Meditazioni per il Primo Sabato

“Abbi compassione del Cuore Immacolato della tua Santissima Madre, che sta coperto di spine che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infliggono, senza che ci sia chi faccia un atto di riparazione per strapparle”

CONTEMPLAZIONE DEI MISTERI GAUDIOSI

Tratti da Appelli del Messaggio di Fatima di Sr Lucia do Santos

Avendo visto come la preghiera del santo rosario o corona è l’orazione che Dio ha più raccomandato per tutti in generale per il Magistero della Chiesa e attraverso il Messaggio che ci ha inviato per mezzo di Nostra Signora, vediamo ora i misteri della nostra redenzione che questa preghiera ci stimola a ricordare e contemplare in ogni decina.

Per la maggior parte dei cristiani che vivono in mezzo all’atmosfera corrotta del mondo, diventa quasi inutile di parlare della preghiera mentale. Si raccomanda perciò l’orazione vocale, collettiva e privata: l’orazione liturgica della santa Messa e la preghiera della corona.

Nel santo rosario o corona troviamo tutta la ricchezza delle verità di Dio, o meglio, la rivelazione di Dio agli uomini: dal mistero della Santissima Trinità, che Dio ci ha rivelato nell’Annunciazione dell’angelo san Gabriele a Maria; fino al mistero del Verbo fatto uomo, alla sua vita, passione morte, risurrezione e ascensione al Cielo, dove rimane vivo sia alla destra del Padre, sia tra noi nella sua Chiesa, nei Sacramenti, nel tabernacolo dove rimane nelle ostie consacrate, sia nei fratelli che formano con noi il suo Corpo Mistico del quale tutti siamo membra vive ed operanti.

Questa è la fede che traiamo dalla preghiera, ed è la preghiera che sostiene ed aumenta la nostra fede. Percorrendo i misteri del rosario riceviamo la luce della verità e la forza della grazia per ben accogliere l’opera redentrice compiuta da Cristo e cooperare con essa.

1° Mistero: L’Annunciazione a Maria

Nella prima decina ricordiamo l’Annunciazione dell’Angelo San Gabriele a Maria: «L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei disse: “Ti saluto, o pina di grazia, il Signore è con te”. A queste parole elle rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’Angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Com’è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,26-35).

In questo passo sacro Dio ci rivela come si realizzò l’incarnazione del Verbo Eterno; ci fa conoscere il mistero della Santissima Trinità, ossia il mistero di un solo Dio in tre Persone distinte: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarò dunque santo e chiamato Figlio di Dio.

Ci rivela la verginità e la purezza immacolata di Maria: Dio non volle come madre di suo figlio una donna qualsiasi, perché egli non poteva assumere una natura macchiata dal peccato. Perciò Dio fece Maria immacolata sin dal primo istante della sua vita, sin dal momento del suo concepimento; ed ella rimase sempre vergine, perché il figlio di Dio non poteva confondersi con nessun altro secondo la natura umana, cosa che sarebbe avvenuta se un altro fosse nato dalla stessa madre.

L’angelo disse a Maria che era piena di grazia: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te! Se Maria non fosse stata immacolata e tutta santa, l’angelo non avrebbe potuto dirle che era piena di grazia, perché avrebbe avuto la macchia del peccato.

«Il Signore è con te – le dice l’angelo -, perché Maria è tutta e soltanto di Dio e tutta solo per Dio. E pensare che Gesù ha condiviso con noi sua madre! Ci ha dato Maria come madre nell’ordine spirituale della grazia. Dono grande che Dio ci ha concesso!

E l’angelo continuò: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio». Sì, attrasse su di sé lo sguardo di Dio perché era vergine, pura, immacolata e perciò fu il primo tempio umano abitato dalla Santissima Trinità. Per i meriti del Verbo umano da cui riceviamo il perdono e la grazia, anche noi, se abbiamo la fortuna di possedere il dono della fede e di vivere senza peccato, siamo templi viventi della Trinità da adorare che dimora in noi secondo i testi sacri. Infatti Gesù ha detto: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli v darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi» (Gv 14,15-17). E san Paolo ci avverte allo stesso modo: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda» (1Cor 3, 16-18). Gesù Cristo e l’Apostolo ci dicono qui che noi siamo i templi viventi di Dio e che è necessario conservare puro il nostro tempio, perché siamo la dimora di Dio e perché la vita di Dio risieda in noi e ci trasmetta l’immortalità.

Ave Maria!

2° Mistero: La visita di Nostra Signora a Santa Elisabetta

Nella seconda decina del rosario ricordiamo la visita di Nostra Signora a sua cugina Elisabetta. Abbiamo lasciato nel primo mistero l’angelo in dialogo con Maria, il quale poi aggiunse: «Vedi: anche tua cugina Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio!”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei. In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? (…) Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”» (Lc 1,36-45).

Questo incontro di Nostra Signora con sua cugina Elisabetta ci mostra la grande fede e l’umiltà profonda di Maria. Si notano subito queste virtù dalla risposta che dà all’angelo quando questi le annuncia che è stata scelta come madre di Dio. Non si sente esaltata o elevata ad un livello superiore. Crede nelle parole dell’angelo; riconosce la sua piccolezza di fronte a Dio e si offre per servirlo in qualità di serva: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».

Ed è sempre con lo sguardo rivolto alla misericordia del Signore che Maria risponde a sua cugina: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1, 46-48).

La Vergine Maria e santa Elisabetta intonano qui il più bel canto di lode a Dio. Il fatto è che le labbra sono mosse dallo Spirito Santo. Oh, non è forse Maria il tempio santo dell’adorabile Trinità!

Ave Maria!

3° Mistero: La nascita di Gesù Cristo

Nella terza decina del rosario ricordiamo la nascita di Gesù Cristo, il Dio fatto uomo. E’ l’opera prima dell’amore! Dio che scende dal cielo sulla terra per salvare le sue povere creature.

«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51) – dirà più tardi nella Sinagoga di Cafarnao,. Sì, è venuto dal cielo, si è fatto uomo abbracciando l’umile condizione della creatura! Egli, che è Dio, eterno come il Padre, uguale al Padre in potere, sapienza e amore! Nasce come uomo, ma è eterno come Dio! Mistero che l’apostolo san Giovanni così descrive: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il verbo era Dio. (…) E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come unigenito del Padre, pieno di grazia e verità» (Gv 1,1.14).

Venne al mondo come uomo e si manifestò come luce. Luce che splende nelle tenebre: presente tra noi, oggi come allora, ma oggi ci occulta l’umanità; è presente con la sua parola e con le sue opere, con l’Eucaristia e con i Sacramenti, con la Chiesa e nella persona di ciascuno dei nostri fratelli. Egli dice: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Coloro che seguono Cristo, in Lui troveranno la luce e la vita.

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo».

«C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro:« Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo unabmoltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto del cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore che il Signore ci ha fatto conoscere”. Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro » (Lc2, 1-20).

Come San Luca racconta, i pastori videro e sentirono ciò che era stato detto loro, credettero e lodarono Dio. Allo stesso modo, noi dobbiamo ravvivare la nostra fede nella rivelazione che Dio qui ci fa, credere e dire: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano». E come Nostra Signora dobbiamo serbare tutte queste cose nel nostro cuore con fede, con speranza, con amore.

Ave Maria!

4° Mistero: La presentazione di Gesù al tempio

Nella quarta decina del rosario ricordiamo la presentazione di Gesù al tempio. San Luca ci descrive questo passo della vita di Cristo nei seguenti termini: «Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» (Lc 2, 21-23).

La circoncisione, prescritta da Dionella Legge Antica, fu sostituita dal Battesimo del quale era immagine, e che Gesù Cristo più tardi doveva istituire come sacramento per cancellare in noi la macchia del peccato originale, farci membri del suo Corpo Mistico e partecipi delle grazie della sua opera redentrice.

L’esempio della fedeltà all’osservanza della Legge di Dio che Nostra Signora qui ci dà, ci deve muovere a seguire la stessa strada della fedeltà a Dio e alla sua Chiesa.

Nel compiere questo precetto di presentare il suo primogenito al tempio perché sia offerto al Signore, Maria compie al tempo stesso la missione che Dio le ha affidato di corredentrice del genere umano. Maria conosce le Sacre Scritture e da esse comprende che suo figlio è destinato a essere vittima di espiazione per i peccati degli uomini e ostia della lode offerta a Dio.

Maria medita ciò che, al riguardo, ha profetizzato Isaia: «Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? E’ cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada: il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di tutti noi. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi forse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore» (Is 53, 1-10).

Maria sa che tutta questa profezia si compirà nella persona di suo figlio; sa che è lui l’inviato di Dio per compiere l’opera della nostra redenzione. E, lungi dal volerlo sottrarre da tante pene e amarezze, lo prende tra le sue braccia dalla purezza immacolata, lo porta al tempio con le sue mani virginali e lo depone sull’altare affinché il sacerdote lo offra all’eterno Padre come vittima espiatoria e ostia di lode.

Qui, Maria non offre solo suo figlio, ma offre se stessa con Cristo, perché il suo corpo e il suo sangue Gesù lo aveva ricevuto da Maria; così Maria si offre in Cristo e con Cristo a Dio e perciò è con Cristo corredentrice dell’umanità.

In questo mistero della presentazione di Gesù, le mani pure di Maria sono la prima patena sulla quale Dio ha posto la prima Ostia; e questa patena l’ha presa il sacerdote di turno al tempio di Gerusalemme per elevarla sull’altare e offrirla al Padre come proprietà che gli è dovuta e offerta in cui egli si compiace in maniera assoluta. Abbiamo qui un’immagine, ma più tardi sarà la vera Messa, quando il sacrificio dell’espiazione, quando il sacrificio dell’espiazione si consumerà sul Calvario: Gesù, con le sue proprie mani, si offre al Padre per gli uomini sotto le specie consacrate del pane e del vino, dicendo ai sacerdoti della Nuova Alleanza: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19), cioè offrire al Padre il mio sacrificio affinché sia rinnovato sull’altare per la salvezza del mondo. Perché «questo è il mio corpo è dato per voi. (…) Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi» (Lc 22, 19-20).

Ave Maria!

5°Mistero: La preghiera di Gesù nel tempio di Gerusalemme

Nella quinta decina del rosario ricordiamo l’andata di Gesù Cristo al tempio di Gerusalemme per prendere parte all’orazione collettiva del popolo di Dio. Così ci descrive San Luca questo passo della vita del Signore: «I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava (…) e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”» (Lc 2,41-49).

La Santa Famiglia ci da qui un grande esempio di vita cristiana.

Non li trattiene la distanza, né la mancanza di mezzi di trasporto dall’andare al tempio di Gerusalemme e unire la loro preghiera a quella che il popolo di Dio offriva al Signore. Il tempio di Gerusalemme ricorda quei luoghi di culto che oggi per noi, sono le nostre chiese, dove anche noi dobbiamo andare tutti insieme per offrire a Dio le nostre preghiere e le nostre lodi.

Nella risposta data a sua madre, Gesù Cristo ci dice che il tempio è la casa di Dio: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Così le chiese sono la casa del Padre nostro; perciò dobbiamo andarci con fede, con rispetto e con amore.

Andiamo alla casa del Padre nostro e là, uniti intorno alla stessa tavola, ci nutriamo dello stesso pane: il pane dell’Eucaristia, il pane della parola di Dio. A imitazione di Gesù Cristo dobbiamo ascoltare lì la parola di Dio che ci viene trasmessa dai suoi ministri, come allora era trasmessa dai dottori della legge al popolo di Dio.

Oggi i continuatori di questo popolo siamo noi; noi che abbiamo avuto la fortuna di ricevere il Battesimo e con esso il dono della fede e siamo stati inseriti nel Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa.

Ave Maria!