Pensiero del giorno 27 marzo 2023

 

Va e d’ora in poi non peccare più

«“Donna dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va e d’ora in poi non peccare più”». Avevano condotto da Gesù una donna sorpresa in adulterio. L’avevano posta nel mezzo dice il Vangelo. L’avevano umiliata e svergognata all’estremo, senza la minima considerazione. Scribi e farisei ricordano al Signore che la legge prevede per questo peccato il severo castigo della lapidazione: «Tu che ne dici?», gli chiedono in mala fede, «per avere di che accusarlo». Gesù li sorprende tutti. Non dice nulla ma, «chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra».

La donna stava atterrita in mezzo. «E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra». Se ne andarono tutti uno per uno, cominciando dai più anziani”. Non avevano la coscienza pulita, e quel che cercavano era di tendere una trappola al Signore. Tutti se ne andarono: «Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Gesù alzatosi, le disse: “Donna dove sono? Nessuno ti ha condannata?».

Le parole di Gesù sono piene di tenerezza e di indulgenza, manifestazioni del perdono e della misericordia infinita del Signore. «Ed essa rispose: nessuno Signore”. E Gesù: «“Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”». Ci possiamo immaginare la grande gioia di quella donna, i suoi desideri di cominciare da capo, il suo profondo amore per Cristo. Nell’anima di questa donna, macchiata dal peccato e pubblicamente svergognata, è avvenuto un cambiamento così profondo che lo possiamo spiegare solo alla luce della fede. Si compiono le parole del profeta Isaia: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova […] Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa[…] per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi».

Ogni giorno, in ogni angolo del mondo, Gesù, attraverso i suoi ministri sacerdoti, continua a dire: «Io ti assolvo dai tuoi peccati …» va’ e non peccare più. E’ Cristo stesso che perdona. «La formula sacramentale, “Io ti assolvo…”, l’imposizione della mano e il segno della croce, tracciato sul penitente, manifestano che “in quel momento” il peccatore contrito è convertito entra in contatto con la potenza e la misericordia di Dio. E’ il momento nel quale, in risposta al penitente, la Trinità si fa presente per cancellare il suo peccato e restituirgli l’innocenza, e la forza salvifica della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù è comunicata al medesimo penitente […]. Dio è sempre il principale offeso dal peccato- “tibi solo peccavi”-, e solo Dio può perdonare».

Le parole che il sacerdote pronuncia non sono solamente una supplica per chiedere a Dio che perdoni i nostri peccati, né la mera certificazione che Dio si è degnato di concederci il suo perdono, ma, nello stesso istante in cui vengono pronunciate, esse causano e comunicano veramente il perdono: «”In quel momento” ogni peccato è rimesso e cancellato per il misterioso intervento del Salvatore».

Poche parole hanno portato più gioia nel mondo di queste dell’assoluzione: «Io ti assolvo dai tuoi peccati…». Sant’Agostino afferma che il prodigio che operano supera quello della stessa creazione del mondo.

E noi con quale gioia le accogliamo quando ci avviciniamo al sacramento del perdono? Con quale sentimento di gratitudine? Quante volte abbiamo ringraziato Dio per averci reso così accessibile questo Sacramento? Oggi, nella nostra orazione, possiamo manifestare la nostra gratitudine al Signore per questo grande dono.

 

Da: Francisco Fernandez Carvajal, Parlare con Dio, Vol II, Ed Ares. 

 

SANTA GIORNATA!