Pensiero del Giorno 19 febbraio

Ave Maria!

“Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che riceveremo un giudizio più severo: tutti infatti pecchiamo in molte cose. Se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. Se mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e spinte da venti gagliardi, con un piccolissimo timone vengono guidate là dove vuole il pilota. Così anche la lingua: è un membro piccolo ma può vantarsi di grandi cose. Ecco: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, il mondo del male! La lingua è inserita nelle nostre membra, contagia tutto il corpo e incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geènna. Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dall’uomo, ma la lingua nessuno la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei!” Gc 3,1-10

 Ci soffermiamo a meditare questa lettera di Sn Giacomo insieme al Beato Giuseppe Allamano:

“La nostra lingua ha due uffici; quello del gusto, e quello del parlare; più nobile del primo, non comune agli animali bruti. Per essa si può fare molto bene e molto male. Possiamo parlare bene con edificazione, pregare Dio vocalmente e cantare le lodi…invece possiamo servircene per dire parole oziose e contro la carità (ira, sdegno, impazienza nel modo, mormorazione e calunnie nella sostanza), per vanità e superbia; per non dire delle bestemmie ecc. Eppure è tanto facile peccare con la lingua. Come fare a vincerci e non peccare con la lingua? Vuole il Signore che la freniamo; perciò mentre ci diede due orecchie libere, ci fornì di una lingua sola, e questa la serrò tra due steccati, i denti e le labbra, per avvertirci di parlare poco e pensare prima di parlare.

Non fare come gli sbadati che gettano fuori quasi prima di pensare…Ci vuole il freno come ai cavalli.

Bisogna: 1) Pregare, “Poni Signore una custodia alle mie labbra”. Come per ogni virtù, così specialmente per parlare bene.

2) specialmente esaminarci prima delle ricreazioni e del parlatorio come dobbiamo parlare, ed ogni mattina applicando la meditazione in quelle mancanze di lingua che ci arrivano più sovente nel giorno. (Esaminare la qualità dei nostri discorsi e del nostro parlare con gli altri)

3) Considerare le conseguenze delle parole del mormorare o del calunniare.

4) Imporci una penitenza quando cadiamo.

5) Amare il Silenzio

6) Parlare con il Signore.

Per non mancare con la lingua, sarebbe più comodo stare sempre in silenzio. Così fecero certi Santi: San Romualdo per 7 anni e San Giovanni il silenziario per 47 anni senza dire parola con alcuno. Ma non così vuole Dio nel nostro stato, e perciò sebbene abbia messo alla lingua due porte non vi pose un muro.

San Francesco di Sales spiega meglio il nostro parlare: il nostro parlare sia poco e buono, poco e dolce, poco e semplice, poco e caritatevole, poco ed amabile”.

Beato Giuseppe Allamano,  Mortificazione della lingua, Conferenza del 11/12/1910

Santa Giornata!