Pensiero del giorno 19 novembre 2023

 

AMMINISTRATORI DI DIO

Amministratori dei beni ricevuti

I. La liturgia della Chiesa in queste ultime settimane del tempo liturgico ci invita con insistenza a considerare le verità eterne; da tale meditazione la nostra anima trarrà grande giovamento: Leggiamo nella seconda lettura della Messa che l’incontro con il Signore “sarà come un ladro di notte”, inatteso. La morte, per quanto preparati ci colga, sarà sempre una sorpresa.

La vita sulla terra, come ci insegna il Signore nel Vangelo, è un tempo per amministrare l’eredità del Signore, e guadagnare così il cielo.

Un uomo “ partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegno loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo le sue capacità, e partì”. Egli conosceva bene i suoi servi e per questo non lasciò a tutti la medesima parte di eredità. Sarebbe stato ingiusto caricare tutti dello stesso peso. Distribuì i suoi beni secondo la capacità di ciascuno. A ogni modo ebbe molto anche chi aveva ricevuto un solo talento. Passato un po’ di tempo il signore ritornò dal suo viaggio e chiese il rendiconto ai suoi servi.

Quelli che avevano avuto l’opportunità di trafficare con cinque e con due talenti, poterono render il doppio: spesero bene il loro tempo dandosi da fare, nell’attesa, con i beni del loro signore. Ebbero poi, la grande felicità di vedere la felicità del padrone dell’azienda, e si meritarono la lode e un premio impensati: “ Bene, servo buono e fedele”, disse quell’uomo a ciascuno,” sei stato fedele nel poco, ti darò autorità sul molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Il significato della parabola è chiaro. I servi siamo noi ; i talenti sono i doni che Dio ha dato a ciascuno ( l’intelligenza, la capacità di amare, di rendere felici gli altri, i beni temporali; il tempo durante il quale il padrone è in viaggio  è la vita; il ritorno inatteso è la morte; la resa dei conti è il giudizio; il banchetto è il cielo. Noi non siamo servi ma, come costantemente ripete il Signore  lungo il Vangelo, amministratori di alcuni beni di cui dobbiamo rendere conto. Oggi possiamo chiederci alla presenza del Signore, se abbiamo davvero la mentalità di amministratori e non di padroni assoluti, che dispongono a loro piacimento di ciò che è nelle loro mani.

Interroghiamoci sull’uso che facciamo del nostro corpo e dei sensi; dell’anima e delle sue capacità. Servono davvero a dar gloria a Dio? Chiediamoci se impieghiamo bene i talenti ricevuti; le ricchezze materiali, la capacità di lavoro, l’amicizia. Il Signore vuole vedere bene amministrata la sua azienda. Ciò che Egli si aspetta è proporzionato a quanto abbiamo ricevuto. “ A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”.

“ Bene, , servo buono e fedele…sei stato fedele nel poco dice il Signore a chi aveva ricevuto cinque talenti.  Il “molto” ricevuto- cinque talenti- è qui considerato “ poco” da Dio. Prendere parte “ alla gioia del tuo padrone” è il vero “molto”. “ Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato  Dio per coloro che lo amano”. Vale la pena di essere fedeli qui in terra mentre attendiamo la venuta del Signore, che non tarderà, sfruttando questo breve tempo  con responsabilità. Sarà davvero una grande gioia quando ci presenteremo di fronte a Lui con le mani piene. Guarda, Signore – gli diremo – ho cercato di spendere la vita nella tuia azienda. Non ho avuto altro fine che la tua gloria.

II . “Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone”. Quando questi gli chiede il rendiconto, il servo accampa scuse e si rivolta pretestuosamente contro chi gli aveva dato tutto ciò che possedeva: “Signore, so che sei un uomo duro che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso, per paura andai a nascondere il tuo talento sottoterra: ecco qui il tuo”.

Quest’ ultimo servo” che ha ricevuto un solo talento mostra come si comporta l’ uomo quando non vive un’operosa fedeltà nei confronti di Dio. Prevale la paura, la stima di sé, l’affermazione dell’egoismo, che cerca di giustificare il proprio comportamento con la pretesa ingiusta del padrone che miete dove non ha seminato”.

Fonte: Parlare con Dio, Francisco Fernandez- Carvajal, Vol V Ed Ares, pag 531-532

SANTA DOMANICA!