Pensiero del giorno 27 marzo
Ave Maria!
Il pensiero della Pasqua antica e nuova, segnata dalla riconciliazione dell’uomo con Dio, si fa sempre più presente nella liturgia quaresimale. La prima lettura presenta il popolo eletto che, dopo la lunga purificazione subita in 40 anni di peregrinazioni nel deserto, entra finalmente nella Terra promessa e vi celebra festoso la prima Pasqua. Dio ha perdonato le sue infedeltà e mantiene le antiche promesse dando a Israele una patria dove potrà innalzargli un tempio.
Ma “le vecchie cose sono passate – dice la seconda lettura -, ecco ne sono nate di nuove!”. la grande novità è la Pasqua cristiana che supplisce l’Antica, la Pasqua in cui Cristo è stato immolato per riconciliare gli uomini con Dio. Non è più il sangue di un agnello che salva gli uomini, né il rito della circoncisione o l’offerta dei prodotti della terra che le vende grati a Dio; ma è Dio stesso che si compromette personalmente per la salvezza dell’umanità dando il suo Figlio Unigenito. “È stato Dio infatti a riconciliare il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe”. Soltanto Dio poteva prendere questa iniziativa, soltanto il suo amore ispirarla, soltanto la sua misericordia attuarla. L’uomo peccatore è sostituito da Cristo innocente, l’umanità è liberata dell’enorme peso delle sue colpe e queste ricadono sulle spalle di “Colui che non conobbe peccato” e che Dio “fece peccato per noi, affinché potessimo diventare giustizia… in lui”. Ancora una volta la Quaresima invita a contemplare la Misericordia Divina rivelata nel mistero Pasquale per il quale l’uomo diviene in Cristo “una creatura nuova” libera dal peccato, riconciliata con Dio, ritornata nella casa del Padre.
Di ritorno parlano le due parabole evangeliche di cui Gesù si serve per far comprendere a gente che si crede giusta, gli scribi e i farisei, il mistero della Misericordia di Dio. Gesù, venuto a dare la vita per i peccatori, ha il diritto di adombrarsi sotto la figura del pastore che lascia il gregge per andare in cerca della pecora smarrita, “e trovatala se la mette in spalla piena di pieno di gioia”.
Ogni uomo è un cercato da Cristo, un inseguito dalla sua Grazia, dal suo amore, un redento dal suo Sangue; e ogni uomo deve lasciarsi raggiungere da lui, prendere e portare a vita migliore.
Segue la parabola del figliol prodigo che ha abbandonato la casa del padre, ha preteso la sua parte per vivere indipendente e libero ed invece ha perso nel vizio denaro e libertà riducendosi a essere schiavo delle passioni e misero custode di animali immondi. Il suo ritorno è provocato dai rimproveri della coscienza, eco della voce di Dio. È Dio il Padre che attende senza stancarsi i figli che lo hanno abbandonato e li sollecita al ritorno attraverso il pungolo delle delusioni e del rimorso. Quando poi li vede sulla via del pentimento corre loro incontro per affrettare la riconciliazione, per offrire il bacio del perdono, per fare festa. A questa festa devono partecipare anche i figli rimasti in casa, fedeli al dovere, ma forse più per abitudine che per amore e quindi incapaci di capire l’amore del Padre per i fratelli, di gioirne e condividerlo. Anch’essi perciò sono bisognosi di perdono. Tutti gli uomini, del resto, benché in misura e forme diverse, sono peccatori; beati quelli che riconoscendolo umilmente sentono il bisogno di riconciliarsi con Dio, di convertirsi sempre più al suo amore e all’amore dei fratelli.
Estratto da “Intimità divina”, P Gabriele di S.M. Maddalena, O.C.D
Santa Domenica!