Pensiero del giorno 24 settembre
Ave Maria!
UNITI ALLA MADRE DOLCISSIMA IN UN SOLO DOLORE
dal Numero 34 del 18 settembre 2022
di Padre Stefano M. Miotto, FI
«Ai piedi della Croce stava Maria. Il suo dolore forma un tutt’uno con quello del Figlio. È un dolore pieno di fede e di amore. La Vergine sul Calvario partecipa alla potenza salvifica del dolore di Cristo, congiungendo il suo “Fiat” , il suo “Sì”, a quello del Figlio… spiritualmente uniti alla Madonna Addolorata, rinnoviamo anche noi il nostro “sì” al Dio che ha scelto la via della Croce per salvarci».
Non si può rimanere indifferenti di fronte alle sofferenze della persona amata. Per questo motivo i santi hanno meditato spesso sulle sofferenze, oltre che di Gesù, anche della sua Santissima Madre Maria. San Gabriele dell’Addolorata assicurava che la meditazione dei dolori di Maria era il suo Paradiso in terra. Davvero, quando si ama molto una persona, si vuole condividere tutto di lei, soprattutto i dolori. Per questo motivo l’Immacolata ha molto sofferto durante tutta la sua vita di Madre, dal concepimento del Figlio, quando già pensava alle sue future sofferenze, fino alla Crocifissione, quando Ella stette intrepida accanto al Figlio suo morente, e fino alla sua Assunzione in Cielo. Ella ha sofferto perché ha amato Gesù con tutto il cuore.
Per comprendere meglio questo dolore che unì Gesù alla Madre sua, leggiamo una stupenda pagina del beato Enrico Susone. Questo mistico, che tanto ha lodato e amato Maria, non poteva rimanere indifferente ai dolori della sua amata Signora e parlò della compassione di Maria con ardore e passione.
Ecco le parole che il Beato mette sulle labbra della Madonna nella sua opera Libro della Saggezza eterna: «Sappi che tutte le sofferenze interiori di cui un cuore mai fu inondato, paragonate all’infinito martirio che ha straziato il mio Cuore di Madre, non sarebbero che una goccia d’acqua davanti all’oceano…
Con questo devi capire che più un oggetto ci è caro, più è amabile e dolce, tanto più la sua perdita o la sua morte è dolorosa per noi…
Morta a me stessa, ormai non vivevo più che in Lui [Gesù]; ma quando il mio Bell’Amore fu fatto perire, allora anch’io ho finito per morire completamente… La gioia del mio Cuore consisteva nel pensare a Lui; parlare di Lui era la mia sola distrazione; il suono della sua dolce voce suscitava armoniose melodie nella mia anima: era lo specchio del mio Cuore e la delizia di tutto il mio essere…
Perciò quando lo vidi, Lui, il mio amore, il mio tutto, sospeso davanti a me nelle angosce dell’agonia, oh, quanto crudele fu questo spettacolo, quanto spaventoso fu quel momento! Sentivo il mio Cuore spegnersi, la mia anima spirare, le mie forze tradirmi e tutti i miei sensi venir meno… Improvvisamente mi avevano privato del mio Cuore, della mia voce, mi avevano strappato tutte le forze…
E tuttavia, quando ritornai in me stessa, levai penosamente la voce e feci salire verso mio Figlio un accento straziante e parole di lamento: “Ahimè, Figlio mio! Tu, specchio divino, gioia del mio Cuore! O tesoro che per me supera tutti i tesori di questo mondo! Prendimi con te. A chi dunque vuoi lasciare la tua sventurata Madre? O Figlio mio, chi mi concederà di morire per te; di soffrire per te; di assaporare al posto tuo questa orribile morte?”.
Mentre mi abbandonavo a questi desolanti lamenti, mio Figlio mi consolava con infinita bontà e aggiunse: O donna, asciuga le tue lacrime; non piangere più, o mia bellissima Madre. Io ti lascio ma non per sempre.
Queste parole entrarono così profondamente nel mio Cuore straziato, che trapassavano tutto il mio essere come una spada affilata. E mentre mio Figlio mi consolava con tanta bontà e mi raccomandava al discepolo prediletto, che stava in piedi accanto a me e tutto pieno di dolore, anche i cuori più duri erano presi da immensa pietà verso di me. Io alzavo le mani e le mie braccia, e tale era il dolore della mia anima, che avrei voluto stringere il mio Amore crocifisso; ma anche quello era impossibile per me…».
L’amore ci spinge a essere una cosa sola con la persona amata, soprattutto nel dolore. Si vorrebbe poter soffrire al posto della persona amata e la sofferenza più grande è quella di non riuscire a realizzare questo ardente desiderio. La penitenza cristiana trova in questo la sua più alta motivazione. I santi si mortificavano per condividere la Passione di Gesù e della sua Santissima Madre. La penitenza, in altre parole, non nasce dal disprezzo del corpo e delle realtà create, ma dall’amore che tende all’unione e dall’esigenza, fortemente sentita, di purificazione. Se uno vedesse diversamente la penitenza, dimostrerebbe di non aver compreso l’essenza del Cristianesimo che è l’amore.
Gesù, Redentore del genero umano, e Maria, Addolorata e Corredentrice, erano uniti in un solo Sacrificio. Questa affermazione trova un meraviglioso riscontro nelle parole del papa Benedetto XVI, pronunciate alla preghiera dell’Angelus del 17 settembre 2006, con le quali terminiamo questa meditazione: «Ai piedi della Croce stava Maria. Il suo dolore forma un tutt’uno con quello del Figlio. È un dolore pieno di fede e di amore. La Vergine sul Calvario partecipa alla potenza salvifica del dolore di Cristo, congiungendo il suo “Fiat” , il suo “Sì”, a quello del Figlio. Cari fratelli e sorelle, spiritualmente uniti alla Madonna Addolorata, rinnoviamo anche noi il nostro “sì” al Dio che ha scelto la via della Croce per salvarci. Si tratta di un grande mistero che è ancora in atto, fino alla fine del mondo, e che chiede anche la nostra collaborazione. Ci aiuti Maria a prendere ogni giorno la nostra croce, per seguire fedelmente Gesù sulla via dell’obbedienza, del sacrificio e dell’amore».
Per comprendere meglio questo dolore che unì Gesù alla Madre sua, leggiamo una stupenda pagina del beato Enrico Susone. Questo mistico, che tanto ha lodato e amato Maria, non poteva rimanere indifferente ai dolori della sua amata Signora e parlò della compassione di Maria con ardore e passione.
Ecco le parole che il Beato mette sulle labbra della Madonna nella sua opera Libro della Saggezza eterna: «Sappi che tutte le sofferenze interiori di cui un cuore mai fu inondato, paragonate all’infinito martirio che ha straziato il mio Cuore di Madre, non sarebbero che una goccia d’acqua davanti all’oceano…
Con questo devi capire che più un oggetto ci è caro, più è amabile e dolce, tanto più la sua perdita o la sua morte è dolorosa per noi…
Morta a me stessa, ormai non vivevo più che in Lui [Gesù]; ma quando il mio Bell’Amore fu fatto perire, allora anch’io ho finito per morire completamente… La gioia del mio Cuore consisteva nel pensare a Lui; parlare di Lui era la mia sola distrazione; il suono della sua dolce voce suscitava armoniose melodie nella mia anima: era lo specchio del mio Cuore e la delizia di tutto il mio essere…
Perciò quando lo vidi, Lui, il mio amore, il mio tutto, sospeso davanti a me nelle angosce dell’agonia, oh, quanto crudele fu questo spettacolo, quanto spaventoso fu quel momento! Sentivo il mio Cuore spegnersi, la mia anima spirare, le mie forze tradirmi e tutti i miei sensi venir meno… Improvvisamente mi avevano privato del mio Cuore, della mia voce, mi avevano strappato tutte le forze…
E tuttavia, quando ritornai in me stessa, levai penosamente la voce e feci salire verso mio Figlio un accento straziante e parole di lamento: “Ahimè, Figlio mio! Tu, specchio divino, gioia del mio Cuore! O tesoro che per me supera tutti i tesori di questo mondo! Prendimi con te. A chi dunque vuoi lasciare la tua sventurata Madre? O Figlio mio, chi mi concederà di morire per te; di soffrire per te; di assaporare al posto tuo questa orribile morte?”.
Mentre mi abbandonavo a questi desolanti lamenti, mio Figlio mi consolava con infinita bontà e aggiunse: O donna, asciuga le tue lacrime; non piangere più, o mia bellissima Madre. Io ti lascio ma non per sempre.
Queste parole entrarono così profondamente nel mio Cuore straziato, che trapassavano tutto il mio essere come una spada affilata. E mentre mio Figlio mi consolava con tanta bontà e mi raccomandava al discepolo prediletto, che stava in piedi accanto a me e tutto pieno di dolore, anche i cuori più duri erano presi da immensa pietà verso di me. Io alzavo le mani e le mie braccia, e tale era il dolore della mia anima, che avrei voluto stringere il mio Amore crocifisso; ma anche quello era impossibile per me…».
L’amore ci spinge a essere una cosa sola con la persona amata, soprattutto nel dolore. Si vorrebbe poter soffrire al posto della persona amata e la sofferenza più grande è quella di non riuscire a realizzare questo ardente desiderio. La penitenza cristiana trova in questo la sua più alta motivazione. I santi si mortificavano per condividere la Passione di Gesù e della sua Santissima Madre. La penitenza, in altre parole, non nasce dal disprezzo del corpo e delle realtà create, ma dall’amore che tende all’unione e dall’esigenza, fortemente sentita, di purificazione. Se uno vedesse diversamente la penitenza, dimostrerebbe di non aver compreso l’essenza del Cristianesimo che è l’amore.
Gesù, Redentore del genero umano, e Maria, Addolorata e Corredentrice, erano uniti in un solo Sacrificio. Questa affermazione trova un meraviglioso riscontro nelle parole del papa Benedetto XVI, pronunciate alla preghiera dell’Angelus del 17 settembre 2006, con le quali terminiamo questa meditazione: «Ai piedi della Croce stava Maria. Il suo dolore forma un tutt’uno con quello del Figlio. È un dolore pieno di fede e di amore. La Vergine sul Calvario partecipa alla potenza salvifica del dolore di Cristo, congiungendo il suo “Fiat” , il suo “Sì”, a quello del Figlio. Cari fratelli e sorelle, spiritualmente uniti alla Madonna Addolorata, rinnoviamo anche noi il nostro “sì” al Dio che ha scelto la via della Croce per salvarci. Si tratta di un grande mistero che è ancora in atto, fino alla fine del mondo, e che chiede anche la nostra collaborazione. Ci aiuti Maria a prendere ogni giorno la nostra croce, per seguire fedelmente Gesù sulla via dell’obbedienza, del sacrificio e dell’amore».
SANTA GIORNATA!