Pensiero del giorno 2 aprile 2023

Le ultime sette parole di Cristo

Fulton J. Sheen

La Prima Parola

Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno

Sembra essere una realtà della psicologia umana che, quando si avvicina la morte, il cuore
dell’uomo esprima parole d’amore a coloro che gli sono più vicini e più cari: non vi è ragione
di pensare che fosse stato diverso per il Cuore dei cuori. Se egli parlò secondo una sequenza
graduale a coloro che amò maggiormente, allora possiamo aspettarci di trovare le sue prime
tre parole secondo l’ordine del suo amore e affetto. Le sue prime parole erano rivolte ai suoi
nemici: «Padre, perdonali…»; le seconde, ai peccatori: «…oggi sarai con me nel paradiso»; le terze,
ai santi: «Donna, ecco tuo figlio…». Nemici, peccatori e santi: questo è l’ordine dell’Amore
divino e della sua sollecitudine.
Gli spettatori aspettavano ansiosi la sua prima parola. I suoi carnefici aspettavano le sue
grida, come avevano fatto tutti coloro che erano stati appesi alla croce prima di lui. Seneca
racconta che coloro che venivano crocifissi maledivano il giorno della loro nascita, i loro
carnefici, le loro madri; sputavano persino su chi li guardava. Cicerone ci dice che a volte
era necessario tagliare loro la lingua, per frenare le loro terribili bestemmie. Quindi i
carnefici di Gesù si aspettavano di udire un grido, ma certo non quel tipo di grido che di
fatto udirono. Anche gli scribi e i farisei si aspettavano delle grida ed erano sicuri che Gesù,
che aveva predicato l’amore verso i propri nemici e di fare del bene a chi ci odia, avrebbe
dimenticato questo suo vangelo quando gli sarebbero stati forati le mani e i piedi. Essi
pensavano che la terribile e straziante sofferenza avrebbe disperso al vento la forza d’animo
che Gesù avrebbe potuto darsi per salvare le apparenze. Tutti, insomma, si aspettavano di
sentirlo gridare ma nessuno, ad eccezione dei tre ai piedi della croce, pensava di ascoltare
quel grido. Come quegli alberi profumati che lasciano il loro profumo sulla scure che li
abbatte, così il grande Cuore appeso all’albero dell’amore esalò dal più profondo di se stesso
non un grido, ma una preghiera. La soave, dolce, umile preghiera del perdono: «Padre,
perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Perdonare chi? Perdonare quali nemici? Il soldato nel palazzo di Caifa che lo schiaffeggiò;
Pilato, l’uomo politico che preferì condannare Dio per poter rimanere amico di Cesare;
Erode, che avvolse la Sapienza con il manto della stoltezza; i soldati che innalzarono il Re
dei re su di un albero, fra cielo e terra: perdonarli? Perdonarli, perché? Perché sanno quello
che fanno? No, perché non sanno quello che fanno. Se avessero saputo quello che stavano
facendo e tuttavia avessero persistito nel farlo, se avessero saputo quale terribile crimine
stavano commettendo condannando la Vita a morte; se avessero saputo quale perversione
della giustizia era stata quella di aver scelto Barabba al posto di Cristo; se avessero saputo
che crudeltà era quella di prendere quei piedi, che avevano camminato sulle colline eterne,
per inchiodarli su di un albero; se solo avessero saputo ciò che stavano facendo e tuttavia
avessero persistito nel farlo, incuranti del fatto di sapere che quel sangue che stavano
versando poteva redimerli, non sarebbero mai stati salvati! Perché? Perché se non fossero
stati ignari di quanto terribile fosse quell’azione che stavano commettendo, crocifiggendo
Cristo, sarebbero stati dannati eternamente! È solo grazie alla loro inconsapevolezza della
gravità del crimine che stavano commettendo che poterono rientrare nell’ambito di coloro
che udirono quel grido dalla croce. Non è la conoscenza che salva, ma l’ignoranza!

Non vi è redenzione per gli angeli caduti; quei grandi spiriti capeggiati dal «Portatore della
luce», Lucifero, dotato di un’intelligenza tale che la nostra, comparata alla sua, sembrerebbe
quella di un bambino, conoscevano così chiaramente le conseguenze di ogni loro decisione,
quanto noi sappiamo che due più due fa quattro. Il prendere una decisione era per loro una
cosa irrevocabile; non vi era nessuna possibilità di tornare indietro, per questo per gli angeli
non vi può essere redenzione. Poiché sapevano ciò che facevano furono esclusi dal numero
di coloro che ascoltarono il grido di perdono che veniva dalla croce. Non è la conoscenza
che salva, ma l’ignoranza!
Allo stesso modo, se noi sapessimo che cosa terribile sia il peccato e, malgrado ciò,
continuassimo a peccare; se sapessimo quanto amore vi è nell’incarnazione e, malgrado ciò,
continuassimo a rifiutarci di nutrirci del Pane di vita; se sapessimo quanto amore espiatorio
ci sia stato nel sacrificio sulla croce e, malgrado ciò, continuassimo a rifiutare di riempire il
calice del nostro cuore con il suo amore; se sapessimo quanta misericordia vi sia nel
sacramento della penitenza e, malgrado ciò, continuassimo a rifiutarci di piegare il
ginocchio davanti alla mano che ha il potere di sciogliere i nostri peccati sia in cielo che in
terra; se sapessimo quanta vita ci sia nell’eucaristia e, malgrado ciò, continuassimo a
rifiutare di mangiare il Pane che dà la vita eterna e rifiutassimo di bere il Vino che genera e
alimenta i vergini; se conoscessimo tutta la verità che si trova nella Chiesa, il corpo mistico
di Cristo e, malgrado ciò, le voltassimo le spalle come fece Pilato; se fossimo consapevoli di
tutte queste cose e tuttavia rimanessimo lontani da Cristo e dalla sua Chiesa, saremmo
perduti! Non è la conoscenza che ci salva, ma l’ignoranza! L’unica cosa che può giustificarci
di non essere dei santi è la nostra inconsapevolezza di quanto buono sia Dio!

Preghiera
O Gesù! Non voglio avere la sapienza del mondo; non voglio conoscere come vengono
forgiati i fiocchi di neve o dove si nascondono le tenebre o dove si trova il grembo da cui
nascono i ghiacci; non voglio sapere perché l’oro cade pesantemente in terra, mentre il fuoco
si eleva leggero al cielo; non mi interessano né la letteratura né la scienza, non m’importa
conoscere le quattro dimensioni dell’universo in cui viviamo; non voglio sapere quanti anni
luce misura l’universo, non voglio conoscere l’ampiezza della danza che compie la terra
attorno al carro solare; nemmeno la distanza delle stelle, quelle piccole, nivee candele
notturne; non intendo sapere quanto sia profondo il mare, né conoscere i segreti dei suoi
abissi. Voglio ignorare tutto questo pur di conoscere la lunghezza, l’ampiezza, l’altezza e la
profondità dell’amore del nostro Salvatore e Redentore, morto sulla croce. Voglio essere
ignorante di tutto quello che riguarda il mondo, pur di conoscere te, Gesù. Allora, per un
oltremodo strano paradosso, possederò la vera sapienza!

Fonte: Le ultime sette parole. Meditazioni per la Quaresima di Fulton J. Sheen (San Paolo Edizioni)

 

*Inizia oggi la Settimana Santa, vi propongo per questa settimana la meditazione sopra le sette parole di Gesù sulla Croce. Sono Parole da meditare e interiorizzare.

  • Impegniamoci a un maggiore silenzio e  u  atmosfera di raccoglimento per meditare meglio sulla Passione come quando siamo a lutto per un nostro caro
  • intensifichiamo la preghiera, chi può alla corona del Santo Rosario aggiunga la recita della Corona dell’ Addolorata.
  • Uniti in questi profondi misteri, buona Settimana Santa.