Pensiero del giorno 3 aprile 2023

Le ultime sette parole di Cristo

Fulton J. Sheen

La Seconda Parola

Oggi sarai con me in paradiso

Secondo una leggenda, durante la fuga in Egitto per sfuggire all’ira di Erode, Giuseppe e Maria, con il fanciullo divino, si fermarono in una sperduta locanda. La Vergine Madre chiese alla padrona della locanda dell’acqua per lavare il bambino. La donna allora le chiese di poter bagnare il proprio figlioletto, che era lebbroso, con l’acqua in cui aveva lavato Gesù. Appena il piccolo lebbroso toccò l’acqua che era stata battezzata dalla presenza divina, fu guarito. Il piccolo crebbe, ma divenne un ladro. Il suo nome era Dimas e fu crocifisso a lato del Signore.
Non sappiamo se durante l’agonia sulla croce Dimas ricordò questa storia della sua infanzia, raccontatagli probabilmente da sua madre, e se questo lo portò a guardare Gesù con favore. Forse il suo primo incontro con il Signore risaliva a quel giorno in cui il suo cuore si era riempito di pentimento nell’ascoltare la storia di un certo uomo che, venendo da Gerico, era stato assalito da malfattori. Oppure possiamo supporre che si rese conto di stare patendo a lato del Redentore quando, voltando il capo, lesse l’iscrizione che portava quel nome: «Gesù», la sua provenienza: «Nazaret», il suo crimine: «Re dei Giudei».
Comunque siano andate le cose, ora, sull’altare del suo cuore, si era accumulato sufficiente combustibile tanto da trasformarsi in una fiaccola ardente di fede non appena una scintilla cadde su di esso dalla croce di Gesù. Dimas vede una croce, ma l’adora come un trono; vede un uomo condannato a morte, ma lo invoca come un re: «Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Il Signore era stato finalmente riconosciuto per ciò che era! Fra il clamore della folla delirante e il tetro sibilo del peccato universale, in quella terribile e folle rivolta dell’uomo contro Dio, nessuna voce si era elevata in riconoscimento e lode, ad eccezione di quella di un condannato a morte. Era un grido di fede in colui che era stato abbandonato da tutti, ed era solo la testimonianza di un ladro. Se il figlio della vedova di Naim, che era stato risuscitato dai morti, avesse gridato una parola di fede nel Regno di colui che tale Regno stava apparentemente perdendo; se Pietro, che aveva visto il suo volto risplendere come il sole e le sue vesti biancheggiare come la neve sul monte della Trasfigurazione, lo avesse confessato come Signore; se il cieco di Gerico, che aveva riavuto la vista, avesse proclamato la sua divinità, non ne saremmo sorpresi. Perché se solo uno di essi avesse gridato la sua fede, forse i suoi timidi discepoli e i suoi amici si sarebbero rianimati, forse gli scribi e farisei gli avrebbero creduto! Ma in quel momento, quando la morte era ormai prossima e la sconfitta sembrava palese, l’unico, al di fuori del piccolo gruppo ai piedi della croce, che lo riconobbe come Signore del Regno e Capitano delle anime, era un ladro crocifisso alla sua destra.
Nel momento in cui fu data la testimonianza del ladro, il Signore stava vincendo la più grande battaglia che possa essere vinta e stava emanando da se stesso un’energia molto più grande di quella prodotta da una potente cascata d’acqua; stava infatti perdendo la sua vita e salvando un’anima. In questo giorno, in cui nemmeno Erode, con tutta la sua corte, era riuscito a farlo parlare, né le potenze di Gerusalemme erano riuscite a farlo scendere dalla croce, né le ingiuste accuse in tribunale erano riuscite a fargli rompere il silenzio, in cui
nemmeno la folla che lo scherniva dicendo: «Hai salvato gli altri, ora salva te stesso!» era stata capace di ottenere una risposta da quelle labbra di fuoco, ora egli rompe il silenzio volgendosi a quella vita trepidante a suo fianco, e salva un ladro: «Oggi sarai con me nel paradiso». Nessuno prima di lui aveva ricevuto una tale promessa, nemmeno Mosè o Giovanni o Maddalena, nemmeno Maria.
Era l’ultima preghiera di un ladro, e forse anche la prima. Bussò una sola volta, una sola volta cercò e chiese, ma quell’unica volta mise tutto in gioco per questo, in un’unica volta ottenne tutto. Quando i nostri spiriti si affiancano a Giovanni sull’isola di Patmos, possiamo vedere le bianche schiere delle milizie celesti seguire Cristo nella sua vittoria; quando ci affianchiamo a Luca sul Calvario, vediamo colui che fu il primo di quel corteo trionfante. Cristo, che era povero, morì ricco. Le sue mani furono inchiodate alla croce, eppure fu capace di aprire le porte del cielo e trionfare su di un’anima. Cristo fu scortato al cielo da un ladro. Possiamo veramente dire che questo ladro morì da ladro: rubò infatti il paradiso!
Dove potremmo trovare una dimostrazione più eloquente della misericordia di Dio? La pecorella perduta, il figliol prodigo, la Maddalena pentita, i ladroni perdonati! Questo è il rosario della misericordia divina. La nostra salvezza preme più a Dio che a noi stessi.
Un giorno il Signore apparve a san Girolamo e gli disse: «Girolamo, vorrei la cosa a cui tieni di più». Allora Girolamo rispose: «Signore, ti darò tutti i miei scritti». Ma il Signore rispose: «Non mi basta». «Ti darò la mia vita di sacrifici e mortificazioni», replicò, ma ancora una volta il Signore rispose: «Non mi basta, Girolamo». «Cos’altro mi rimane da darti, Signore?», si spazientì Girolamo. Allora il Signore gli disse: «Girolamo, dammi i tuoi peccati!».

Preghiera
O Gesù! La tua misericordia per il ladrone pentito mi fa ricordare quelle parole dell’Antico Testamento: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana» (Is 1,18). Dalle tue parole al buon ladrone ho capito cosa intendevi dire quando dicesti: «Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori… Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati… Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione». Ora capisco perché Pietro sia stato fatto tuo vicario sulla terra solo dopo essere caduto per tre volte: affinché la Chiesa, di cui è il capo, potesse capire cosa sono la misericordia e il perdono. Gesù, comincio a comprendere che se non avessi mai peccato, non avrei mai potuto invocarti come «Salvatore». Il ladro non è l’unico peccatore. Anch’io lo sono! Ma l’unico Salvatore sei tu.

Fonte: Le ultime sette parole. Meditazioni per la Quaresima di Fulton J. Sheen (San Paolo Edizioni)