Pensiero del Giorno 27 luglio

Esaminarsi, pentirsi, purificarsi

 I santi applicavano alla perfezione la direttiva dello Spirito Santo: «Ciascuno esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beva senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1 Cor11,28-29).

 Esaminarsi, pentirsi, accusarsi, chiedere perdono approfittando del sacramento della Confessione era cosa naturale per i santi. Beati loro capaci di tanto! E i frutti di santificazione erano costanti e abbondanti, perché l’anima pura che accoglie in sé Gesù, «frumento degli eletti», è come la «terra fertile[…] che produce frutto con perseveranza».

 Sant’Antonio M. Claret illustra molto bene la cosa: «Quando ci comunichiamo, tutti noi riceviamo il medesimo Signore Gesù, ma non tutti riceviamo le medesime grazie, né produce in tutti gli stessi effetti. Ciò proviene dalla nostra maggiore o minore disposizione. Per spiegare questo fatto, mi serve un paragone naturale: l’innesto. Quanto più le piante si rassomigliano, tanto meglio è per l’innesto. Così, quanta più somiglianza ci sarà tra chi si comunica e Gesù, tanto migliori saranno i frutti della Santa Comunione». Il sacramento della confessione è appunto il mezzo eccellente di restauro della somiglianza fra l’anima e Gesù.

 Quale conforto per Gesù l’essere ricevuto da un’anima rivestita del suo divin Sangue! E quale gioia per lui se si tratta di un anima verginale, perché «l’Eucaristia venne dal cielo della verginità», come dice Sant’Alberto Magno, e non trova il suo cielo che nella verginità.

 Nessuno come la Vergine può ripetere con la sposa dei Cantici ad ogni Comunione «Il mio diletto è mio e io sono tutta del mio Diletto che pascola tra i gigli e a me rivolge il suo amore»

 Per questo San Francesco di Sales raccomandava ai suoi figli spirituali: «Confessatevi…, se è possibile ogni volta che vi comunicate, pur non avendo nella coscienza alcun rimorso di peccato mortale». 

Sacrilegio: peccato orrendo

 A questo proposito, è bene ricordare l’insegnamento della Chiesa. La Comunione deve essere fatta stando in grazia di Dio. Perciò, quando si è commesso un peccato mortale, anche se si è pentiti e si ha un grande desiderio di comunicarsi, è necessario confessarsi prima della Santa Comunione, altrimenti si commette peccato di sacrilegio, per il quale, come disse Gesù a Santa Brigida, «non esiste sulla terra supplizio che basti a punirlo!». Sant’Ambrogio diceva che i sacrileghi «vengono in chiesa con pochi peccati e se ne escono con molti». E san Cirillo scriveva con più forze ancora: «Chi fa una Comunione sacrilega riceve nel suo cuore Satana e Gesù Cristo, Satana per farlo regnare, e Gesù Cristo per offrirlo in sacrificio, come vittima a Satana» Orrore! Invece, la confessione fatta prima della Comunione, soltanto per rendere più pura l’anima già in grazia, non è necessaria, ma è preziosa, perché riveste l’anima del più bel «abito nuziale» con cui assidersi alla mensa degli Angeli. Per questo le anime più delicate hanno sempre cercato con frequenza (almeno ogni settimana) l’assoluzione sacramentale anche per le colpe leggere. Infatti nessuna purità è più fulgente di quella che si ottiene confessandosi, con il bagno nel Sangue di Gesù che rende l’anima divinamente bella. «L’anima che riceve il Sangue divino diventa bella, come rivestita dell’abito più prezioso, e così risplendente che, se poteste vederla, sareste tentati di adorarla (Santa Maria Maddalena de Pazzi). 

Amore al Corpo e Sangue di Gesù, P Stefano M Manelli ,CME

SANTA GIORNATA!