Pensiero del giorno 1 agosto

Il Perdono di Assisi o Indulgenza della Porziuncola

Il serafico Padre San Francesco, per il suo singolare amore verso la Beatissima Vergine, ebbe sempre particolare cura della chiesetta dedicata a Santa Maria degli Angeli, chiamata anche Porziuncola. Qui egli prese stabile dimora con i suoi frati, qui diede inizio con santa Chiara all’Ordine delle Clarisse, qui concluse il corso della sua mirabile vita.

Per questa Cappella il santo ottenne da papa Onorio III la storica indulgenza, che i Sommi Pontefici confermarono successivamente ed estesero a numerose altre chiese

Condizioni Per ottenere l’indulgenza:

  • Confessione sacramentale, celebrata nel periodo che include gli otto giorni precedenti e successivi alla visita della chiesa della Porziuncola, per tornare in grazia di Dio, richiede un vero distacco interiore del peccato;
  • Partecipazione alla Messa e alla Comunione eucaristica;
  • Visita alla chiesa della Porziuncola …
  • Recita del CREDO, per riaffermare la propria identità cristiana,
  • Recita del PADRE NOSTRO, per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo;

Una preghiera secondo le intenzioni del Papa, per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice. Normalmente si recita un Padre, un’Ave e un Gloria; è data tuttavia ai singoli fedeli la facoltà di recitare qualsiasi altra preghiera secondo la pietà e la devozione di ciascuno verso il romano pontefice.

Quando e dove è possibile lucrare l’Indulgenza della Porziuncola?

  • Alla Porziuncola i pellegrini possono ottenere l’Indulgenza tutti i giorni dell’anno, una volta al giorno, per sé o per un defunto;
  • Dalle ore 12 del 1 agosto alle ore 24 del 2 agosto di ogni anno la stessa facoltà è estesa a tutte le chiese parrocchiali e a tutte le chiese francescane.

 Ulteriore spiegazione riguardo l’Indulgenza in generale

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1478-9:

L’indulgenza si ottiene mediante la Chiesa che, in virtù del potere di legare e di sciogliere accordatole da Gesù Cristo, interviene a favore di un cristiano e gli dischiude il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle misericordie la remissione delle pene temporali dovute per i suoi peccati. Così la Chiesa non vuole soltanto venire in aiuto a questo cristiano, ma anche spingerlo a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità [Cfr. Paolo VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina, 8; Concilio di Trento: DS 1835].

Poiché i fedeli defunti in via di purificazione sono anch’essi membri della medesima comunione dei santi, noi possiamo aiutarli, tra l’altro, ottenendo per loro delle indulgenze, in modo tale che siano sgravati dalle pene temporali dovute per i loro peccati.

Mediante le indulgenze i fedeli possono ottenere per se stessi, e anche per le anime del Purgatorio, la remissione delle pene temporali, conseguenze dei peccati. (CCC 1498).

Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: “Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” [2Mac 12,45]. Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico [Cfr. Concilio di Lione II: DS 856], affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti: Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre [Cfr. Gb 1,5], perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche consolazione? Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad offrire per loro le nostre preghiere [San Giovanni Crisostomo, Homiliae in primam ad Corinthios, 41,5: PG 61,594-595].

Dal Codice di Diritto Canonico, cann. 992-4:

L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.

L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.

Ogni fedele può lucrare per se stesso o applicare ai defunti a modo di suffragio indulgenze sia parziali sia plenarie.

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Dal Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1472-3:

Per comprendere questa dottrina e questa pratica della Chiesa bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la “pena eterna” del peccato. D’altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena temporale” del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall’esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena [Cfr. Concilio di Trento: DS 1712-1713; 1820].

Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell’“uomo vecchio” e a rivestire “l’uomo nuovo” [Cfr. Ef 4,24].

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La distinzione tra pena temporale e colpa preserva e ci permette di tenere insieme:

  • la trascendenza di Dio e l’eccedenza della Sua misericordia;
  • l’autentica libertà dell’uomo (quindi la dignità conferitagli dal Creatore e la conseguente capacità di compiere sempre scelte libere e responsabili);
  • la storicità ed il valore temporale degli atti compiuti, con le relative conseguenze ed il dovere della riparazione;
  • la chiamata a partecipare all’Opera Redentiva di Cristo, per sé e per i fratelli.

Approfittiamo subito da oggi di questo dono!

SANTA GIORNATA!