Pensiero del giorno 12 aprile

Le sette parole dell'Amore

Terza parola

Ecco tuo figlio. Ecco tua madre”

               (Giovanni 19,26-27)                     

Due bambini parlavano tra loro. “Cosa farai, quando sarai grande?”. “Non so…non vorrei diventare grande”. “Perché?”. “Se divento grande, la mamma diventa vecchia e quando uno è vecchio, poi… muore”.

Povero bimbo! E’ proprio così. Col passare dei giorni ne viene uno che è il più triste nella vita, quando si chiama “mamma!” e mamma non risponde più. Anche se una parte della sua carne e del suo sangue continuiamo a portarla in noi, quando ci portano via la mamma, ci portano via la parte migliore.

Gesù sa tutto questo. Sa che la forza più profonda, più nascosta, più necessaria  ad ogni vivente è di avere una mamma, e affinché mai nessuno possa mai dire “non ho la mamma”, -perché non l’ha conosciuta o l’ha perduta- ci dona la sua. Se durante la vita ci ha rivelato il Padre, prima di morire ci svela la Madre. Eccola, non è distante da Lui, l’Addolorata, che si sente portare via con crudele violenza il frutto del suo ventre. Vicino a lei è Giovanni, discepolo prediletto. Gesù guarda l’uno e l’altra, con occhi velati di sangue e di pianto e dice alla madre: “Donna ecco tuo figlio” e poi al discepolo: Ecco tua madre”.

 E’ l’ultima parola detta da Gesù direttamente agli uomini, parola che consacra, come ogni sua parola, ciò che Egli vuole. Un vero e proprio testamento. Come nel cenacolo ha consegnato, nel pane transustanziato, il suo Corpo come cibo agli uomini, così dalla croce consegna colei che quel Corpo Gli ha dato, come Madre agli uomini. Gesù dà ora in verità la prova suprema del suo amore: se, nella realtà del sacrificio eucaristico Egli sarà sempre con noi nella memoria e nella rinnovazione mistica della sua passione, nella sua Mamma che è per sempre anche nostra, ci farà sentire le sfumature di tenerezza più delicate e più intime del suo amore per noi.

La maternità spirituale, soprannaturale ed universale, fiorita nel seno virgineo di quella Donna nell’istante stesso della maternità divina, il giorno dell’Annunciazione, riceve ai piedi della croce la sua proclamazione solenne per cominciare da quel momento la sua missione mirabile. Se la vedessi quella Donna soltanto col Bambino Gesù in braccio, più difficilmente la sentirei madre nell’ora del dolore, più difficilmente la sentirei mia; sento che è Madre sul Calvario, dove ha fatto per me olocausto di ogni diritto materno e del suo materno amore.

Ecco tua Madre.- Non è forse questa anche la preghiera fatta da Gesù, attraverso la persona di Giovanni, a tutto il genere umano, perché abbia cura, come un buon figlio, di quella Donna che, con accettazione totale, attua l’ideale più alto di ogni maternità: scomparire affinché i figli possano vivere?

Gesù vede in un attimo tutta la storia terrena di quella Donna, che sarà sempre più viva nei secoli, perché sempre più madre. Il popolo cristiano la prenderà con sé, l’accoglierà come si accoglie la Regina che custodisce l’amore non ignaro del dolore. Sarà la Regina dei cuori. Quei piccoli bambini incompresi che sono gli uomini, proveranno, dopo aver bussato inutilmente a tante porte, che una sola è sempre aperta: la sua.

Essa dal paradiso ripeterà sempre loro: ” La donna quando partorisce prova dolori, perché è giunta la sua ora. Ma quando ha dato alla luce il bambino non si ricorda più dei suoi dolori, tanta è la gioia che prova perché è venuto al mondo un uomo”.

Ha dimenticato tutto quella Donna del cielo, anche lo strazio del Venerdì Santo – non vuole credere che gli uomini abbiano davvero voluto uccidere il suo Gesù-  e Gesù vuole che essa dal cielo sia per gli uomini soltanto l’amore forte di Dio, nelle tenerezze inconfondibili di un materno Amore.

Radioconversazione del Venerabile Padre Mariano da Torino Cappuccino (1964)

SANTA GIORNATA!