioni professando la propria fede, prosegue San Luigi, soprattutto quelle contro le tre virtù, sia durante la vita che al momento della morte. “Io credo” sono anche le ultime parole che S. Pietro riuscì a tracciare col dito sulla sabbia, dopo essere stato colpito dalla sciabola di un eretico, mentre stava per spirare.

Al n.35, il Santo ci fa notare quanto sia fondamentale la fede per comprendere i misteri del santo Rosario, una fede che deve essere coraggiosa e accesa di carità:

“ La fede è l’unica chiave che ci apre la comprensione dei misteri di Gesù e di Maria espressi dal santo Rosario; perciò all’inizio occorre recitare il Credo con grande attenzione e devozione, poiché – lo ripeto – più viva e forte è la nostra fede e più il Rosario sarà valido. “

Per recitare bene il santo Rosario, è necessario, innanzitutto, essere in grazia di Dio, oppure avere il fermo proposito di riacquistarla. La fede è l’elemento cardine per aprire il cuore alla comprensione dei misteri, una fede “robusta e costante” stimolata dall’amore.

Nel Rosario, ci spiega il Santo, non dobbiamo cercare la nostra consolazione spirituale, altrimenti, nei momenti di distrazioni, anche se involontarie, lo abbandoneremmo all’istante.

Non vi è nessuna necessità, insiste il Santo, di trovare piacere o consolazioni recitando il Rosario, oppure di lacrime o sospiri e neppure applicare una certa immaginazione. Bastano solo due elementi: la fede pura e la retta intenzione. (Inno Pange Lingua)

ROSA DODICESIMA

Nella rosa dodicesima, il Santo ci parla dell’eccellenza del Padre nostro (orazione domenicale) perché l’autore di questa stupenda preghiera, non è un uomo qualunque e neppure un a angelo, ma “è il Re degli Angeli e degli uomini, Cristo Gesù”.

Al n. 36 scrive:

“Il Pater o orazione domenicale trae tutta la sua eccellenza dall’autore che non è un qualunque uomo non è un angelo, ma è il Re degli Angeli e degli uomini, Cristo Gesù. “Era necessario – dice san Cipriano – che chi veniva come Salvatore a darci la vita della grazia, ci insegnasse anche come celeste Maestro il modo di pregare” (S. CIPRIANO, De oratione dominica, n. 1-2, PL 4, 537). La sapienza del divino Maestro appare luminosa nell’ordine, nella forza e nella chiarezza di questa divina preghiera, che è breve, ma ricca di insegnamenti, è accessibile ai semplici mentre è colma di mistero per i dotti.

Il Pater contiene tutti i nostri doveri verso Dio, gli atti di tutte le virtù e la richiesta per ogni nostro bisogno spirituale e materiale. “E’ ‘il compendio dei Vangeli”, dice Tertulliano (TERTULLIANO, Liber de Oratione “Evangelii Breviarium”, c. 1, PL 1, 1255). “Supera tutti i desideri dei santi” – dice Tommaso da Kempis (TOMMASO DA KEMPIS, Enchiridion Monachorum, e. 3) – contiene in breve tutte le soavi aspirazioni dei Salmi e dei cantici; chiede tutto ciò che è necessario a noi, loda Dio in modo eccellente ed eleva l’anima dalla terra al cielo e l’unisce strettamente a Dio.”

Al n.37, il nostro Santo ci ricorda che “Chi non prega come ha pregato e insegnato il Maestro, non è suo discepolo.” ( S. Giovanni Crisostomo, Homilia XIX in Mattb_ e.6,PG 57,275), perché Dio Padre gradisce di più di essere invocato con la preghiera che il suo stesso Figlio ci ha insegnato piuttosto , piuttosto che con preghiere scaturite dalla mente umana.

“Dobbiamo recitare l’orazione domenicale con la certezza che l’eterno Padre la esaudirà perché è la preghiera del Figlio che sempre Egli esaudisce e del quale noi siamo membra. Potrebbe, infatti, un Padre buono rifiutare una richiesta bene concepita e appoggiata sui meriti e sulla presentazione di un così degno Figlio? Sant’Agostino (S. AGOSTINO, Sermo 182 De tempore; o meglio: De Civitate Dei, L. 21, e. 27, PL 41, 748) assicura che il Pater recitato bene cancella le colpe veniali. Il giusto cade sette volte al giorno, ma con le sette domande contenute nell’Orazione domenicale egli può rialzarsi dalle sue cadute e fortificarsi contro i suoi nemici.”

Il Pater, infatti, è una preghiera breve e semplice affinché possiamo tutti recitarla spesso e con grande devozione, per questo possiamo ricevere più velocemente l’aiuto di cui abbiamo bisogno.

Al n. 38, Non dobbiamo ingannare noi stessi, ci avverte il Santo, preferendo le preghiere scritte dagli uomini per trascurare quella composta da Gesù, come se l’uomo ne sapesse più del Figlio di Dio.

Abbandonare la preghiera che Gesù ci ha insegnato per recitare quelle scritte dagli uomini, è una tentazione pericolosa.

“Non disapproviamo le preghiere composte dai Santi per eccitarci a lodare Dio, ma non possiamo ammettere che siano preferite a quella uscita dalla bocca della Sapienza incarnata, che si lasci la sorgente per mettersi in cerca di ruscelli, che si sdegni l’acqua limpida per bere quella torbida. Sì, perché insomma il Rosario, che si compone della preghiera domenicale e del saluto angelico, è quest’acqua limpida e perenne che sgorga dalla sorgente della Grazia, mentre le altre preghiere cercate qua e là nei libri, sono i rivoli che da essa scaturiscono.”

Al n.39, il Santo elogia colui che recita e medita parola per parola, la preghiera che il Signore ci ha insegnato, definendolo “felice”, perché in questa preghiera può trovare tutto ciò che desidera e di cui ha bisogno.

Ai numeri 39, 40 e 41 (quest’ultimo comprende la ROSA TREDICESIMA) il Santo analizza in modo dettagliato e profondo, la preghiera del Pater che Gesù ci ha donato per onorare il Padre Suo come si conviene. Per questo è molto importante recitarla spesso e con lo stesso spirito che nostro Signore ci ha insegnato.

Dio e Nostra Signora sanno ciò che più ci conviene e ciò di cui più abbiamo bisogno . Il Rosario costituirà un mezzo poderoso, per aiutarci a mantenere la fede, la speranza e la carità… Il Rosario o corona è la preghiera che Dio, attraverso la sua chiesa e Nostra Signora, ci ha raccomandato con maggiore insistenza, a tutti in generale, come via e porta di salvezza: “Recitate il Rosario tutti i giorni”
-Sr. Lucia di Fatima

Il segreto meraviglioso del Santo Rosario copertina